Intervento di inizio seduta presentato al Consiglio provinciale del 22 ottobre “Sanità: Situazione dell’Ospedale Maggiore e lettera aperta di 405 operatori dell’Ospedale Maggiore”.

Nelle scorse settimane l’ospedale Maggiore è stato al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica con anche polemiche a seguito di alcuni gravi episodi (3) di cui il più grave è attualmente al vaglio della Magistratura e sul quale è stata istituita una Commissione regionale di indagine che – secondo quanto dichiarato dall’assessore Lusenti – dovrebbe aver concluso il proprio lavoro il 20 ottobre. Esprimo innanzitutto rispetto e vicinanza alla famiglia colpita da un evento così drammatico e fiducia nel lavoro delle istituzioni.

Penso sia indispensabile raccogliere le preoccupazioni e le richieste contenute nella lettera aperta pubblicata, a proprie spese, da 405 operatori dell’Ospedale Maggiore contro ogni strumentalizzazione nei confronti di una struttura che cura ogni giorno migliaia di persone e nella quale operano con dedizione e passione tanti professionisti: medici, infermieri, tecnici sanitari, operatori sanitari, amministrativi e tecnici.

Penso sia un dovere preciso della politica raccogliere queste preoccupazioni in difesa del diritto alla salute di tutti i cittadini, dell’operato di tanti professionisti e in difesa del nostro sistema sanitario pubblico bolognese, un sistema universalistico, di qualità, ai primi posti del SSN e del quale l’ospedale Maggiore è una parte significativa.

La Regione, la Provincia, la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, la dirigenza Ausl, devono raccogliere questa necessità, espressa dagli operatori, di approfondire, interrogarsi, sugli elementi di difficoltà che possono esserci in queste grandi e complesse strutture e, più in generale, sulla nostra Sanità pubblica, e sulla possibilità di raccogliere – anche in fasi così difficili sul versante delle risorse finanziare – la sfida del miglioramento e dell’innovazione.

Quindi bisogna che venga raccolta la sfida dell’investimento in tecnologia e nello sviluppo delle professionalità che ci sono nell’Ospedale. Solo così si continua a percorrere la strada della qualità e della competività dell’Ospedale Maggiore altrimenti – se non si investe – si arretra, ed esso (come tutto il sistema) può essere esposto anche a indefiniti e opachi processi di privatizzazione dei servizi.

Penso ad esempio che ci possono essere possibilità di miglioramento su cui ragionare e poi fare scelte come nell’ambito dei Pronto Soccorso, che sono punti nevralgici molto spesso critici, dove tale sfida deve sicuramente essere sviluppata anche sul versante organizzativo.

Ad es.: il punto di primo accesso del Bellaria, che assolve a una media di 11 accessi al giorno, (quasi sempre in modo parziale, in quanto al Bellaria non sono presenti numerose specialità) per un totale di circa 4000 anno, impegnando risorse Mediche, Infermieristiche, Tecniche e di supporto per un valore di circa un milione di euro. Queste risorse spalmate sugli altri PS, potrebbero sensibilmente migliorare la qualità percepita dagli utenti, probabilmente ridurre i tempi di attesa, senza aumenti dei costi.

Credo e chiedo che anche la Provincia rivolga grande attenzione a quanto accaduto e si faccia parte attiva con l’Ausl e la Regione rispetto alle preoccupazioni espresse dagli operatori perché più che in qualsiasi altro settore, quando si parla di sanità dobbiamo essere responsabili e difendere i diritti dei cittadini, perché il cittadino deve potersi mettere nelle mani “del sistema di cura” in piena fiducia e deve poter esercitare pienamente e veramente il diritto alla salute.

(Nadia Musolesi)