Oltre una ventina di testimonianze che hanno raccontato, per la prima volta in un’aula di tribunale, il dramma della fuga dalle bombe, dei genitori trucidati davanti ai propri occhi di bambino, della vista dei cadaveri di parenti e amici, del saccheggio delle case, dei fienili dati alle fiamme, delle violenze dei soldati tedeschi, le loro urla (“Raus! Raus! Kaputt!”) e i colori delle loro divise ancora ben vividi nel ricordo.

La strage di Monchio, Costrignano e Susano compiuta dai nazisti della divisione “Herman Goehring” il 18 marzo del 1944, con 140 morti accertati nel modenese, è stata rievocata martedì 16 e mercoledì 17 novembre in occasione delle prime due udienze dedicate alle testimonianze dei familiari delle vittime nell’ambito del processo in corso presso il Tribunale militare di Verona (comunicato n. 1133).

I testimoni hanno narrato la loro esperienza e la loro storia familiare prima e dopo gli eccidi del 18 marzo. Tra le testimonianze più significative e più toccanti ci sono state quelle di Narcisa Abbati che ha narrato di alcune uccisioni avvenute a San Vitale e dell’orrore per aver dovuto assistere alla morte del padre, trucidato con un colpo di pistola alla testa di fronte ai propri figli. Pia Clarice Gualmini ha ricordato di essere stata prelevata nella casa di Susano di Palagano e nel tragitto a piedi verso Savoniero insieme alla madre e ai fratelli ha visto il cadavere del padre, che i tedeschi avevano portato via un’ora prima: «Mia madre si fermò per pulirlo e un militare tedesco la allontanò colpendola con il calcio di mitra sulla spalla».

Franca Massari, invece, ha raccontato la fuga da Monchio insieme alla madre: si salvarono arrivando a Vitriola e poi a piedi fino a Parma dove la madre raccontò alle autorità fasciste gli avvenimenti del 18 marzo e venne minacciata di morte.

Alfredo Marchi ha raccontato del fratello Ivo, portato via dai tedeschi mentre lui si era nascosto nella stalla: «Aveva 27 anni, il cadavere lo trovammo alla sera, sul ciglio della strada, a 150 metri da casa. Aveva un foro in testa».

Gli altri testimoni ascoltati sono stati Ferruccio Pigoni, Claudio Giberti, Leo Compagni, Ludovico Mattioli, Terenzio Beneventi, Renzo e Giuseppe Abbati, Gervasio Tincani, Franca Massari, Mario Marchi, Ciro e Giovanna Ferrari, Rossana Mucci, Maria Giberti, Lorenzo e Sante Debbia, Maria Baschieri, Roberto Rossi, Elia Abbati e Clelia Peli.

LA PROSSIMA UDIENZA SARÀ VENERDÌ 10 DICEMBRE

Riprenderanno con l’udienza di venerdì 10 dicembre le testimonianze dei familiari delle vittime della strage di Monchio, Costrignano e Susano del 18 marzo 1944 nel processo in corso al Tribunale militare di Verona. La lista stilata dai pubblici ministeri Luca Sergio e Bruno Bruni è di 263 nomi, un centinaio dei quali proprio relativi alle vicende modenesi, ai quali si aggiungono i 91 presentati dalle parti civili. Il calendario previsto dal Tribunale prevede una ventina di udienze fino a marzo 2011.

Le testimonianze delle prime due udienze con i familiari, che hanno offerto anche uno spaccato della vita contadina in Appennino, sono state particolarmente significative per gli aspetti relativi alle modalità operative dei Reparti impiegati nel giorno dell’eccidio.

Tra le parti civili presenti al processo, insieme agli 89 familiari delle vittime, al Comune di Palagano, alla Regione Emilia Romagna e all’Anpi, c’è anche la Provincia di Modena rappresentata a Verona dal presidente del Consiglio Demos Malavasi e assistita dall’avvocato Andrea Speranzoni.

Gli imputati per la strage sono sette, tutti militari della divisione “Herman Goehring”. Si tratta di Erich Koeppe, 91 anni, tenente dello Stato maggiore del III reparto della Goehring; Hans Georg Karl Winkler, 88 anni, sottotenente, comandante della quarta compagnia; Fritz Olberg, 89 anni, sottotenente, comandante di plotone della terza compagnia; Wilhelm Karl Stark, 89 anni, sergente, comandante di squadra della terza compagnia; Ferdinand Osterhaus, 93 anni, sottotenente, comandante di plotone della quinta compagnia; Helmut Odenwald, 90 anni, capitano, comandante della decima batteria artiglieria contraerea; Günther Heinroth, 85 anni, soldato della terza compagnia.