Il segretario cittadino del Pd Giuseppe Boschini e il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Paolo Trande replicano, punto per punto, alle affermazioni del Comitato dei residenti di piazza Matteotti e di varie forze politiche.  «Il comitato dei residenti sostiene che su piazza Matteotti devono pronunciarsi solo le persone che vivono in zona. Credo che qualsiasi modenese sarebbe d’accordo nell’affermare che Piazza Matteotti non è solo dei residenti. Per loro che lì ci vivono ogni giorno, certo, serve un ascolto particolare: ma tutti gli altri modenesi che in Piazza Matteotti passeggiano, portano i figli a giocare, fanno acquisti…? Il loro parere non conta?

Poi si sostiene che il sondaggio telefonico sia una scorciatoia: sarebbe meno chiaro di un referendum, più addomesticabile, e quindi questo proverebbe che il Pd ha paura delle consultazioni e non crede nella partecipazione. La verità è che il Consiglio Comunale non sarebbe tenuto ad esaminare una consultazione a schede se non avesse almeno il 50% di risposte: cosa che il sondaggio telefonico invece garantisce. Dunque stiamo offrendo più tutela all’opinione pubblica, non meno.

Se il Pd avesse paura delle consultazioni, avremmo votato contro qualsiasi forma di partecipazione e il regolamento comunale da noi approvato non le prevederebbe. Non si sarebbero fatte in passato sulle Fonderie, non si farebbero in futuro su altri temi.

C’è poi chi parla di mancato “Referendum”. Il Referendum comunale è un’altra cosa. Qui stiamo parlando di una “Consultazione” (art.12), che per regolamento comunale si fa in due modi: tramite “scheda” inviata a casa ai cittadini e restituita votata, o tramite “sondaggio”. Il Regolamento comunale ovviamente garantisce che la consultazione sia svolta in modo serio e trasparente. Essendo un atto dell’amministrazione, qualsiasi forza politica ha diritto di accesso e controllo agli atti. L’accusa rivoltaci di voler “addomesticare” è quindi gratuita, infondata e francamente offensiva. Ma sotto queste critiche c’è però un discorso politico importantissimo da fare. Tre punti vanno analizzati:

1) Si è detto che la partecipazione dei cittadini deve passare attraverso la democrazia diretta. E’ un’opinione rispettabile, ma fino a prova contraria viviamo in una democrazia con delle regole. Per lo Statuto del Comune di Modena la consultazione popolare “può avvenire attraverso assemblee, questionari, mezzi informatici o telematici e sondaggi d’opinione”. Può non piacere, ma è così. La sovranità del popolo si esercita nell’ambito delle leggi e delle regole, appunto.

2) Su questioni importanti, ridurre tutto a un sì o un no è mortificante. Possiamo provare invece ad approfondire un po’ ed entrare nel merito? Un sondaggio valorizza molto di più l’opinione della gente, che a noi sta a cuore capire. Lasciamo ad altri, se a loro interessa, radicalizzare gli scontri.

3) Ultimo aspetto, quello economico: tra un sondaggio e una consultazione con schede (che qualcuno chiama erroneamente “referendum”) c’è una differenza di costi di molte decine di migliaia di euro. Bisogna essere attenti ai problemi del costo della politica sempre, non solo in qualche caso.

Insomma, nessun timore da parte del Pd. La convinzione invece che su progetti così importanti i cittadini vanno ascoltati tutti. Che un sondaggio, ben costruito, anche confrontato in via previa, sia molto più utile per capire che cosa vogliono in quella piazza i modenesi. E che la democrazia, anche quella diretta, che è così preziosa e importante, si fa applicando attentamente le regole, non accusando gli altri di mancata democrazia».