Ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione degli ebrei e degli italiani che hanno subito la deportazione ma anche «coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». E’ quanto prevede la legge che, nel 2000, ha istituito il Giorno della memoria il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz.Le iniziative promosse quest’anno dalla Provincia di Modena insieme alla Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia – con la collaborazione di Istituto Storico, Fondazione ex-Campo Fossoli e Fondazione Villa Emma – sono incentrate proprio sulle figure dei “Giusti tra le nazioni”. Coloro, cioè, che pur non essendo ebrei hanno rischiato la vita per salvare almeno un ebreo durante la persecuzione nazi-fascista.

Sono otto i modenesi che hanno ottenuto il riconoscimento di “Giusti” dallo Yad Vashem, l’Istituto per la rimembranza dei martiri e degli eroi dell’Olocausto dello Stato di Israele: don Arrigo Beccari, Odoardo Focherini, Alberta e Sisto Gianaroli, Antonio Lorenzini, Giuseppe Moreali, don Benedetto Richeldi e don Dante Sala .

«La Shoah – ricorda il presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini – ha potuto verificarsi per l’atteggiamento indifferente di tanti uomini e donne. Proprio per questo è necessario ricordare che la salvezza di ogni ebreo sopravvissuto è dovuta al coraggio di chi ha rischiato la propria vita per salvare quella dei perseguitati. Alle future generazioni – aggiunge Sabattini – dobbiamo trasmettere la memoria del male, affinché quegli orrori non accadano più, ma anche e soprattutto la memoria del bene, come esempio concreto e positivo della possibilità di scelta che ogni individuo ha sempre, anche nei casi estremi».

In memoria di ogni modenese “Giusto tra le nazioni” verrà messa a dimora, alle ore 12 di giovedì 27 gennaio, una pianta di ulivo in otto diverse scuole superiori della provincia. «Nel Giardino dei Giusti presso lo Yad Vashem di Gerusalemme – spiega Elena Malaguti, assessore provinciale all’Istruzione, Politiche giovanili e Cultura – ogni pianta ricorda uno di questi eroi, perché nella tradizione ebraica tale pratica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara. Idealmente affidiamo le piante di ulivo agli studenti delle prime classi perché mantengano viva e trasmettano la memoria dei modenesi ai quali viene dedicato».

Nel pomeriggio del 27 gennaio, alle ore 15, verrà inaugurata inoltre una targa commemorativa con i nomi degli otto “Giusti” modenesi nell’atrio del Palazzo della Provincia, in viale Martiri della libertà 34 a Modena. «Intendiamo così creare un luogo simbolico della memoria – aggiunge Demos Malavasi, presidente del Consiglio provinciale – in cui lasciare testimonianza di otto persone che senza alcun indugio, per salvare vite umane, esposero la propria persona al rischio della prigionia, della deportazione e della morte».

La cerimonia di inaugurazione della targa, alla presenza delle autorità e dei parenti dei “Giusti” modenesi, sarà conclusa da un momento di preghiera comune alla quale parteciperanno l’Arcivescovo di Modena-Nonantola Antonio Lanfranchi, il vescovo di Carpi Elio Tinti e Rav Beniamino Goldstein, rabbino capo della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia.

«Otto nomi, otto vite, tante vite salvate. Noi li definiamo eroi – osserva Sandra Eckert, presidente della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia – ma essi non si sono mai considerati tali, pensando essere una cosa naturale, al di là delle differenze di religione e di credo politico, il proteggere, nutrire, dare accoglienza nelle proprie case a uomini, donne e bambini inermi per salvarli dalla deportazione e dalla morte. Noi speriamo che nel futuro sarà sempre ricordato l’operato dei Giusti, secondo i principi di uguaglianza dei diritti che sono la salvaguardia della democrazia del nostro Paese». Gli alberi di ulivo e la lapide – conclude Sandra Eckert – «non devono solo ricordare il passato, ma essere di monito per gli adulti e i giovani, come scrisse Primo Levi: “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa, andando per via, coricandovi, alzandovi; ripetetele ai vostri figli”».

Sulla lapide collocata nell’atrio del Palazzo della Provincia, oltre ai nomi degli otto “Giusti”, è citato un passo del Levitico (XIX, 16) che dice: «Non assistere inerte al pericolo del tuo prossimo: io sono il Signore».

“GIUSTI TRA LE NAZIONI” AL VAGLIO DELLA COMMISSIONE UN ALTRO MODENESE

Il termine “Giusti tra le nazioni” indica i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dalla Shoah. Nel 1962 una commissione guidata dalla Suprema corte israeliana ha ricevuto l’incarico di conferire il titolo onorifico di “Giusto tra le nazioni”, ricercando documentazione e testimonianze che possano avvalorare il coraggio e il rischio che i salvatori hanno affrontato per salvare gli ebrei dallo sterminio. La procedura prevede che debbano essere i salvati a proporre presso lo Yad Vashem il nome del loro salvatore, esprimendo la richiesta che sia dichiarato Giusto sulla base della documentazione richiesta.

Chi viene riconosciuto “Giusto tra le nazioni” riceve un attestato e una medaglia su cui è incisa la frase “Chi salva una vita, salva un universo intero” (citazione dal Talmud, libro di commento alla Torah).

Al gennaio 2010 i dati dello Yad Vashem riportano il numero di 23.226 Giusti nel mondo, principalmente in Europa, dei quali 484 italiani. A nomi noti come quello di Oskar Schindler e Giorgio Perlasca si accompagnano tanti uomini e tante donne meno conosciuti, capaci però di scelte e gesti straordinari: laici e religiosi, intellettuali e nobili, contadini e operai.

Sono otto, finora, i modenesi che hanno ricevuto tale riconoscimento. Sono in corso le pratiche per l’attribuzione del titolo a Francesco Vecchione, capo di gabinetto della Questura di Modena dal 1938 al 1948, il quale rischiò ripetutamente la vita per salvare ebrei ed antifascisti.

LE STORIE DEGLI OTTO EROI CHE SALVARONO GLI EBREI DA DEPORTAZIONE E MORTE

Ecco le schede sintetiche degli otto modenesi che hanno avuto il riconoscimento di “Giusti tra le nazioni” (la versione integrale completa di bibliografia, a cura di Maria Peri, è disponibile sul sito www.provincia.modena.it).

Arrigo Beccari (1909-2005), originario di Castelnuovo Rangone, ordinato sacerdote nel 1933, viene nominato parroco a Rubbiara di Nonantola, e lì rimane sino alla morte. La sua attività di aiuto ai perseguitati inizia nel 1940 e si concretizza nella realizzazione di documenti falsi sia per oppositori al regime fascista che per gli ebrei. Con l’8 settembre si adopera per mettere in salvo – insieme a Giuseppe Moreali – 73 ragazzi ebrei ospiti a Villa Emma: in meno di 36 ore li affida a famiglie del paese o li nasconde nel seminario, quindi fornisce ai ragazzi documenti falsi per l’espatrio in Svizzera. Continua poi l’opera di soccorso ai perseguitati. Arrestato il 16 settembre 1944 e rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte, è liberato il 22 aprile 1945.

Odoardo Focherini (1907-1944), carpigiano, cresce nella realtà ecclesiale carpigiana dove s’impegna in varie associazioni, in particolare nell’Azione Cattolica di cui è presidente diocesano. Nel 1942 gli viene affidato l’incarico di far espatriare un gruppo di ebrei polacchi arrivato in Italia clandestinamente, ma il suo impegno più consistente in favore dei perseguitati inizia dopo l’8 settembre 1943. Con don Dante Sala organizza una rete clandestina che porterà alla salvezza alcune decine di persone. Si procura carte d’identità in bianco e le compila con dati falsi, organizza i viaggi verso il confine e racimola i soldi per affrontare le spese. Arrestato l’11 marzo 1944, è incarcerato a San Giovanni in Monte, poi trasferito al Campo di Fossoli, per passare a Gries (Bolzano) e a Flossenburg; muore il 27 dicembre 1944 nel sottocampo di Hersbruck. Nel 1996 è iniziato il processo di beatificazione

Sisto Gianaroli (1895-1977) e la moglie Albertina Seruti Gianaroli (1908-1990) originari rispettivamente di Pavullo e Serramazzoni, negli anni della guerra lavorano al mulino di Casa Lancelotti a Gombola di Polinago. In seguito all’occupazione nazista, offrono ospitalità agli Ottolenghi, famiglia ebrea proveniente da Ferrara. Nazisti e fascisti si presentano più volte al mulino per cercare i fuggiaschi, ma questi vengono nascosti nei posti più impensati . Ospitano per alcuni giorni anche alcuni aviatori alleati i cui aerei erano stati abbattuti a nord della Linea Gotica. L’ 1 settembre 2009, durante una manifestazione a Polinago, il figlio di Sisto, Donato Gianaroli, insieme ai fratelli, ha ricevuto l’attestato e le medaglie a nome dei genitori defunti.

Antonio Lorenzini (1894-1966) originario di Sassostorno, frazione di Lama Mocogno, nel 1914 viene mandato a combattere come alpino. Il 30 dicembre 1915, ferito in combattimento, subisce l’amputazione della gamba sinistra. Negli anni della Seconda guerra mondiale lavora come impiegato all’ufficio anagrafe del Comune di Lama Mocogno e questa circostanza gli permette di operare per salvare la vita di giovani militari, sia cadetti dell’Accademia militare di Modena sia soldati allo sbando che rischiano di essere arrestati e deportati. Come impiegato all’anagrafe, accede a carte di identità in bianco e a timbri originali, riuscendo a salvare moltissime persone.

Giuseppe Moreali (1895-1980) nasce a Sassuolo. Medico condotto a Nonantola, contribuisce al salvataggio dei 73 ragazzi ebrei di Villa Emma insieme a don Beccari. Dopo l’esodo dei bambini verso la salvezza, don Beccari e Moreali continuano l’attività di soccorso ai perseguitati, fornendo a chiunque ne avesse bisogno indumenti, cibo e documenti falsi. A questa attività clandestina affianca l’attività di medico condotto dei nonantolani e dei partigiani. Informato di essere stato “etichettato” come membro della Resistenza, rifiuta la possibilità che gli era stata offerta di abbandonare Nonantola. Viene riconosciuto Giusto tra le Nazioni il 18 febbraio 1964.

Benedetto Richeldi (1912-1997) nasce a Roccasantamaria, frazione di Serramazzoni. Ordinato sacerdote, viene destinato a Finale Emilia, poi a Massa Finalese quindi a San Felice sul Panaro. Opera per mettere in salvo dodici ebrei perseguitati, che prima accompagna in un collegio cattolico sulle colline, poi – nel novembre 1943 – riporta a Finale e nasconde presso alcune famiglie. Quindi pianifica la loro fuga verso la Svizzera: prepara documenti falsi, provviste per il viaggio e a metà dicembre li affida ad alcuni amici di fiducia: Berto Ferraresi, Flavio Borsari e Vanes Testi. L’unica del gruppo che rimane in Italia è la polacca Federica Hubschmann, nascosta da don Richeldi presso le suore di Palagano. Denunciato e ricercato nel luglio 1944, si rifugia con falso nome (don Carlo) a Palagano sino alla fine della guerra.

Dante Sala (1905-1982), carpigiano, diventa sacerdote nel 1935. Cappellano a Mirandola, dal 1937 al 1947 è parroco di San Martino Spino. Dopo l’8 settembre 1943 ospita in canonica una famiglia di ebrei jugoslavi, cercando di organizzare per loro una via di fuga. Dato l’esito positivo della missione, condivide la sua esperienza con Odoardo Focherini. I due si impegnano a costituire una rete clandestina di aiuti per accompagnare gli ebrei, a piccoli gruppi, verso la Svizzera. Dopo alcuni viaggi, nei quali salva anche delle famiglie di ebrei modenesi, il 4 dicembre 1943 è arrestato e incarcerato. Ritornato a casa, riesce a impedire la deportazione di un centinaio di suoi parrocchiani da San Martino Spino al lavoro coatto in Germania.

LE CERIMONIE NELLE SCUOLE ALLA PRESENZA DEI PARENTI E DELLE PERSONE SALVATE

Otto piante di ulivo – ciascuno dedicato a un modenese “Giusto tra le nazioni” – verranno messe a dimora giovedì 27 gennaio in altrettante scuole superiori della provincia. Le cerimonie si svolgeranno tutte alle ore 12, alla presenza delle autorità civili e rappresentanti della Comunità ebraica. In molti casi saranno presenti anche parenti dei “Giusti” o di persone da loro salvate.

Le piante verranno simbolicamente affidate agli studenti delle classi prime, a conclusione di un momento di approfondimento all’interno delle singole scuole. A Modena l’ulivo dedicato a Giuseppe Moreali verrà messo a dimora nel Polo scolastico di via Leonardo da Vinci. Sono previsti interventi del presidente della Provincia Emilio Sabattini, del vicesindaco di Modena Alvaro Colombo e di Enrico Aimi, vicepresidente dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna. Sarà presente Giambattista Moreali, figlio di Giuseppe.

A Carpi – ulivo dedicato a Odoardo Focherini – la cerimonia si svolgerà all’Istituto “A. Meucci”, con interventi del sindaco Enrico Campedelli e di Demos Malavasi, presidente del Consiglio provinciale. Saranno presenti i figli e familiari di Focherini.

L’ulivo dedicato a Don Arrigo Beccari verrà piantato nel cortile dell’Istituto “L. Spallanzani” a Castelfranco, alla presenza del sindaco Stefano Reggianini, dell’assessore provinciale all’Ambiente Stefano Vaccari e dell’assessore regionale alle Attività produttive Giancarlo Muzzarelli.

A Finale Emilia l’ulivo in memoria di don Benedetto Richeldi è all’Istituto “I. Calvi”. Alla cerimonia interverranno il vicesindaco Angelo D’Aiello e gli assessori provinciali Francesco Ori e Daniela Sirotti Mattioli. Saranno presenti Maria Pia Balboni, studiosa che conserva il diario originale di don Richeldi, Berto Ferraresi e Vanes Testi, che aiutarono il sacerdote a portare in salvo gli ebrei, oltre al nipote di don Richeldi, Aquilino.

A Mirandola all’Istituto “G. Luosi”verrà dedicato un ulivo a don Dante Sala, alla presenza del sindaco Maino Benatti e del vicepresidente della Provincia Mario Galli.

A Pavullo sarà collocato presso il Polo scolastico “Cavazzi-Marconi” l’ulivo dedicato a Antonio Lorenzini, alla presenza di Emanuele Colorni, figlio di una delle persone da lui salvate. Interventi del sindaco Romano Canovi e dell’assessore provinciale all’Agricoltura Giandomenico Tomei

Sarà messo a dimora a Sassuolo, presso l’Istituto “Formiggini”, l’ulivo dedicato a Sisto Gianaroli, alla presenza dei figli Donato, Bianca e Ida. Interverranno il sindaco Luca Caselli, l’assessore provinciale alle Infrastrutture Egidio Pagani e il presidente dell’Assemblea regionale Matteo Richetti. Pier Paolo Ottolenghi, una delle persone salvate dalla famiglia Gianaroli, non potendo essere presente invierà una testimonianza rivolta agli studenti. Testimonianza che verrà letta anche a Vignola dove, all’Istituto “P. Levi”, verrà dedicato l’ulivo ad Alberta Gianaroli alla presenza dei figli Lino, Maria Assunta e Novella. Interverranno il sindaco Daria Denti e l’assessore provinciale al Bilancio Marcella Valentini.