«L’inflazione sta rialzando la testa, mentre i pensionati devono abbassarla a causa di provvedimenti, come l’aumento dei biglietti del trasporto pubblico locale in vigore dal 1° marzo». Lo denuncia il sindacato pensionati Fnp-Cisl, che accusa la politica di non voler avviare una vera lotta a sprechi, doppioni della politica ed evasione fiscale, a rimpallarsi le responsabilità incurante del fatto che a farne le spese siano sempre i più deboli. «Anche sul trasporto pubblico locale le cose non cambiano. A fronte di una perequazione sulle pensioni più basse dell’1,4 per cento lordo, l’aumento del biglietto dell’autobus varia dal 20 al 100 per cento a seconda del tempo di validità – afferma il segretario provinciale della Fnp-Cisl, Pietro Pifferi – Non intendo entrare nelle motivazioni dei vari livelli istituzionali (debito pubblico, tagli al trasporto pubblico locale, esigenze di far quadrare i bilanci), che hanno tutte un fondo di verità insieme a una buona dose di polemica politica. Vorrei, però, che ci fosse una maggiore sensibilità per i problemi delle persone, soprattutto di quelle più colpite dalla crisi, obbligate a utilizzare il mezzo pubblico perché non possono permettersi di sostituire la vecchia auto con una più ecologica e devono fare attenzione ai divieti imposti dai Comuni».

Pifferi spiega che, come previsto dalla normativa regionale, tramite il comitato consultivo degli utenti i sindacati hanno evidenziato le difficoltà dei pensionati a sostenere gli aumenti proposti da Atcm e approvati dai Comuni. I sindacati hanno anche presentato proposte, rimaste inascoltate, per favorire l’incremento dell’utilizzo del mezzo pubblico, negli ultimi anni in forte calo. «È vero che l’autobus lo usa chi non può farne a meno – osserva Pifferi – Tuttavia occorrono politiche incentivanti, da quelle più piccole a quelle più complesse. Tra le più piccole segnaliamo la qualità (pulizia dei mezzi, rispetto degli orari, cortesia del personale, mantenimento delle corse previste). Lo stesso blocco della circolazione, tanto criticato, avrebbe più senso se aumentasse l’offerta di parcheggi scambiatori. Si tratta, insomma, di compiere scelte chiare e non contraddittorie, finalizzate a potenziare il trasporto pubblico locale, non solo e non tanto aumentando il numero degli autobus, quanto piuttosto creando corsie preferenziali».

I pensionati Cisl ricordano che la liberalizzazione, la trasformazione societaria e le gare per l’assegnazione dei servizi avrebbero dovuto consentire maggiore efficienza e produttività. Invece l’ingresso del privato ha peggiorato la qualità, ha fatto lievitare i prezzi, ha disincentivato il senso civico di chi non evade, se è vero che l’Atcm non recupera neppure la metà delle sanzioni elevate con notevole impiego di uomini e risorse. «L’unico obiettivo di Atcm è abbassare il costo del lavoro. Con l’avallo dei sindaci, – continua Pifferi – l’azienda ha deciso di aumentare i costi a carico dei cittadini senza un confronto costruttivo sul piano industriale, sulle esternalizzazioni, sull’organico. Non sarebbe il momento di avviare un tavolo di concertazione con tutte le forze sociali? Queste decisioni riguardano la vita di tutti i modenesi. Tra l’altro si parla dell’unificazione tra le aziende di trasporto pubblico locale di Modena, Reggio e Piacenza. Forse è il caso di confrontarsi bene per evitare – conclude il segretario della Fnp-Cisl – che i benefici, anziché ai cittadini, vadano solo a qualche politico o manager».