Numerosi cittadini, nella mattinata di oggi, hanno sostato davanti alla grande “X” in tessuto rosso montata sulla facciata del Municipio di Reggio Emilia e si sono informati leggendo le locandine che illustrano le ragioni dell’installazione: la mobilitazione dei sindaci reggiani e della Provincia, di Anci e Legautonomie, contro la Manovra finanziaria e la campagna di sensibilizzazione dei cittadini al tema dei tagli che avvengono, si legge nei manifesti, “sulla pelle dei cittadini”.

LA PROTESTA – “Le cose stanno esattamente in questi termini: si taglia sulla pelle dei cittadini, il governo vuole azzerarci – dice il vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Reggio, Filomena De Sciscio – A Reggio i conti del Comune sono in ordine e siamo riconosciuti da centri di analisi nazionali fra le Amministrazioni virtuose. Qui non ci sono sprechi da tagliare. Qui sto portando avanti e continuando a ribadire e sostenere i nostri grandi temi, già avviati dalla mia predecessora Liana Barbati, come la riduzione della spesa pubblica, l’eliminazione delle consulenze non strettamente necessarie e la trasparenza degli atti. Il Governo invita a tagliare del 20 per cento la spesa corrente per le consulenze nel 2011. Noi già su quest’anno le abbiamo tagliate di oltre il 40 per cento. Di cosa sta parlando il governo, quel governo che eroga 140 milioni a fondo perduto a Catania, 80 a Palermo e 600 a Roma per rientrare dal debito, mentre taglia senza scrupolo su istruzione, sanità, ricerca e sicurezza? Ci chiedono anche di tagliare indennità di sindaco e assessori del 7 per cento, di limitare le indennità dei consiglieri comunali e di tagliare dell’80 per cento le spese per convegni e mostre… Con queste riduzioni di spesa, a conti fatti, risparmieremmo meno di un milione di euro. Mentre il governo, stando a quanto sino ad ora prospettato da questa manovra, impone tagli per 6 milioni di euro sul 2011 e per 8,4 milioni sul 2012. Sapete cosa significa questo? Significa esattamente quello che indica la grande ‘X’ sulla facciata del Municipio: stanno chiudendo il Comune. Perché per raccogliere quelle risorse, che verrebbero sottratte alla realtà locale, si dovranno tagliare i servizi essenziali erogati dall’ente locale, oppure, sempre contro la nostra volontà, si imporrà un aumento delle tariffe”.

CONTI E TAGLI – De Sciscio fa qualche esempio: “Abbiamo costruito un paio di scenari, quadri possibili di quanto potrebbe accadere a Reggio, attuando i tagli imposti dal governo sul 2011: via un centinaio di posti nei nidi d’infanzia; via 300 posti nelle scuole d’infanzia; dimezzamento e quindi chiusura di biblioteche; annullamento di rassegne come Restate e Fotografia Europea, che hanno un costo la prima di circa 70.000 euro e la seconda di circa 350.000 euro, con un inestimabile beneficio per la socialità, la vita della città e la cultura, oltre a un indotto in termini di economia locale e pubblicità di valore senz’altro maggiore. Con questi tagli, si noti, non arriveremmo comunque a più di 3,6 milioni. Quindi occorrerebbe tagliare ancora e sempre sulla pelle dei cittadini. Un secondo scenario prevede di eliminare i trasferimenti alla Fondazione I Teatri e quindi la chiusura della Fondazione stessa e la chiusura di istituzioni culturali e scolastiche come il ‘Peri’. E non supereremmo i 4,3 milioni. Quindi, anche qui servirebbero altri tagli, ad esempio su manutenzioni, ancora servizi, sicurezza, sport. Mi sembra evidente che questi siano servizi ai cittadini, non sprechi! A questo si aggiungerebbe il blocco di fatto delle assunzioni per sostituire personale – ad esempio: assistenti sociali, insegnanti di scuola d’infanzia, agenti di polizia municipale – che andrà in pensione. Quindi minore occupazione e decadenza della qualità dei servizi che rimangono, perché meno personale significa oltre che minor quantità, anche minor qualità dei servizi”.

IL PATTO – La manovra, ricorda il vicesindaco De Sciscio, “rende ancor più drammatica una situazione resa molto difficile dalla crisi in atto e dalle imposizioni del Patto di stabilità, che limitano in modo cieco e indiscriminato le possibilità di investimento dei Comuni e quindi la possibilità di attuare veramente misure anticicliche per contrastare la crisi. Dal 2001 al 2008, il Comune di Reggio ha investito mediamente 52 milioni in lavori pubblici. Nel 2010 non potrà investire più di 25 milioni e nel 2011 non più di 12,4. Vale a dire un crollo del 75 per cento degli investimenti. E questo mentre il Comune di Reggio ha a disposizione risorse proprie, pronte da investire sul territorio, per 58 milioni, ma non può farlo per il ‘blocco’ imposto dal Patto. Ci rendiamo conto? E questo mentre il governo Berlusconi è riuscito a mettere definitivamente in ginocchio l’economia italiana! Negli ultimi mesi abbiamo assistito con grande indignazione alla deplorevole condotta di un governo che si è reso protagonista assoluto, senza vergogna e senza il minimo ritegno, di vergognosi scandali, leggi ad personam, sprechi miliardari di denaro pubblico, tangenti, appalti truccati, mentre il Paese sprofondava nella crisi e andava a rotoli”.

LE PROPOSTE – “Ecco perché chiediamo e invitiamo i cittadini a chiedere – conclude De Sciscio – che il Governo tagli i veri sprechi e faccia pagare gli evasori. Chiediamo una manovra più giusta. Come? Ci vuol poco: lotta reale e serrata all’evasione fiscale e al lavoro nero che porterebbero in cassa, secondo stime della Corte dei conti, decine di miliardi di euro. Risulta ad esempio che pochissimi abbiano risposto al condono fiscale del 2003-2004, che potrebbe consentire introiti, da solo, per 3 miliardi. Altri 3 miliardi potrebbero essere incassati dalla Stato attraverso la vendita delle frequenze tv lasciate libere dopo l’introduzione del digitale terrestre. Ancora, si può intervenire sui vitalizi, spropositati, di parlamentari e consiglieri regionali… Le possibilità di tagliare e introitare non mancano certo. Basta saper scegliere con equità e serietà. Siamo dunque in prima linea, con azioni concrete e battaglie dal basso, al fianco dei lavoratori e delle classi più svantaggiate, per contrastare con ogni mezzo in nostro possesso questa situazione di deriva democratica che sta portando l’Italia in un abisso dal quale sarà molto difficile riemergere”.