I risultati della 18a Indagine Statistica Nazionale realizzata dal Centro Studi di Acimac, confermano e dettagliano quanto già noto ad operatori di settore ed analisti. Il 2009 è stato l’annus horribilis della storia industriale del comparto meccano-ceramico italiano.

Il fatturato è crollato a 1.240,8 milioni di euro, in calo di ben 33 punti percentuali rispetto ai 1.852,6 milioni di euro registrati nel 2008. In soli dodici mesi, il giro d’affari è tornato ai livelli del 1999 (1.292 milioni di euro), quando il settore subì i contraccolpi della crisi asiatica.

Praticamente analoghi i cali sul mercato domestico (-33,6% a 325,2 milioni di euro) e su quelli internazionali (-32,8% a 915,6 milioni di euro).

Resta invariata la penetrazione internazionale che genera il 73,8% del fatturato totale, confermando la leadership mondiale dei costruttori italiani.

L’Italia

Il mercato italiano si contrae per il secondo anno consecutivo, perdendo in un biennio 226,2 milioni di euro, (-41%). Il calo maggiore è stato però registrato lo scorso anno quando sono stati bruciati 164,8 milioni di euro. Il fatturato 2009 si è infatti fermato a 325,2 milioni, in calo del -33,6% sul 2008.

A determinare questi cali, ridimensionamenti pesanti nelle vendite a tutti i settori clienti, eccezion fatta per la ceramica varia, il cui volume d’affari è risultato in crescita. Si tratta però del comparto più marginale tra quelli forniti dai costruttori italiani, con appena 6,1 milioni di euro.

L’export

Nonostante il rallentamento dell’attività esportativa, il settore italiano delle macchine per ceramica si conferma anche nel 2009 campione di export e leader mondiale.

L’incidenza delle esportazioni sul fatturato totale resta infatti al 73,8%. In termini assoluti l’export ha generato nel 2009 un fatturato di 915,6 milioni di euro, in calo del 32,8% sull’anno precedente.

Il primato dei costruttori italiani di macchine per ceramica è confermato anche dalla torta dei mercati continentali, che continua ad avere fette abbastanza omogenee. Il continente europeo resta la principale area di sbocco delle tecnologie italiane con il 33,3% dell’export totale. Al secondo posto l’Asia con il 25,1%, che, però, unita all’area medio-orientale (16%), supera il vecchio continente assorbendo il 41,1% dell’export. Seguono il continente americano e africano entrambi al 12,7%.

Entrando nel dettaglio delle singole aree geografiche si nota come i mercati dell’Asia e quelli dell’Africa, praticamente identificabili con l’area del Maghreb, siano quelli che hanno risentito meno della crisi internazionale. L’area Cina, Hong Kong e Taiwan è la sola in crescita (+29,9%). Con un fatturato di 125,1 milioni di euro è la terza area di export, rappresentando il 13,7% del totale. Seguono i Paesi classificati come “Altri Asia” che includono tra gli altri India, Tailandia, Indonesia e Vietnam. Il fatturato generato in quest’area è di 104, 5 milioni di euro (-17,6%) e pari all’11,4% del totale (quinto mercato di sbocco della tecnologia italiana). Al quarto posto si conferma il continente africano con 116,2 milioni di Euro (-22,1%) e una quota del 12,7% sul totale.

L’Unione Europea, nonostante il calo del 32,2% sul 2008, resta il primo mercato di export per la tecnologia ceramica italiana con 242,1 milioni di euro (26,4% del totale), seguita dal Medio Oriente (-33,8%), seconda area esportativa con 146,3 milioni di euro (16,0% del totale).

Al sesto posto si classifica il Sud America con 81,7 milioni di Euro (-43,6%), pari al 8,9% del totale, seguito dai Paesi dell’Est Europa che hanno subito le perdite maggiori (erano il terzo mercato di export nel 2008): -66,0% totalizzando un fatturato di 63,5 milioni di euro (6,9% dell’export totale). Segue il Nord America, che ha generato un fatturato di 35 milioni di euro, pari al 3,8% del fatturato totale e in calo del 55,2% sul 2008. L’Oceania, con un fatturato di 1,1 milioni di euro, chiude il 2009 a – 61,0%.

Struttura del settore

Nel 2009 il numero delle imprese operanti nel settore è calato di 8 unità, un ridimensionamento modesto se si considerano i cali di fatturato subiti dalle aziende. Il numero totale di aziende è pertanto passato dalle 167 del 2008 alle 159 dello scorso anno. La maggiore concentrazione geografica resta in Emilia Romagna.

La maggioranza numerica delle aziende (58,5%) è rappresentata da realtà con fatturati inferiori ai 2,5 milioni di euro), mentre l’incidenza maggiore sul fatturato totale, 72,4%, è, all’opposto, delle realtà con fatturati superiori ai 10 milioni di euro.

Modesto anche il calo degli occupati, scesi a 6.229 addetti contro i 6.849 del 2008 (-620 unità). Inferiore alla media nazionale anche il ricorso a forme di ammortizzatori sociali.

L’internazionalizzazione

Nel 2009, il numero delle società estere a capitale maggioritario italiano (superiore al 51%) è sceso di 10 unità rispetto al 2008. Le 58 aziende controllate da Gruppi italiani hanno generato un fatturato complessivo di 26,8 milioni di Euro (-6,6% sul 2008).

Tipologie di macchine

L’incidenza delle singole tipologie di macchine sulla composizione del fatturato totale di settore, anche nel 2009, non ha registrato scostamenti rispetto agli anni precedenti.

Le macchine per la formatura del materiale ceramico rappresentano il 28,1% del fatturato complessivo, seguite dagli impianti di smaltatura e decorazione con il 16,1%, dalle macchine di cottura con il 12,1%, e da quelle per la preparazione delle terre, all’11,5%.

Le tecnologie per la formatura si mostrano anche quelle più resistenti alla crisi: sono, infatti, la tipologia di macchine che ha registrato i ridimensionamenti minori, -15,7% sul 2008.

Settori clienti

Immutata, la suddivisione del fatturato tra settori clienti. La quota maggiore del fatturato totale è realizzata da forniture ai produttori di piastrelle (77,4% del totale). In termini assoluti, il fatturato è stato pari a 959,9 milioni di euro, in calo del 31,8,% rispetto al 2008. In Italia, il fatturato generato da vendite ai produttori di piastrelle è stato di 255,2 milioni di euro (-33,2%), all’estero è stato pari a 704,7 milioni di euro (-31,3%).

Il secondo cliente più importante (11% sul totale) resta quello dei produttori di laterizi, nonostante, lo scorso anno, abbia subito i ridimensionamenti maggiori (-47,2%, fermandosi a 136,3 milioni di euro). Il crollo maggiore (-49,2%) è stato registrato nell’export, mentre il mercato italiano si è ridotto del -41,1%. Seguono le macchine per sanitari che, con un fatturato di 57 milioni di euro, registrano un calo del 44,3%, determinato da un -50,5% sui mercati internazionali e da un -28,5% in Italia.

Cede il passo, dopo due anni di espansione anche il mercato dei refrattari. Nel 2009 il valore delle vendite in questo comparto è stato di 36,3 milioni di euro (-25,8%). Unico comparto in crescita, quello delle macchine per ceramica varia cresciute sia sul mercato domestico sia su quelli internazionali.

È proseguita anche nel 2009, invece, la caduta del mercato delle macchine per stoviglieria: -39,9% a 17,2 milioni di euro.

Previsioni per il 2010

Nonostante i segnali positivi registrati nel primo trimestre dell’anno, resta alta la preoccupazione per l’anno in corso. Le aziende del settore prevedono infatti una situazione di stabilità sulla maggior parte dei mercati internazionali, e non l’auspicata ripresa degli investimenti industriali.

“Siamo però gente di tempra forte – dichiara il presidente di Acimac, Pietro Cassani – “ e continueremo a stimolare il mercato con innovazioni capaci di migliorare l’estetica, la sostenibilità ambientale e l’automazione dei prodotti ceramici”.

“Chiediamo inoltre a gran voce al Governo il rinnovo delle agevolazioni per l’acquisto di macchinari, prevista dalla Tremonti Ter e l’avvio di tutte quelle misure necessarie ad agevolare l’attività imprenditoriale” – prosegue Cassani. “Siamo inoltre fortemente preoccupati per l’annunciato dimezzamento dei fondi dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (ICE), partner fondamentale per la promozione internazionale del nostro settore”.