Nel campo di Bergen Belsen – su un muro – c’è un graffito, e ci sono delle parole, lasciate da un deportato. “Io sono qui e nessuno racconterà la mia storia”. La disperazione che questa frase porta con sé sintetizza, con una forza che ancora ferisce, la tragedia che fu la Shoah. La vergogna che furono i campi di sterminio. E dà ragione del motivo per cui noi, oggi, abbiamo il dovere di ricordare. E farci testimoni, trasmettere memoria e conoscenza, mettere in relazione il passato con il presente, l’esperienza di chi quell’orrore l’ha vissuto, con l’esperienza degli adulti con quella dei giovani, con il futuro.

E’ per costruire il futuro che ha sentito il dovere della memoria anche chi avrebbe avuto, in realtà, mille motivi per dimenticare, per scordare il dolore, le sofferenze, l’orrore provato.

E’ guardando indietro a tutto questo che diciamo “Noi ricordiamo” dichiara Ciro Alessio Pecoraro candidato sindaco della lista civica “Il Coraggio di Cambiare”.

Perché osservare, riflettere, ascoltare, mantenere viva la memoria sono gli strumenti più efficaci per prevenire nuove sopraffazioni, per sconfiggere l’esclusione, l’intolleranza, ogni tipo di discriminazione che può presentarsi, oggi, sotto altri aspetti, facendo leva su suggestioni e argomenti differenti. E perché la memoria di ciò che è stato, della nostra storia, è parte fondamentale della nostra identità, della nostra unità nazionale.

Le nostre radici sono lì, in quel tempo. Fu grazie al bisogno di libertà e democrazia che animò la scelta di tanti, soprattutto giovani, che nacque la Repubblica. Grazie a un sentimento di comune appartenenza, a uno spirito di concordia e ad un senso delle istituzioni che riuscì ad essere più forte delle rispettive ragioni, fu scritta la nostra Costituzione, furono sanciti i principi e i valori grazie ai quali l’Italia è cresciuta e oggi è un grande Paese.

E’ in giornate come queste che non devono mai diventare solamente routine o “compitino istituzionale” – continua Pecoraro – che dovrebbe essere messo da parte l’odio che troppo spesso anima il dibattito politico e sentirsi tutti parte di un grande progetto.

Ecco perché non dobbiamo dimenticare, ecco perché dobbiamo sentire forte il senso di appartenenza alle nostre radici ma essere in prima linea per combattere ogni forma di intolleranza, ogni forma di oppressione ed esclusione, anche sociale. Penso a milioni di cinesi che ancora oggi sono tenuti prigionieri costretti a lavorare come schiavi fino a 17 ore al giorno per un pugno di riso o poco più.

La Shoah è una tragica esperienza carica di insegnamenti e di valori, noi non dimentichiamo.