Gli alunni del Meucci a tu per tu con la storia con la S maiuscola. Due ragazzi della quinta A hanno infatti assistito nei giorni scorsi a una drammatica seduta del processo che vede il tribunale penale internazionale processare all’Aja il leader dei serbi-bosniaci Radovan Karadzic  per la strage di Srebrenica.

La rara opportunità è arrivata al termine di un percorso nel quale gli alunni Cristian Basescu e Heide Calangi della V A del Meucci hanno seguito dal 24 al 27 ottobre presso la Anne Frank House di Amsterdam il progetto di formazione Coming to Justice, assieme ad altri 10 ragazzi italiani e olandesi.

Il seminario è stato l’ultimo appuntamento di Replay (Remembrance in Europe-Project and Learning Activities for Youth ), un progetto europeo presentato dalla Regione Emilia Romagna (in collaborazione con Casa Museo Cervi, Fondazione Villa Emma, Fondazione ex Campo Fossoli, Scuola di Pace di Monte Sole), cui hanno aderito quattro scuole della Regione (il Meucci di Carpi, il Melloni di Parma, il Canossa di Reggio Emilia, l’Ariosto di Ferrara) una tedesca e una ceca.

Il progetto, iniziato lo scorso anno scolastico, ha proposto un percorso pedagogico sull’educazione alla memoria, alla cittadinanza attiva, ai diritti umani, alla trasformazione non violenta dei conflitti e lo ha realizzato a partire dalla conoscenza dei luoghi della Memoria, del loro patrimonio delle loro storie.

L’appuntamento di ottobre ad Amsterdam è stato particolarmente interessante sia per le tematiche affrontate che per la metodologia utilizzata. Fulcro delle giornate di lavoro presso l’Anne Frank House, è stata la riflessione intorno alle questioni della “giustizia” – la domanda di giustizia, la possibilità di rendere giustizia: è possibile riaffermare la giustizia dopo le tragedie del XX secolo, di quale giustizia si tratta, con quali modi?

Partendo dal processo di Norimberga per giungere ai recenti processi dell’Aja sulla guerra nella ex Jugoslavia, i ragazzi hanno affrontato con grande partecipazione e coinvolgimento i difficili problemi storici ed etici posti da quelle domande servendosi delle informazioni fornite dagli esperti, del lavoro in gruppo su documenti, confrontando le proprie conclusioni, ascoltando la voce diretta di due testimoni vittime delle violenze: un internato nel campo di Westerborg una sopravvissuta alla strage di Srebrenica.

Particolarmente significativa si è rivelata la partecipazione presso il Tribunale internazionale dell’Aja alla seduta del processo contro Radovan Karadzic, imputato di genocidio, crimini contro l’umanità: per oltre due ore i ragazzi hanno potuto ascoltare il contro interrogatorio ad un teste – fatto tra l’altro dallo stesso imputato che si autodifende – e constatare il difficile cammino della giustizia alle prese con l’ accertamento di fatti anche minuziosi avvenuti ormai a distanza di tempo.

Il tema è quanto mai d’attualità dato che nei giorni scorsi i 27 ministri degli esteri dell’Unione Europea hanno sbloccato la domanda d’adesione della Serbia alla Ue legandola però alla cattura dell’ultimo grande latitante, il generale Ratko Mladic, comandante dell’esercito serbo bosniaco.

La strage e il processo – Nel luglio del 1995 le truppe serbo-bosniache guidate dal generale Mladic sterminarono migliaia di musulmani bosniaci nella zona protetta di Srebrenica che si trovava sotto la tutela delle Nazioni Unite. Le vittime identificate furono 6414, ma le stime arrivano fino a 10.000. Karadzic è stato dal 1992 al 1996 presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed ora all’Aja è a processo per genocidio. Come Slobodan Milosevic non ha voluto un legale e si occupa personalmente della sua difesa. Nel corso della seduta a cui i ragazzi hanno assistito Karadzic ha effettuato un drammatico contrinterrogatorio a sopravvissuta al massacro. La sua delirante linea difensiva accusa i musulmani di aver orchestrato tutto per dare la colpa ai serbi di Bosnia.

(IIS MEUCCI)