E’ stata inaugurata ieri mattina dal primo cittadino Andrea Rossi, alla presenza del consigliere regionale Giuseppe Pagani e di Géza Kecskeméthy – il sindaco della città ungherese gemellata con Casalgrande, Dunakeszi – la fiera di Casalgrande che durerà fino al 19 settembre.

“(…) Ci troviamo senza dubbio in una fase economica recessiva, con in più la minaccia di un preoccupante populismo che rischia di frantumare ulteriormente questo nostro già debole tessuto sociale e culturale. Eppure, come racconta un grande sociologo della modernità, proprio ora, dobbiamo lasciarci il passato delle certezze alle spalle e costruire un nuovo paradigma con risposte concrete ai problemi derivati dalla modernità (1).

Questo può avvenire, secondo me, solo attraverso la riscoperta dei valori della legalità, dell’etica e del civismo, come dicevamo prima: non è un caso che questa nostra fiera ospiti alcuni appuntamenti di riflessione e confronto su temi difficili ma di stringente attualità. Si pensi all’appuntamento della serata di giovedì 16 settembre, che vede come illustre ospite della nostra comunità Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione che dalle sue vesti di alto magistrato, si impegna a svelare i retroscena drammatici e certo inquietanti legati al sequestro Moro, raccolti nel suo libro: “Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell’inchiesta racconta”. Così pure ai numerosi appuntamenti che vedono come protagonista il volontariato, con una bella giornata di festa sabato 18 settembre: il volontariato è una vera risorsa viva del nostro territorio e composto da una pluralità di voci che arricchiscono la vita sociale dei Casalgrande e delle sue frazioni, rendendo a volte anche molto vivace il confronto, ma sempre rispettoso e proficuo, tra le diverse anime che lo compongono. Esso rappresenta un elemento che fa ben sperare, poiché è un patrimonio ricco e fertile sul quale rifondare la nostra vita sociale.

Infatti, di fronte a una crisi che mette in evidenza come l’individuo si trovi ad affrontare da solo le difficoltà, come un destino personale che da solo deve assumersi le proprie responsabilità che prima erano gestite collettivamente, affermiamo con forza la volontà di riconquistare una coesione sociale messa in discussione dalla globalizzazione che disperde il collante delle società.

Come vedete, ho cercato in questi pochi minuti, di accentuare ed evidenziare come la crisi attuale non sia solo economica, ma anche istituzionale e politica: ma è arrivato il momento di assumersi collettivamente da parte della classe dirigente di questo Paese, un’etica di responsabilità che valorizzi una dimensione piena, alta della politica che si contrappone alla politica “privata” autoreferenziale (“politica idiota”), che non soffre della non condivisione con l’altro. Infatti pur non approvando la posizione dell’altro, il politico responsabile riconosce dignità anche ai valori dell’altro, e considera fondamentale la necessità di non abbandonare il Paese al caos istituzionale o alla deriva politica (…)”.

1) Beck U., (2005), La società del rischio Verso una seconda modernità , Roma, Carocci.