Il lupo è tornato nel nostro Appennino, sta invadendo vaste aree della provincia, non è più circoscritti nelle aree boschive e inabitate dell’alta montagna, scendono sempre più a valle, fino alla collina. Un animale che occupa vaste superfici, si segnalano avvistamenti in buona parte della nostra provincia (Casina, Leguigno, Paullo, Gombio, Vedriano, San Giovanni di Querciola, Baiso e persino a Montecavolo). Negli ultimi mesi i lupi hanno assaltato diversi allevamenti di ovini e di altri animali da allevamento. Numerose sono le denunce (l’allevamento Maioli di Frascaro, frazione di Castelnovo ne’ Monti, ha perso 59 dei 60 ovini di razza presenti nella sua azienda).

Il lupo si sta sovrappopolando, ed inevitabilmente si produce un’instabilità dell’ecosistema, diverse specie sono a rischio.

Inoltre, diversi cittadini, amanti della natura, hanno rinunciato alle loro passioni, come le passeggiate in montagna e la raccolta dei funghi, preoccupati di incappare in un branco di lupi.

In quanto animale selvatico il lupo è imprevedibile, impossibile anticipare la sua reazione di fronte ad un essere umano.

Il lupo (Canis lupus) è la specie di maggiori dimensioni tra i rappresentanti del genere Canis, le proporzioni corporee variano molto, a seconda dell’area geografica considerata, in Italia possono raggiungere anche i 40 kg di peso.

La ricomparsa del lupo in Appennino non può diventare un problema per il cittadino.

E’ dovere della Regione Emilia-Romagna tutelare gli allevatori e gli agricoltori, prevedendo sostegni economici per i danni subiti. E’ fondamentale, inoltre, garantire la sicurezza dei cittadini. Per questi motivi ho presentato un’interrogazione in Regione Emilia-Romagna.

Dalla dirigenza del Parco Nazionale, come al solito, nessuna risposta al problema. Problema che peraltro hanno contribuito a creare.

Il lupo percorre anche 40 km in una settimana e l’area in cui agisce e vive, in branco o in coppia, varia dai 150 ai 250 kmq. Occorre quindi monitorare la situazione, monitorare il territorio. Non sappiamo nemmeno quanti capi sono presenti nelle nostre aree appenniniche.

E’ fondamentale dare tranquillità a chi ama passeggiare a contatto con la natura e tutelare gli agricoltori.

(Fabio Filippi)

Dalle stime di Coldiretti, nel 2010, in Italia i lupi hanno ucciso almeno 2500 pecore ma anche capre, vitelli e mucche al pascolo. La presenza di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, sta mettendo a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo in molte aree interne del Paese.

Agli animali uccisi si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.

Dopo un periodo nel quale la specie era scomparsa in molte aree del paese, a seguito degli interventi di ripopolamento, attualmente, la presenza del lupo è stimata in circa un migliaio di animali, ricomparsi anche in molte zone in cui non era più presente da circa un secolo.