Chi ha intenzione di comprare casa nei prossimi 12 mesi farà quasi certamente un mutuo: il fenomeno riguarda infatti ben due famiglie italiane su tre (il 75,4%), mentre lo scorso anno lo stesso dato riguardava soltanto una famiglia su due. E’ quanto rileva Nomisma nell’indagine “La situazione economico finanziaria delle famiglie italiane e l’investimento immobiliare”, sottolineando l’aumento vertiginoso della domanda di credito (seppure potenziale, corrispondente a 1,5 milioni di famiglie) in un contesto “dove continua a prevalere un atteggiamento restrittivo nella concessione dei mutui e una riduzione del valore finanziato”. Il fenomeno, spiega Nomisma nel rapporto, riguarderebbe in particolare le famiglie giovani (con un picco dell’88,2% per i capofamiglia con età fino a 34 anni, in particolare residenti al centro (86,2%) e al sud (87,8%), con meno di 4 membri (90,5%). Famiglie che attualmente non sono proprietarie dell’abitazione in cui vivono e che, nell’ultimo anno, non sono riuscite a risparmiare a causa dell’incapacità del proprio reddito complessivo a sostenere l’aumento delle spese familiari, specie quelle legate alla casa. “Si tratta – conclude Nomisma – di scelte dunque spesso obbligate, che rischiano di essere frustrate dalle difficoltà di accesso al credito”.

Nel 2010, il tasso di risparmio delle famiglie italiane è sceso ulteriormente sotto i livelli dei due principali partners europei (12%, contro il 15% in Francia e il 17% in Germania): prosegue così una tendenza di lungo periodo che ha contrassegnato gli ultimi due decenni, modificando sostanzialmente l’immagine tradizionale del consumatore italiano. Nel rapporto “la situazione economico-finanziaria delle famiglie italiane e l’investimento immobiliare” di Nomisma , emerge che per la componente dell’indebitamento diversa dai mutui (credito al consumo e altri prestiti, pari a circa un terzo del reddito disponibile) le famiglie italiane appaiono ormai allineate a quelle tedesche e sostanzialmente più esposte di quelle francesi. Sul fronte del risparmio, negli ultimi 12 mesi il 54% circa degli intervistati non è riuscito a mettere niente da parte (un anno fa era il 57%) non tanto per le difficoltà legate al lavoro, quanto all’inadeguatezza del proprio reddito a sostenere le spese familiari. Particolarmente colpite in questo senso le fasce centrali di età (picco del 60% tra gli intervistati tra i 45/54 anni) che dovrebbero trovarsi invece al culmine della propria capacità (e volontà) di risparmio.

Tra chi non riesce a risparmiare, spiccano commercianti/artigiani (74%) e operai (62%). Inversioni di tendenza nel 2011 – alla luce di una seppure debole ripresa – appaiono poco probabili.