Il capogruppo del Pd Paolo Trande replica alle profezie di sventura del consigliere del Pdl Leoni: «In una delle sue tante scorribande mediatiche il nostro indefesso dichiaratore Leoni, consigliere regionale e comunale del Pdl, entra “a gamba tesa” in casa altrui e spara sentenze di “malattia e morte” decretando il fallimento del Partito Democratico modenese e la sua prossima dissoluzione.

E’ il classico caso del bue che dice cornuto all’asino. Per almeno quattro buone ragioni: a) Leoni è iscritto ad un partito che non è un partito ma un’emanazione societaria della moltitudine di scatole cinesi di proprietà del suo signore di Arcore; b) Leoni è parte di un gruppo consiliare che non esiste perché, è noto a tutti, si tratta di un somma tecnica di eletti che quasi non si rivolgono la parola e ciononostante ha la faccia tosta di decretare lo stato di crisi del gruppo consiliare del Pd e intona il “de profundis” del Partito Democratico di Modena; c) Leoni è iscritto ad un gruppo consiliare che ha visto due uscite e rientri verso la Lega Nord, un’uscita definitiva verso l’MPA e, con sprezzo del ridicolo, fa il professore di “fisica dei disastri” e di “cinetica della rottamazione” del Pd; d) Leoni è l’emblematico rappresentante di un’opposizione in piena deriva politica che da mesi, per mancanza di idee e di proposte, va al rimorchio del vero leader della destra modenese, Vittorio Ballestrazzi (ex-grillino davanti al quale ci inchiniamo per la buona riuscita dell’OPA lanciata sul PdL locale). Basta che egli chieda “consultazioni popolari” e il Pdl firma, o presenti un ordine del giorno e il PdL firma e vota, o faccia un’interrogazione e il PdL firma e assente. Risultati reali per i cittadini? Zero assoluto. Opposizionismo e inefficacia questo è il segno della opposizione modenese sempre più ex-grillizzata.

Morale della favola: i più anziani della politica rimpiangono i tempi in cui a Modena c’era un’opposizione seria, che non faceva sconti ma che si adoperava per la città e non sottoscriveva supinamente quanto veniva proposto dal primo arrivato. Ma erano i bei tempi in cui questo paese non aveva ancora visto quel disastro culturale, politico e istituzionale che è il berlusconismo».