Si è aperta con una grande partecipazione la conferenza provinciale sul Piano Attuativo Locale 2011-2013 (Pal), il “piano regolatore generale” che dovrà disegnare il futuro assetto della rete di servizi provinciali. Circa quattrocento persone – operatori della sanità, rappresentati delle organizzazioni di volontariato e singoli cittadini – hanno partecipato oggi, 3 dicembre, presso l’Aula Magna del Policlinico di Modena, ai lavori di presentazione e approfondimento delle proposte elaborate dai sei gruppi tecnici. L’apertura dei lavori è stata affidata al Sindaco di Modena Giorgio Pighi; sono intervenuti i direttori generali di Azienda USL e Policlinico di Modena, Giuseppe Caroli e Stefano Cencetti; la preside della Facoltà di Medicina Gabriella Aggazzotti ha illustrato il ruolo dell’Università. E’ intervenuto anche l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Carlo Lusenti. L’attività prosegue nel pomeriggio con la discussione delle proposte dei singoli gruppi di lavoro.

I lavori riprendono domani, 4 dicembre (ore 9.30), sempre con l’analisi delle proposte dei gruppi di lavoro e si chiuderanno con l’intervento del Presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini.

Il percorso verso il nuovo Pal

La conferenza prosegue il percorso verso il nuovo Pal avviato all’inizio dell’estate, con una serie di incontri con gli operatori e con i cittadini in tutti i distretti della provincia di Modena, e proseguito attraverso il portale web www.pal.provincia.modena.it. Il percorso si chiuderà nella primavera del 2011 con l’approvazione del documento.

Nei mesi scorsi la Conferenza territoriale ha fissato le linee d’indirizzo per il nuovo Pal: centralità alle politiche per il territorio, ridefinizione delle vocazioni dei singoli ospedali, integrazione fra strutture e servizi sono le parole d’ordine fissate dalle istituzioni. Quindi la parola è passata ai tecnici, incaricati di tradurre le linee d’indirizzo in soluzioni operative, definendo un ventaglio di proposte corredate da valutazioni organizzative ed economiche.

Sono stati costituiti sei gruppi di lavoro, che comprendono 150 professionisti dell’Azienda Usl, Azienda Policlinico e Università coinvolgendo direttori di distretto, responsabili dei dipartimenti, direzioni tecniche, medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri e tecnici delle aziende sanitarie.

Al primo gruppo è stato affidato il tema “promozione della salute e prevenzione”; il secondo si è occupato di assistenza territoriale (cure primarie, percorsi assistenziali per patologie, specialistica ambulatoriale, lungodegenza e riabilitazione). Il terzo gruppo, che ha lavorato sulla rete ospedaliera provinciale, per definire le “mission” dei singoli ospedali e l’integrazione Policlinico-Baggiovara, oltre ai nuovi modelli assistenziali di cura. Un quarto gruppo di lavoro “Aree di integrazione ospedale-territorio” è dedicato all’emergenza-urgenza e al materno-infantile. Gli ultimi due gruppi si sono occupati infine di ricerca, innovazione, formazione, sviluppo delle professionalità e di integrazione amministrativa, tecnica e logistica tra le due aziende sanitarie.

Il lavoro dei gruppi è stato integrato anche dalle 93 proposte – raccolte attraverso il portale www.pal.provincia.modena.it – di operatori sanitari, associazioni di volontariato, sindacati, privati, ordini professionali e anche da comuni cittadini (è possibile inviare contributi fino al prossimo 10 dicembre). Le proposte sono pubblicate sul portale, dove è inoltre possibile consultare tutti i documenti relativi alla programmazione sanitaria precedente e il bilancio dei risultati prodotti.

LA SINTESI DEL LAVORO SVOLTO SINO A OGGI E DELLE LINEE D’INDIRIZZO EMERSE

Elementi chiave delle proposte dei 150 professionisti delle due aziende sanitarie modenesi elaborate in questi ultimi due mesi sono le importanti innovazioni organizzative a livello territoriale e ospedaliero e gli elementi di forte integrazione di tipo clinico e gestionale fra Azienda USL e Policlinico.

I principi seguiti nell’elaborazione delle proposte che saranno presentate e discusse nella conferenza provinciale sono stati quello della sicurezza dei pazienti e degli operatori, dell’appropriatezza clinica e organizzativa, dell’equità e dell’efficienza e sostenibilità economica.

INDICAZIONI DI CARATTERE GENERALE

Alcune proposte sono di tipo generale nei confronti dell’insieme del sistema sanitario e riguardano la creazione di percorsi clinico assistenziali trasversali a tutto il sistema, ospedaliero e territoriale. Questi percorsi, multidisciplinari e multiprofessionali, devono essere riferiti alla complessità dei bisogni non solo sanitari della persona e dovrebbero diventare modalità ordinaria di intervento, a partire dalla cronicità, dai casi multiproblematici e dalla lungoassistenza. I nuovi percorsi passeranno anche attraverso la valorizzazione delle nuove professioni infermieristiche e tecnico-sanitarie, così come è già avvenuto in molte altre nazioni, che vedono una maggiore presenza e ruolo di queste figure accanto alla tradizionale figura del medico, sia in ospedale che negli ambulatori dei medici di medicina generale. Altro elemento generale riguarda il governo del sistema attraverso meccanismi di monitoraggio delle strategie di medio-lungo periodo integrando il governo della spesa con misure di risultato per evidenziare il valore prodotto per il cittadino. Infine i rapporti tra aziende sanitarie e volontariato/terzo settore dovranno divenire più strutturati attraverso meccanismi di dialogo e confronto sulla programmazione strategica.

INDICAZIONI EMERSE DAI SINGOLI GRUPPI DI LAVORO

A livello di singoli gruppi la principale proposta sulla promozione della salute e prevenzione riguarda il miglioramento del raccordo tra soggetti coinvolti in questo ambito, spesso oggetto di interventi poco allineati fra loro.

Sul tema dell’assistenza territoriale la proposta principale riguarda lo sviluppo delle nuove forme di aggregazione della medicina generale, come i nuclei di cure strutturati o le Case della salute che rappresentano il luogo fisico e funzionale in cui si concentrano servizi e attività attualmente disperse e frammentate sul territorio.

La Casa della salute è una struttura polivalente in grado di erogare nello stesso spazio fisico l’insieme delle prestazioni e la continuità assistenziale 7 giorni su 7, H24 da parte dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici di continuità assistenziale e di quelli dell’emergenza territoriale. Accanto a queste strutture, che non implicano la chiusura degli ambulatori decentrati dei singoli medici di medicina generale, ma semmai un loro potenziamento perché avranno anch’essi accesso a maggiori attività specialistiche, si andrà verso una maggiore diffusione delle medicine di gruppo e sviluppo di nuclei di cure primarie con conseguenti ricadute sui pronto soccorso e sui servizi di accettazione pediatrica e una migliore presa in carico delle patologie croniche e delle riacutizzazioni con gestione dei percorsi integrati.

Dal punto di vista domiciliare verrà definito un piano provinciale della domiciliarità integrato Ausl–Comuni con indicazione delle priorità e la garanzia della dimissione protetta, l’integrazione ospedale-territorio e nel territorio la cura e l’assistenza a lungo termine del bambino cronico con problemi complessi. Inoltre, viene proposta l’attivazione di almeno 25 posti letto di ospedali di comunità con un case manager assistenziale infermieristico ed un case manager medico rappresentato dal medico di medicina generale (case manager, vale a dire un unico punto di riferimento per ottenere una comunicazione e gestione più efficace e coordinata).

Per dare una risposta ai tempi di attesa nell’assistenza specialistica ambulatoriale la proposta è quella di ridefinire i percorsi di diagnosi e cura secondo criteri di appropriatezza, potenziando e consolidando le relazioni fra le cure primarie, gli specialisti territoriali e quelli ospedalieri. Altra innovazione è quella di offrire agli assistiti modalità di accesso differenziate ai vari servizi anche tramite strumenti semplici quali telefono, e-mail, internet fino allo sviluppo e consolidamento di modelli organizzativi più articolati.

Nel campo delle cure palliative la proposta è di consolidare e sviluppare il modello di erogazione diffusa delle cure fornite da una molteplicità di soggetti a seconda dei progetti assistenziali e dei setting, dei contesti, nei quali il paziente è curato. Viene riconfermata la scelta dei 2 hospices per pazienti terminali oncologici e non oncologici (quello attualmente gestito dal Policlinico in tempi medio brevi può passare a gestione territoriale). Tali Hospices devono diventare strutture territoriali a gestione infermieristica.

Sul tema della lungodegenza e riabilitazione vi sarà un potenziamento delle attività e servizi dedicando le strutture di lungodegenza alla gestione infermieristica.

Per quanto riguarda la salute mentale e le dipendenze patologiche particolare rilievo assumeranno le azioni organizzative volte a migliorare la risposta all’emergenza-urgenza, ad incrementare la domiciliarità dell’assistenza, la razionalizzazione in direzione della bassa intensità dell’offerta residenziale; lo snellimento dei percorsi sperimentando modalità innovative di sostegno ai progetti terapeutico-riabilitativi individuali e il potenziamento del reinserimento lavorativo, superando logiche di assistenzialismo. Anche sulla neuropsichiatria infantile si prevedono investimenti e un miglioramento dei percorsi diagnostici e di presa in carico delle gravi disabilità neuromotorie e dei disturbi dello spettro autistico dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento dell’ADHD, dei disturbi del comportamento alimentare.

Sul tema dell’assistenza farmaceutica elemento caratterizzante è quello della ricerca dell’appropriatezza prescrittiva, sia a livello ospedaliero che territoriale, e della farmacovigilanza. Altro elemento chiave è l’informazione indipendente sui farmaci che dovrà essere sviluppata con interventi sinergici fra le aziende sanitarie provinciali, sia a livello territoriale che ospedaliero.

Sul tema della rete ospedaliera è previsto un calo dei letti per acuti, in particolare quelli chirurgici, a favore delle nuove forme di ricovero breve come la day surgery e la chirurgia ambulatoriale e un aumento dei letti per lungodegenza.

Un elemento importante è la creazione di coordinamenti provinciali forti per le varie aree d’attività e/o percorsi assistenziali col compito di collaborare alla individuazione dei bisogni e alla valutazione, e di individuare proposte per la programmazione delle attività e o percorsi specialistici per rendere omogenei e coerenti gli interventi a livello provinciale.

Vi sarà quindi la revisione delle mission degli ospedali e della distribuzione dei posti letto che toccherà tutte le strutture provinciali, facendo riferimento ad alcuni criteri, di cui il più importante è la conferma del modello organizzativo Hub and Spoke e l’organizzazione della rete in regime di sicurezza e per intensità di cura. Questo prevederà la creazione di 5 livelli di cura, da quello ad altissima intensità che prevede la presenza della rianimazione (nelle strutture del Policlinico, Baggiovara e Carpi) a quello più basso che è quello della domiciliarità che prevede forme di assistenza anche di tipo ospedaliero al domicilio del paziente, con gli specialisti ospedalieri che quando necessario escono anche dall’ospedale e gestita anche attraverso le nuove tecnologie della telemedicina.

Modello organizzativo per intensità di cura

Per garantire i migliori livelli di sicurezza la rete prevederà per talune patologie percorsi di centralizzazione presso gli ospedali a maggiore complessità. In questo senso la rete dovrà prevedere l’erogazione capillare e diffusa delle prestazioni di maggior frequenza e minor complessità e la progressiva centralizzazione della casistica di maggiore complessità sia dal punto di vista della frequenza che della criticità del paziente in strutture di livello di intensità di cure crescente.

E’ prevista inoltre una riorganizzazione interna dei singoli ospedali per livelli di assistenza e all’interno delle strutture ospedaliere la creazione di aree plurispecialistiche di omogeneo livello assistenziale. Il nuovo modello, a regime, potrà prevedere la riorganizzazione dell’intero ospedale per livelli di attività assistenziale, indipendentemente dalla branca specialistica di riferimento del paziente e l’individuazione di un case manager medico e di uno assistenziale.

Occorrerà inoltre procedere all’individuazione delle duplicazioni presenti nella rete e al loro superamento, intese non solo nel senso di strutture/unità operative ma anche di modalità organizzative ridondanti (es. guardie, pronte disponibilità specialistiche, gestione emergenza-urgenza).

Per quanto riguarda l’area materno-infantile oltre alla riorganizzazione dei punti nascita per favorire la sicurezza del parto è previsto lo sviluppo di un piano di controllo del dolore nel parto. A livello pediatrico è prevista la riorganizzazione delle pediatrie ospedaliere che favorisca anche il dialogo con il territorio di riferimento e che permetta di diminuire gli accessi impropri al Pronto Soccorso garantendo l’offerta ambulatoriale per 12 ore al giorno, garantendo percorsi facilitati per l’accesso alla diagnostica ed alla consulenza specialistica.

Per quanto riguarda la rete Ostetrico Ginecologica elemento cardine è che le attività in elezione ed a bassa complessità devono essere il più vicino possibile ai cittadini. L’attività di day surgery potrà essere garantita anche presso Castelfranco e Vignola. Punto importante è la creazione di una rete provinciale di contrasto alla violenza sessuale domestica.

Per l’area dell’emergenza-urgenza elemento chiave è la reale risposta agli accessi impropri al pronto soccorso spesso causati da una mancata presa in carico a livello territoriale ai bisogni dei pazienti. Una via per rispondere ad essi è potenziare la medicina generale di alcune tecnologie di tipo specialistico per intercettare i pazienti che necessitano di assistenza.

Si dovrà anche valutare la possibilità di implementare il numero degli ambulatori per i codici bianchi gestiti dai Medici della Continuità Assistenziale e definirne la collocazione maggiormente strategica (in contiguità con i pronto soccorso di maggiori dimensioni o in prossimità degli stessi con forte integrazione sui percorsi assistenziali fra le due strutture).

Per quanto riguarda gli attuali punti di primo intervento si prevede la possibilità di una collaborazione con le nuove forme assistenziali territoriali e la presenza di automediche, una per area geografica. Al fine di ridurre i ricoveri e dimettere i pazienti in maggiore sicurezza occorrerà infine completare la dotazione dei Pronto Soccorso della provincia di unità di Osservazione Breve Intensiva (OBI) strutturate.

Sul tema della ricerca e innovazione l’idea è di creare una struttura provinciale della ricerca integrata fra le diverse aziende sanitarie e l’Università che permetta di incrementare la ricerca e la partecipazione a progetti di ricerca anche internazionale. Inoltre si prevede lo sviluppo delle attività previste dall’accordo del Qualità Center Network per la valorizzazione delle attività di ricerca clinica, pre-clinica sui Dispositivi medici e per favorire l’espressione delle potenzialità innovative espresse dalle imprese del Distretto Biomedicale della Provincia.

Sulla gestione del rischio clinico l’obiettivo generale è quello di definire un modello organizzativo che promuova la integrazione delle varie strutture preposte alla gestione del rischio sanitario, che sviluppi progetti per la prevenzione del rischio dalla analisi dei processi/percorsi diagnostico terapeutici alla definizione di mappe e profili di rischio.

In tema d’innovazione tecnologica si prevede di creare un gruppo di technology assessment provinciale, che valuti gli investimenti e tutte le proposte di acquisizione tecnologica, comprese quelle derivanti da donazioni, prima dell’inserimento nei piani di investimento.

Da ultimo va sottolineata la volontà di una forte integrazione delle strutture direzionali fra AUSL e Policlinico che vedranno l’unificazione, o l’integrazione quando questo non sia tecnicamente possibile, della maggior parte delle strutture direzionali, quali ad esempio le ingegnerie cliniche, i sistemi informativi o le diverse strutture amministrative.