Ha perso il lavoro a Palermo dove se l’è presa con il sindacato, poi è arrivato fino a Bologna per minacciare di morte un dirigente, l’uomo che – secondo lui – era il responsabile di tutti i suoi problemi. Protagonista di questa storia è un operaio palermitano di 57 anni, che lavorava a Palermo alla Intelit, una società del gruppo Infotel che qualche anno fa si trovò nel pieno di una travagliata riorganizzazione aziendale che coinvolse la bolognese Site per l’acquisizione di alcuni rami d’azienda.

A fine 2009, dopo quattro anni tra cassa integrazione e mobilità, il palermitano si è ritrovato senza lavoro e senza alcun sostegno al reddito. L’uomo per prima cosa se l’è presa con il sindacato, responsabile a suo dire di avergli fatto perdere il lavoro e non averlo aiutato a trovarne un altro. Mostrando una pistola, si era fatto accompagnare nell’ufficio del segretario regionale e lo aveva obbligato a telefonare al direttore della Site, per minacciarlo.

Poi, in febbraio l’operaio si è presentato nella sede della Site a Bologna dicendo ad un’impiegata di avere un appuntamento con il direttore per la consegna di una busta. Nel frattempo, la donna ha notato che l’uomo, nel suo marsupio, teneva una pistola. A quel punto è scattato l’allarme, alla vigilanza interna e al 113. Agli uomini della sicurezza l’operaio ha detto che l’arma era un giocattolo – la pistola si rivelò infatti una scacciacani – ma avrebbe confermato di voler “staccare la testa” al direttore. Alla perquisizione della polizia, poi, gli fu trovato addosso anche un coltello. Il palermitano, anche per aver compiuto un atto di autolesionismo, è finito all’istituto psichiatrico bolognese Ottonello. Ha ammesso di essere andato alla Site con il coltello, ma nega di aver pronunciato minacce.

La Procura indaga l’uomo per minacce aggravate e ne dispone il ricovero psichiatrico. Dalla relazione dei medici risulta che l’uomo è dominato dal desiderio di vendetta ed è potenzialmente pericoloso per le altre persone a cominciare, naturalmente, dal direttore della Site. Quando poi emerge il precedente alla Fiom siciliana, l’accusa della Procura si trasforma in stalking.

Le indagini si sono concluse con una citazione a giudizio per stalking, violenza privata e porto abusivo di armi. Nel frattempo il 57enne è tornato a Palermo in regime di libertà vigilata, con l’obbligo di sottoporsi a controllo medico quotidiano da parte del centro di salute mentale e con il divieto di tornare sotto le Due torri.