Lo dissi quando Pavullo decise di fare da apripista, e su tutti i Comuni che nel tempo hanno deciso di avviare lo stesso cammino: in assenza di un quadro normativo non solo i DAT sono inutili, ma addirittura dannosi, per i contenziosi che possono aprire. Non si tratta di un servizio, perché come tale esso dovrebbe essere l’applicazione di una legge. I Comuni infatti su argomenti di questo genere possono solo istituire regolamenti, ma regolamentano cosa?

Ho ripetuto spesso che probabilmente l’esigenza di una legge c’è, e che l’iter che partì col caso Englaro andava portato avanti, ma in parlamento, non nei comuni. Chiedere una legge è lecito, protestare perché non c’è pure, ma approfittare della sensibilità di certi argomenti, dell’aspetto emotivo che suscita l’idea di definire come affrontare un’eventuale stato vegetativo, per creare uno strumento inutile e deleterio, questo io lo chiamo fare propaganda. Bene hanno fatto i Ministri del Governo Berlusconi che hanno preso una posizione precisa verso chi vuole aprire strade improprie.

Chi prima parla di una legge da fare, poi crea registri affermando che un quadro normativo esiste già, e poi invoca di nuovo una legge, ma più mite del progetto esistente (la legge Calabrò) si contraddice, e crea solo confusione. Dire che ognuno ha il diritto di rifiutare l’accanimento terapeutico, è un’affermazione generica, difficile da controbattere, ma su cosa sia l’accanimento oggi pare non ci sia molto accordo, i dati scientifici stessi sono dubbiosi su cosa sia davvero uno stato vegetativo permanente, e su cosa accada ad un paziente in quello stato.

Invidio chi ha un’idea così precisa da non farsi cogliere dal dubbio, chi ritiene che idratazione e alimentazione siano accanimento, su un corpo di cui non si conosce davvero quanto comprenda, quanto soffra, di cosa si renda conto. Di fronte a questi dubbi, laicamente invoco un principio di precauzione, che invece non sento mai dai cosiddetti “laici” di professione.

Ed è per questi ragionamenti che penso che i registri dei Comuni siano un modo di forzare la mano al legislatore, e un modo di giocare sulla sensibilità dei cittadini.

(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere Provinciale – PDL)