Se si hanno a cuore le esigenze formative dei nostri ragazzi e la crescita sociale ed economica del territorio la richiesta proveniente dal Consiglio di istituto del Leonardo Da Vinci deve essere accolta.

Purtroppo i nodi vengono al pettine e ciò che sta accadendo all’ITIS Da Vinci è l’esito della politica scolastica del Governo e dei tagli della Gelmini: riforme cosiddette “epocali” senza le adeguate risorse non se ne sono mai viste, a meno che il Governo non sia in grado di fare miracoli, cosa di cui ci permettiamo di dubitare (come dimostrano tutte le promesse non rispettate di Berlusconi).

Quanto accadrà al Da Vinci di Carpi e in altri istituti superiori – classi prime sovraffollate e l’impossibilità degli studenti di procedere nell’indirizzo prescelto – é la diretta conseguenza del draconiano taglio agli organici imposto dal ministro Gelmini nella manovra estiva del 2008: 87000 posti di docente a livello nazionale, da cancellare in tre anni. Di quel piano di tagli – quello sí epocale – resta da attuare la terza tranche, di ben 19400 posti. L’effetto é che sull’organico di diritto del prossimo anno la regione Emilia-Romagna perde 881 docenti, di cui 137 nella provincia di Modena.

Di questi, 70 cattedre sono nelle scuole superiori, a fronte però di un sensibile aumento della popolazione studentesca (382 studenti in più nelle prime classi). Ecco spiegati motivi del diniego dell’Ufficio scolastico provinciale alle richieste di buon senso proveniente dal Consiglio dell’Istituto Leonardo Da Vinci, tutte tese al miglioramento della didattica e alle esigenze di apprendimento dei ragazzi: fare cassa ai danni della scuola pubblica e del diritto allo studio dei nostri giovani.