Antichi orologi conservati attraverso i secoli nei conventi dei Frati Cappuccini dell’Emilia-Romagna o da fortunati collezionisti privati. Orologi da torre, da nicchia, da comodino, da colonna, a lanterna, da edificio; sveglie da carrozza, pendole francesi e, ancora, campane, sabbiere, libri e strumenti utilizzati per disegnare splendide meridiane. Da martedì 23 novembre (inaugurazione ore 21 con conferenza dei curatori) al 20 febbraio 2011 il Museo dei Cappuccini di Reggio Emilia (Via Ferrari Bonini, 6) propone un viaggio affascinante attraverso il tempo e i suoi significati con la mostra “Tempo al Tempo” che ha come sottotitolo “Tutto fugge e non s’arresta un’ora. Cogli l’attimo”, felice sintesi del sonetto “In vita di Madonna Laura” del Petrarca e del celebre “Carpe Diem” del poeta Orazio.

Il “cuore” dell’allestimento sono una cinquantina di orologi datati tra il XV e il XVIII secolo, mentre alcuni esemplari risalgono al XIX e al XX secolo; tutti vengono esposti per la prima volta. Accanto all’esposizione, eventi nell’evento, sono in programma otto incontri aperti al pubblico per la serie “I Martedì del Museo”: quello di maggior rilievo è in calendario il 14 dicembre (ore 21) con il fisico e divulgatore scientifico Antonino Zichichi che tratterà il tema “Il Tempo e la Scienza”. Completa l’evento un ricco catalogo di 230 pagine con belle immagini e curiosità storiche.

Perché questa mostra, ennesimo evento proposto dai Beni Culturali Cappuccini dell’Emilia-Romagna, polo culturale che a Reggio comprende anche una Biblioteca e un cinema-teatro? Pochi forse sanno che, storicamente, molti mastri orologiai sono stati frati e che, per di più, Reggio Emilia vanta un’antica tradizione di meccanica raffinata, grazie a dinastie di artigiani che realizzarono giganteschi orologi da torre in molte città italiane.

L’idea di “Tempo al Tempo”, e anche questa è una curiosità, nasce da Fr. Stefano Maria Cavazzoni Resca, direttore del museo, moderno mastro orologiaio (costruisce orologi meccanici, orologi solari e meridiane a camera oscura) destinato ad intraprendere questa professione se non avesse deciso di indossare il saio dei Cappuccini. Tutti gli orologi in mostra sono stati recuperati, restaurati e messi in funzione proprio da lui che è anche curatore dell’esposizione insieme al direttore operativo del museo Nadia Calzolari.

Come spiega Fr. Stefano: “L’idea iniziale della mostra parte dal fatto che nei secoli i frati, pur attenendosi alle rigide regole della vita religiosa che imponevano una vita contraddistinta dalla povertà materiale, potevano avere nel loro convento degli orologi, macchine anticamente costose per materiali e lavorazione e appannaggio, quindi, delle persone più facoltose. Fu così che alcuni frati laici iniziarono a studiare per apprendere le tecniche di costruzione e diventare mastri orologiai; il più famoso di questi è Fra Modesto da Ligorzano, frate laico cappuccino, al secolo Andrea Olivieri della Mare, vissuto tra il 1712 e il 1774, costruttore di orologi e tecnico dei gabinetti fisici delle Università di Pavia e di Modena. Fra Modesto fu un vero e proprio ingegnere del ‘700, conteso anche a corte dai potenti dell’epoca. Molti degli orologi in mostra sono stati da lui costruiti o modificati nel caso di macchine di epoche precedenti al XVIII secolo donate ai conventi.

Molti i motivi di curiosità della mostra: il castello con quattro grandi campane del XVII-XVIII secolo provenienti da un convento possono essere suonate tirando delle funi e saranno utilizzate in particolare per i laboratori didattici frequentati dalle scuole. Si possono, poi, ammirare tre automi lignei, rappresentanti i Re Magi e risalenti alla fine del Quattrocento, conservati nei Musei Civici e anticamente collocati sull’orologio della Torre Pubblica di Reggio che aveva una rappresentazione della volta celeste e sopra una meridiana; allo scandire del tempo gli automi passavano e si inchinavano davanti a una statua della Madonna seduta sul trono col Bambino Gesù, rappresentando in questo modo i pagani che riconoscevano in Gesù l’unico Dio.

Un altro motivo di interesse è rappresentato da un orologio da tavolo Atmos che funziona quello che si può definire, anche se appare incredibile, un moto perpetuo: il sistema, inventato da Jean-Leon Reutter nel 1936, è alimentato dalle variazioni di temperatura e pressione dell’ambiente che fanno espandere e restringere un polmone a soffietto riempito di gas etilene, che a sua volta fa muovere una piccola carrucola e gli altri meccanismi collegati: il tempo di funzionamento stimato è di circa 600 anni.

Una vera miniera d’informazioni e di curiosità è il catalogo (230 pagine) curato da Fr. Stefano e Giovanni Paltrinieri, noto gnomonista di Bologna (la gnomonica è la scienza che si occupa della misurazione delle frazioni di tempo) autore di monumentali orologi solari e meridiane e di molti studi e ricerche sul tempo. Oltre alle immagini degli orologi esposti in mostra, il catalogo propone numerosi interventi sui diversi significati del tempo, una storia dettagliata sulle macchine e gli strumenti utilizzati per la sua misurazione nelle diverse epoche, un elenco di francescani mastri orologiai e due capitoli dedicati al tempo del sole e a quello delle macchine a Reggio Emilia.

E, così, chi non lo sapesse può scoprire che l’orologio pubblico di Piazza Prampolini, posto sulla torre che sovrasta il palazzo del Monte di Pietà, fu costruito e installato alla fine del 1300, uno dei primi orologi da torre in Italia. E si può anche apprendere che l’orologio solare geografico sulla stessa torre fu realizzato sul finire del 1847 dal padre cappuccino Angelo da Codogno, al secolo Serafino Tognoli, frate presso il convento di Piacenza; al suo nome è legata anche la nascita del “Il Pescatore Reggiano”, pubblicazione contenente anche un calendario che continua ad essere stampata e non ha mai subito interruzioni. Da notare che anticamente l’accostamento “orologio solare” e “orologio meccanico” era obbligato; non esistendo ancora il segnale orario radio-televisivo, si attendeva che lo strumento gnomonico indicasse il Mezzodì per mettere avanti o indietro le lancette.

Interessanti anche le parti riservate all’obelisco di Piazza Gioberti (gli obelischi oggi hanno solo un significato celebrativo, ma nei grandi orologi solari assolvevano la funzione di gnomone, l’asta che proietta l’ombra sul quadrante) e l’orologio meccanico conservato nella Basilica dedicata alla Madonna della Ghiara; quest’ultimo fu concepito nel 1646 da Frà Cherubino Ranzani (1585-1675). Si tratta di un “Orologio Perpetuo”, o “Giornal’Eterno” come lo chiama il suo autore, in quanto oltre all’Ora fornisce indicazioni temporali sino ad oltre il Duemila, che si ripetono ciclicamente.

Tempo al Tempo – 23 novembre 2010 – 20 febbraio 2011

La mostra è aperta sabato dalle 15 alle 18; domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Per informazioni: 0522.580720 – info@liberarte-cappuccini.it www.museocappuccini.it. Inaugurazione martedì 23 novembre, ore 21.00 Sala “p. Daniele da Torricella” – Via Ferrari Bonini, 2. Intervengono: Giovanni Paltrinieri, gnomonista; e Fr. Stefano Maria Cavazzoni, direttore del Museo.

I martedì del Museo (incontri aperti al pubblico – ore 21)

– 7 dicembre 2010 Gli automi della torre civica: Elisabetta Farioli, Direttrice dei Musei Civici di Reggio Emilia

– 14 dicembre 2010 Il Tempo e la Scienza: Antonino Zichichi, fisico

– 21 dicembre 2010 La meridiana di Giazzi: Mattia Luzzi, docente di matematica e fisica

– 11 gennaio 2011 Quanto dura il tempo di un abbraccio? I tempi e i corpi della relazione: Giovanni Salonia, psicologo e psicoterapeuta

– 25 gennaio 2011 Il Tempo e la Musica: osservazioni sul rapporto tra compositore, esecutore e ascoltatore: Gianfranco Iotti, compositore

– 1 febbraio 2011 Segni del Tempo: tre esperienze temporali e il primato della festa: Andrea Grillo; docente Facoltà Teologica della Pontificia Università Gregoriana

– 8 febbraio 2011 Il Tempo nel contesto relativistico: Mattia Luzzi, docente di matematica e fisica

– 15 febbraio 2011 Frammenti del nostro Tempo. Tra lavoro, famiglia, hobby e riposo: Adrio Vezzani, consulente aziendale