Firmato oggi l’accordo sulla difficile vertenza Italcarni di Carpi, aperta il 10 maggio scorso con l’avvio della procedura di mobilità da parte della cooperativa di macellazione per 43 lavoratori di cui 7 impiegati ed un quadro (su un totale di 140 addetti). Oltre a questi licenziamenti si annunciava anche la volontà di terziarizzare due reparti interi (reparto prosciutti e macello) in cui lavorano 34 lavoratori.

Immediatamente le RSU, insieme ai sindacati di categoria Fai/Cisl e Flai/Cgil hanno proclamato una serie di iniziative di lotta, blocco degli straordinari e delle flessibilità. In tutto 84 ore di sciopero delle quali 48 ininterrotte con presidio permanente davanti ai cancelli della cooperativa.

Il 21 giugno il primo verbale d’intesa, poi seguito da un verbale di accordo quadro siglato presso l’Assessorato al lavoro di Modena che prevedevano:

o impegno della cooperativa a ricercare nuove alleanze imprenditoriali per dare continuità alla produzione;

o l’utilizzo del criterio della volontarietà nella procedura di mobilità;

o disponibilità ad utilizzare altri ammortizzatori sociali nella gestione della crisi;

o impegno alla ricollocazione del personale in esubero anche in altre imprese del movimento cooperativo;

o terziarizzazioni solo con un piano industriale condiviso.

Dopo la pausa estiva è ripreso il confronto con l’azienda che persiste nella volontà di terziarizzare. Dopo estenuanti incontri, le organizzazioni sindacali richiedono l’intervento dell’Assessore provinciale Francesco Ori.

Presso la sede dell’assessorato al lavoro di Modena, sindacati, RSU e dirigenza Italcarni si sono incontrati ben sei volte dalla fine di settembre, e solo il 9 novembre scorso riescono a siglare un’ipotesi di accordo, confermato ufficialmente in data odierna.

I punti qualificanti dell’accordo sono i seguenti:

o le razionalizzazioni e ristrutturazioni dovranno convivere con la “Responsabilità Sociale d’Impresa” e il “Codice Etico”, elementi che hanno sempre distinto l’Italcarni dagli altri macelli italiani;

o a seguito delle uscite su base volontaria e incentivata di un buon numero di lavoratori da luglio a oggi, Italcarni intende appaltare il reparto “macello sporco” e si impegna a chiedere alla cooperativa appaltatrice, nei capitolati d’appalto, la corretta ed inderogabile applicazione del contratto nazionale di lavoro della cooperazione industriale, oltre all’agibilità sindacale dei lavoratori;

o il personale Italcarni, ora occupato nel reparto che sarà appaltato, sarà impiegato negli altri reparti con idonei periodi di formazione e riqualificazione;

o garanzia della continuità produttiva, e l’attuale assetto produttivo sarà portato nella eventuale costituzione di una nuova impresa;

o i nuovi assetti societari, le prospettive commerciali e imprenditoriali, così come la definizione del “Piano Industriale” saranno oggetto di periodico confronto con le Organizzazioni Sindacali.

L’accordo siglato è un ulteriore passo in avanti per la garanzia di continuità produttiva da parte della nuova società che si verrà a costituire e per l’impegno a trasferire in essa l’assetto organizzativo risultante da questo accordo.

Gli scenari e le future alleanze, societarie e commerciali, ci fanno prevedere che la cooperativa voglia continuare a produrre e a competere, restando sul mercato rispettando valori, contratti e leggi.

Un mercato sempre più compromesso da più fattori, tra questi: l’alta concorrenza delle carni estere, la mancanza di una seria politica di valorizzazione dei salumi italiani (etichettatura), la crisi di produzione dei prosciutti Dop, la continua ed incessante chiusura degli allevamenti suinicoli, il pesante dumping contrattuale esistente in questo settore.

Un dumping dovuto non solo alle diverse tipologie di contratti di lavoro applicati, ma ad un’elevata presenza di lavoro nero e grigio, elusioni ed evasioni fiscali e contributive, accompagnati da fenomeni di sfruttamento e caporalato. Fenomeni e situazioni ampiamente presenti nel settore della macellazione italiana e assai diffusi anche sul territorio modenese, rappresentati dall’utilizzo delle false cooperative di facchinaggio negli appalti, già oggetto di numerose vertenze e denuncie delle organizzazioni sindacali modenesi.

L’accordo Italcarni cerca di traguardare questa impresa fuori da una situazione drammatica che si inserisce all’interno di un settore, quello della macellazione, fortemente in crisi, ma senza scegliere la “via bassa” della competizione, come fanno altre imprese della macellazione e della lavorazione delle carni.

L’accordo fissa valori e principi che fanno la differenza rispetto a quelle imprese che puntano la loro competitività solo sull’abbassamento dei costi del lavoro, senza etica e responsabilità sociale.

Accordi come questo che, in presenza di un appalto di parte del processo produttivo, salvaguarda i lavoratori e riconosce diritti contrattuali e sindacali a chi subentra, non sono molto diffusi nel settore della macellazione e della lavorazione delle carni.

Il positivo risultato è stato conquistato grazie alla straordinaria mobilitazione dei lavoratori e al grande senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti: sindacati, RSU, dirigenti dell’impresa e Legacoop Modena.

Anche l’Assessore provinciale Francesco Ori, con il suo prezioso lavoro di mediazione, ha sicuramente contribuito in maniera determinante al raggiungimento di questo risultato.

Non tutto è risolto, ma ora, possiamo continuare il confronto più serenamente, consapevoli che ulteriori importanti questioni dovranno essere definite: piano industriale e ricollocazioni del personale posto in CIGS.

(Flai/Cgil Fai/Cisl Modena e RSU ITALCARNI)