“Siamo indubbiamente sensibili alle esigenze dei consumatori, all’opportunità di puntare sui cosiddetti prodotti a ‘Km 0’, come del resto alle iniziative volte alla promozione delle eccellenze agricole del nostro territorio. Ma siamo anche sensibili all’eventuale danno che il proliferare dei cosiddetti ‘mercati contadini’ potrebbe arrecare agli operatori commerciali del settore ortofrutticolo, sia negozianti che ambulanti, già alle prese con una difficile situazione di mercato che si protrae ormai da un biennio”. 

E’ quanto asserisce Massimiliano Siligardi, direttore di Confesercenti per l’area di Carpi, a margine dell’ormai prossima inaugurazione, fissata per giovedì 9 settembre, del mercato contadino a Novi di Modena, che si svolgerà ogni giovedì mattina in via sperimentale per un anno.

È premura di Confesercenti ricordare che i produttori agricoli, beneficiano di un regime fiscale agevolato, differente e certamente non paragonabile a quello in vigore per le categorie del commercio. Nella vendita al pubblico dei loro prodotti infatti, essi non sono tenuti all’emissione dello scontrino fiscale, non versano l’IVA e se il volume d’affari è inferiore rispetto ai limiti di legge sono esonerati da tutti gli adempimenti fiscali. Il loro reddito viene calcolato in base alle tariffe d’estimo del terreno e considerando le rendite attuali gli agricoltori hanno facoltà di dichiarare redditi molto più bassi rispetto all’effettivo guadagno realizzato. Si aggiunga inoltre che non sono poi soggetti agli studi di settore, vero e proprio spauracchio dei commercianti che si vedono spesso costretti a dichiarare redditi superiori ai loro effettivi guadagni.

“Non bastasse questo – aggiunge Siligardi – in certi casi, e Novi risulta essere tra questi, per gli operatori del mercato contadino è prevista l’esenzione dalla tassa di occupazione di suolo pubblico, il cui pagamento viene invece richiesto agli ambulanti del tradizionale mercato del martedì così come a tutti gli esercenti che abbiano l’esigenza o la necessità di occupare un area pubblica. Una serie di fattori che nell’insieme paventano se non addirittura comportano, situazioni che vanno ad alterare le regole della libera concorrenza. Risulta evidente quindi, che queste distorsioni, derivanti da rendite di posizione fiscale, se mal tollerate in periodi di crescita, ora con il precipitare della crisi, sono vissute da parte di quelle categorie che sono tenute a dichiarare tutto quello che incassano molto negativamente.”

“Chiediamo pertanto l’impegno – evidenzia Siligardi – da parte dell’autorità preposta affinché siano effettuati i controlli necessari a verificare il puntuale rispetto del disciplinare che regola lo svolgimento del mercato contadino. Al fine di evitare, che tra i produttori agricoli che offrono ai consumatori prodotti tipici e di stagione, provenienti dai loro fondi, non si mescolino i soliti ‘furbetti’ pronti a far passare come frutto del proprio orto e del proprio lavoro, mercanzia che invece proviene dalle celle frigorifere dei mercati all’ingrosso”.