Anche la rilegatura di un libro può aiutare a ricostruire frammenti di vita di un tempo passato, può dire qualcosa sulla storia dell’istruzione, della lettura e dello sviluppo intellettuale dell’uomo. Oggi quasi nessuno presta attenzione alla legatura di un volume stampato anonimamente in migliaia di esemplari, ma un tempo ogni copia era diversa dall’altra e a volte portava la firma dell’abile artigiano che aveva cucito i fogli e confezionato il libro. Preziose testimonianze di questa “arte” sono conservate nelle biblioteche dei conventi dei Cappuccini dove alcuni frati, più abili di altri, si dedicavano a un lavoro fondamentale per la conservazione del patrimonio librario.
Alla legatura dei libri i Cappuccini dedicano due eventi che vengono presentati martedì 22 marzo: alle ore 18, presso la Biblioteca “B. Barbieri” (Piazza Vallisneri, 1), si parlerà del libro “Legature del Settecento nella Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Bologna – I fondi dei conventi emiliani” di Franco Caroselli, studioso e ricercatore, docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Artistico Gaetano Chierici di Reggio Emilia; a seguire, sarà inaugurata la mostra “Legati per essere lib(e)ri – la legatura del libro nelle Biblioteche Cappuccine” – allestita fino al 25 aprile presso il Museo di Via Ferrari Bonini, 6 – che propone libri del XVIII secolo e alcuni strumenti per la rilegatura provenienti dai Conventi dei Frati Cappuccini dell’Emilia Romagna. L’allestimento è a cura di Nadia Calzolari, responsabile delle attività del polo culturale dei Cappuccini di Reggio Emilia.
Il libro di Caroselli, frutto di uno studio accurato, ci riporta indietro al tempo della stampa manuale, in cui una buona parte dei libri veniva posta in vendita dai librai in fogli sciolti e l’acquirente concordava col libraio, al momento dell’acquisto, il tipo e il costo della legatura da eseguire. Come scrive l’autore “E’ interessante sapere, ad esempio, che anticamente le grandi biblioteche istituzionali e quelle private di importanti famiglie sostituivano le legature provvisorie commerciali dei libri acquistati con legature più solide e durevoli, spesso lussuose. Nelle biblioteche dei Cappuccini, invece, le legature originali provvisorie si sono più spesso conservate poiché sono state mantenute come legature d’uso, sostituite solamente quando il grado di usura era tale da comprometterne la funzione. Tali manufatti costituiscono oggi una preziosa documentazione di una fascia di mercato della produzione di legature nell’epoca della stampa manuale”. Almeno nel XVIII secolo, il tipo di legatura più frequentemente utilizzato nelle biblioteche cappuccine era quella in pergamena, detta “all’olandese”, e tra i frati che esercitavano questa attività di legatoria emergono i nomi di Giuseppe Maria da Bologna, ritenuto abile in quest’arte, mandato nel 1660 a fare penitenza in Corsica, di padre Francesco Maria Papotti da Mirandola (1719-1796), studioso e pubblicista “valentissimo nella calligrafia a stampa e nel legar libri sì alla francese che all’olandese” o, ancora, di p. Ambrogio da Milano, vicario del convento di Scandiano che tra il 1850 e il 1852 pare legasse circa trecento volumi della biblioteca.
“Il libro – sottolinea Paolo Grasselli, Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini – s’inserisce a pieno titolo nella serie di pubblicazioni promosse dalla Provincia parmense, prima, e dalla ricostituita Provincia bolognese, poi, in particolare dalla Biblioteca e Archivio provinciali, per valorizzare in generale il patrimonio storico, e in modo specifico le raccolte librarie e documentarie”.
All’inaugurazione del 22 marzo, oltre a Franco Caroselli, intervengono Davide Dazzi, direttore culturale della Biblioteca “B. Barbieri” e Giorgio Montecchi, docente di Bibliografia all’Università Statale di Milano.
La mostra resterà aperta fino al 25 aprile con questi orari: lunedì e venerdì (10-12) su richiesta; sabato (15-18), domenica e festivi (10-13 / 15-18).
Per informazioni: 0522.580720 – segreteria@museocappuccini.it – www.museocappuccini.it

