Incontro-dibattito su “La società della conoscenza tra crisi e riforme” è promosso giovedì prossimo 18 novembre dalla Cgil di Modena e dal sindacato di categoria scuola-università-ricerca Flc/Cgil. L’iniziativa si tiene presso l’aula Magna di Giurisprudenza in via San Geminiano, 5 dalle ore 14.30 alle 17.30 circa.

E’ rivolta a tutto il mondo della scuola, dell’università e della ricerca per affrontare il tema dei tagli all’intero settore della conoscenza, e delle riforme che sarebbero invece necessarie secondo la Cgil per rilanciare l’intero sistema pubblico di istruzione e formazione.

Il dibattito sarà presieduto da Fiorella Prodi della segreteria Cgil di Modena. Previsto in apertura il saluto del rettore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Aldo Tomasi.

Stefano Colombini segretario provinciale Flc/Cgil terrà la relazione introduttiva. A seguire interventi di docenti, ricercatori, studenti e lavoratori precari, il contributo di Donato Pivanti segretario generale Cgil Modena e le conclusioni di Domenico Pantaleo segretario nazionale Flc/Cgil.

Se è vero che per uscire dalla crisi che ha investito i Paesi del mondo industriale ad economie “avanzate”, sono necessari investimenti su formazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze, allora l’Italia ne uscirà più tardi e, se possibile, peggio degli altri.

L’ultima manovra economica contiene infatti un attacco inedito a tutto il sistema della Scuola, della Formazione, dell’Università e della Ricerca pubbliche. Attacco che viene agito attraverso interventi sul personale (blocco del turn over, della contrattazione, degli stipendi..), forte riduzione dei finanziamenti, soppressione di enti di ricerca.

La Cgil ritiene miope, sbagliato e pericoloso lo smantellamento del sistema pubblico delle Conoscenze.

Al contrario, occorre ripensare ad un modello di sviluppo che punti all’eliminazione delle precarietà – dal lavoro, dalla Conoscenza, dalla società – e che porti risorse e investimenti sullo sviluppo, sull’innovazione e sulla ricerca. Cosa che hanno già fatto altri Paesi europei.