Se il Consiglio Comunale di Modena approva tre mozioni – senza alcun voto contrario – per chiedere una “centrale operativa unica per le forze di polizia sul territorio” è un fatto positivo ed un ottimo punto di partenza per rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini. Una volta tanto, non prevale la contrapposizione politica fra gli schieramenti e l’uso strumentale della sicurezza quale clava per screditare l’avversario.

Resta sacrosanta la battaglia sindacale contro i pesanti tagli ad organici e risorse, imposti dal governo per tutte le forze di polizia, la giustizia e la sicurezza.

E’ una battaglia che va tenuta alta perché il livello di impoverimento nella operatività delle forze in campo, è ormai tale da determinare allarmanti disservizi, documentati dai ripetuti interventi dei sindacati di polizia modenesi.

Il voto in Consiglio Comunale dei giorni scorsi ha il pregio di riproporre una ricca tematica, cara alle forze sindacali, con l’obiettivo di indicare riforme possibili, anzi già previste dalla lontana L.121/1981 di riforma della PS, che NON costano, che produrrebbero risparmio di risorse e certamente più efficienza e sicurezza.

E’ necessario invertire una tendenza.

E’ possibile coordinare, razionalizzare ed unificare attività e servizi oggi moltiplicati per le 5 forze di polizia statali – ognuna alle dipendenze di un Ministero diverso – e gli altri 2 Corpi locali.

Serve l’opposto di quanto si fece una dozzina di anni fa, col riconoscimento al Corpo dei Carabinieri dello status di 4° Forza armata: unico ed inspiegabile esempio in tutto il panorama europeo. Mentre la “guardia civil” spagnola e la “gendarmerie” francese venivano poste alle dipendenze dei Ministri dell’Interno, senza alcuna offesa alle passate e gloriose tradizioni militari, in Italia si moltiplicano le separatezze !

E’ più che matura e necessaria una “grande riforma per le istituzioni della sicurezza e giudiziarie” .

Anche a Modena, lo specchio della realtà è più che sufficiente per chiarire l’intero quadro.

Ogni polizia ha una sua Sala Operativa, cui spesso vanno aggiunte le cosiddette sale “minori” nell’ambito di alcune specialità: polizia stradale ; reparti specializzati; reparti mobili e così via.

Al momento del passaggio nell’attuale nuova sede della Questura se ne parlò, abbozzando l’idea di una nuova struttura unificata e funzionale.

Ma restò solo un’ipotesi, presto abbandonata.

Inoltre, questi delicati e diversi centri operativi come comunicano tra loro ?

Nei vari Documenti ufficiali-anche ministeriali- nei Protocolli locali o Patti dedicati alla sicurezza e controllo territoriale ed al necessario coordinamento tra le forze in campo, si possono elencare numerosissimi (troppi) richiami alle necessità di: “integrazione informativa”; “interscambio informativo”; “sistema informativo comune-SIC”; “interconnessione delle sale operative”; “unificazione di 112 e 113”; accesso alle diverse “banche dati”; “sale operative interforze”, e si potrebbe continuare.

Chi e dove, anche nella nostra realtà, risponde di queste direttive operative di utilissima necessità ? Chi può esercitare tale responsabilità ?

Non è vero che dipende tutto “da Roma”. Soluzioni avanzate, seppur a titolo di sperimentazione, sono possibili.

Passi intermedi e realistici si potrebbero fare e senza attendere leggi nazionali.

Il Comitato Provinciale per la sicurezza e la neo costituita “Cabina di Regia”, potrebbero assumere con convinzione alcune di queste priorità e lavorare su alcune possibili realizzazioni.

Attivare, ad esempio, “forme di sperimentazione” (che la legge non nega) per un più organico controllo coordinato del territorio; per integrare il circuito informativo interistituzionale; per “promuovere la realizzazione di un continuo interscambio informativo tra le diverse sale operative”. E magari, la sperimentazione di un’unica sala operativa, con una regia interforze, con una gestione (perché no? ) a rotazione fra i diversi Corpi.

Ma anche una possibile e ragionevole cogestione del sistema di videosorveglianza. Siamo al paradosso di un unico sistema e svariati punti di visione e controllo.

Per una volta, non ci limitiamo alla giusta rivendicazione sindacale per la copertura degli organici delle 5 polizie statali che, non dimentichiamolo, in provincia di Modena sono carenti di ben oltre 250 uomini.

Chiediamoci con serenità e puntiglio, se l’attuale “geografia” nella distribuzione dei presidi delle varie forze di polizia nel territorio provinciale, è ancora utile e funzionale. Essa risale, immutata, a quasi un secolo fa !

Tre Commissariati di PS, altrettanti Comandi territoriali dei Carabinieri e Finanza. In taluni casi addirittura compresenti in alcuni nostri Distretti (Sassuolo, Carpi e Mirandola) ed assenti in altri. Oltre una trentina di locali Stazioni dei Carabinieri.

Una rete di presidi che lavora con grande abnegazione per la sicurezza dei cittadini, ma scarsamente coordinata e sopratutto sopraffatta da una carenza di uomini che spesso impone la “chiusura” del servizio entro l’inizio di serata.

Una distribuzione territoriale perciò disorganica, che non risponde ad un criterio di moderna razionalità, immutabile nei decenni e che sconta le pesanti carenze di risorse di ciascun Corpo anziché spingere sul coordinamento e la trasformazione.

I cittadini davvero non capiscono una tale immobilità.

Una distribuzione territoriale indifferente rispetto alle evoluzioni epocali della realtà. In questi lunghi decenni è radicalmente cambiato il territorio, l’urbanistica, la viabilità, le tecnologie di comunicazione, la popolazione, la natura dei reati e l’azione della prevenzione e del contrasto.

Il Ministro Maroni ne ha fatto cenno in un paio di occasioni,ma non se ne hanno finora segni concreti di sviluppo.

Considerazioni del tutto analoghe si potrebbero fare a proposito della obsoleta “geografia” degli Uffici Giudiziari nella nostra provincia, dispersi in tre Sezioni distaccate e sei uffici del Giudice di Pace, da Finale a Pavullo.

Lo spiraglio bipartisan aperto col voto in Consiglio Comunale, potrebbe proseguire positivamente nelle appropriate sedi istituzionali che ci sono, aprendo un confronto riformatore reale e proficuo, capace di coinvolgere le tante forze propositive presenti a Modena.

Le “riforme epocali” sulla legalità e sicurezza possono partire anche così: con idee, spinte e “sperimentazioni” locali, largamente condivise.

(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil Emilia-Romagna)