L’Ematologia del Policlinico di Modena conferma ancora una volta il suo ormai consolidato ruolo di centro di eccellenza nella ricerca sulle leucemie. Uno studio della Struttura diretta dal prof. Giuseppe Torelli, ha dimostrato per la prima volta una correlazione tra l’aggressività della Leucemia Linfatica Cronica (LLC) e i valori nel sangue dell’Angiopoietina 2, un fattore stimolante la formazione di nuovi vasi sanguinei, e ha così meritato la pubblicazione sul numero del 29 luglio 2010 di Blood, la più importante rivista ematologica a livello internazionale.

La rilevanza della scoperta è stata sottolineata da un autorevole Editoriale di commento sul medesimo volume della rivista, che ne mette in risalto l’importanza clinica/applicativa nonché le conseguenti interessanti ipotesi riguardanti la patogenesi della malattia.

“L’Angiopoietina 2 – ha spiegato il prof. Roberto Marasca, dell’Ematologia del Policlinico e coordinatore del progetto – è un fattore coinvolto nella promozione dell’angiogenesi, cioè lo sviluppo di nuovi vasi sanguinei fondamentale nella formazione di nuovi tessuti. Il nostro studio suggerisce chiaramente che l’Angiopoietina 2 possa avere un ruolo centrale nella patogenesi della LLC. Da un lato questa scoperta ci offre un nuovo strumento di verifica dell’evoluzione della malattia e dell’efficacia dei nuovi farmaci. Dall’altro, in prospettiva, stiamo lavorando per verificare se l’inibizione di questo fattore oppure delle vie cellulari da esso attivate possa avere un effetto clinico di controllo della malattia leucemica, aprendo quindi nuove prospettive di trattamento di questa patologia”.

La Leucemia Linfatica Cronica a Cellule B (LLC) è la forma di Leucemia più frequente nella popolazione occidentale, rappresentando all’incirca il 30% di tutte le differenti forme leucemiche di tumore del sangue. Possiamo stimare che nella provincia di Modena vengano diagnosticati circa 50 nuovi casi di LLC ogni anno. L’età media di insorgenza è sopra i 60 anni. La malattia è spesso diagnosticata precocemente, mediante un semplice esame emocromocitometrico che rileva un innalzamento del numero dei globuli bianchi circolanti, prima che inizino a comparire sintomi o disturbi. La scoperta dei ricercatori modenesi inserisce a pieno titolo come fattore prognostico la rilevazione, mediante semplice dosaggio sul plasma del sangue periferico, della proteina Angiopoietina 2. I livelli di Angiopoietina 2 sono più elevati nei pazienti con malattia più aggressiva, che necessitano di trattamento più precocemente e con una minore sopravvivenza.

La Leucemia Linfatica Cronica ha un andamento clinico molto variabile nei differenti pazienti: generalmente poco aggressiva, con un andamento clinico definito indolente, necessita solo di controlli clinici periodici; in altri casi tuttavia, la malattia assume aspetti di aggressività variabile e nel 15-20% dei casi riduce significativamente la sopravvivenza a pochi anni dalla diagnosi. In provincia di Modena, così come può essere desunto dai dati del Registro Tumori Provinciale, la sopravvivenza mediana dei pazienti affetti da LLC dopo 5 anni dalla diagnosi è del 66%, cioè circa 1/3 dei pazienti muore a causa della malattia entro 5 anni dalla diagnosi.

“Si può quindi ben comprendere – ha continuato il prof. Marasca – come sia importante in questa forma di leucemia identificare precocemente quei pazienti con malattia <<maligna>> da quelli con una forma meno aggressiva, indolente, così da trattare precocemente i primi e non sottoporre inutilmente a trattamenti, spesso associati ad inevitabile tossicità, i secondi. Poter disporre di caratteristiche della malattia capaci di predire la malignità della malattia si rende oggi sempre più necessario, in quanto sono disponibili nuove e più efficaci forme di trattamento. Negli ultimi anni sono state identificate alcune caratteristiche delle cellule leucemiche capaci di predire l’andamento della malattia. Tuttavia, tali caratteristiche necessitano di tecniche sofisticate e costose per essere identificate (come ad es. la definizione dello stato mutazionale dei geni delle immunoglobuline o la presenza di particolari delezioni cromosomiche), che non sono quindi sempre facilmente eseguibili con eccezione dei centri ematologici di maggiore livello. La nostra scoperta, invece, basandosi sul semplice dosaggio di Angiopoietina nel sangue periferico, oltre ad essere efficacie potrebbe ridurre notevolmente i costi”.

“Questo prestigioso risultato – ha affermato il prof. Giuseppe Torelli, direttore della Struttura Complessa di Ematologia – è gemmato da un promettente filone di studio nato qualche anno fa a partire dalla originale osservazione che le cellule leucemiche dei pazienti con malattia aggressiva producono il fattore Angiopoietina 2, compiuta inizialmente dalla Dottoressa Rossana Maffei del Laboratorio di ricerca dell’Ematologia di Modena, che ha utilizzato al meglio la potenzialità di sofisticate attrezzature, di cui il Laboratorio dispone grazie alla generosità della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che permettono la contemporanea analisi di espressione di migliaia di geni differenti (Gene Expression Profiling). Tale osservazione, per essere significativa ed avere una ricaduta clinica, doveva essere espansa su un gran numero di pazienti ed ottenuta mediante metodiche semplici e ripetibili. Questo è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione di alcuni Centri Ematologici italiani (Novara, Aviano, Roma, Ferrara, Siena) e al sempre fondamentale aiuto della sezione modenese della Associazione Italiana per la Lotta contro le Leucemie (AIL) che da anni sostiene l’attività di diagnostica avanzata del laboratorio dell’Ematologia. Un ringraziamento particolare deve giungere ai numerosi pazienti affetti da LLC che hanno donato per questo studio campioni del loro sangue. In questo modo, il ruolo prognostico del valori plasmatici di Angiopoietina 2 è stato validato sul plasma di più di 300 pazienti”.