Apre ufficialmente domenica 18 settembre la caccia alla selvaggina stanziale, come lepri e fagiani, che vede impegnate circa sei mila doppiette modenesi (alle quali si aggiungono quasi due mila cacciatori non residenti). Fino al 31 gennaio è possibile esercitare la caccia tutti i giorni (per un massimo di tre giorni in forma vagante) ad esclusione del martedì e il venerdì, con limitazioni a seconda del tipo di caccia. Sempre domenica 18 apre la caccia al cinghiale in forma collettiva con i metodi della braccata e girata.

«Con il calendario venatorio biennale – sottolinea Giandomenico Tomei, assessore provinciale all’Agricoltura con delega alle Politiche faunistiche – introdotto lo scorso anno riusciamo a rispondere meglio e con maggiori certezze alle esigenze di gestione, tutela e controllo del territorio. La sua validità, inoltre, copre un arco di tempo molto più ampio rispetto al passato; per esempio l’attività di selezione del cinghiale vede impegnanti già da aprile quasi due mila cacciatori abilitati».

In vista dell’apertura, i cacciatori modenesi stanno ritirando nei Comuni di residenza il tesserino regionale, un libretto dove ogni cacciatore deve trascrivere negli appositi spazi oltre la data, la sigla dell’Atc o Afv anche il tipo di caccia svolto quel giorno (da appostamento o vagante).

Il calendario provinciale definisce anche le norme comportamentali per la salvaguardia dell’ambiente agricolo e forestale: quando e come si può entrate in un frutteto o in un campo coltivato, in una zona di rimboschimento o in un vigneto.

Da mercoledì 1 settembre era scattata la fase di preapertura della caccia: cacciabili solo alcune specie di uccelli a tutela dei frutteti tra cui figura anche lo storno ma con forti limitazioni imposte da una direttiva europea.

Continua intanto la caccia di selezione (solo per cacciatori autorizzati) al cinghiale e al capriolo e al daino maschio, partita con largo anticipo rispetto agli altri anni per contrastare la proliferazione di queste specie, e l’attività di addestramento cani.

IL CACCIATORE MODENESE HA IN MEDIA 60 ANNI APPASSIONATI IN CALO, LENTO RICAMBIO GENERAZIONALE

Il cacciatore modenese ha 60 anni, preferisce la caccia a lepri e fagiani con il cane da ferma ma sta scoprendo in questi ultimi anni anche la caccia agli ungulati.

E’ questo l’identikit del cacciatore modenese che scaturisce dai dati del servizio Politiche della Provincia di Modena.

Saranno circa sei mila le doppiette modenesi impegnate nella stagione venatoria che si apre domenica 18 settembre; a queste si aggiungono quasi due mila cacciatori provenenti da province e regioni limitrofe.

Il numero dei cacciatori è in calo negli anni (nel 2000 i cacciatori erano poco più di diecimila) e l’età media è sempre più alta: ora è di circa 59 anni, mentre solo il 5 per cento degli appassionati ha meno di 30 anni. Oltre la metà dei cacciatori ha più di 60 anni.

Il ricambio generazionale è lento ma tuttora in corso: la maggior parte dei cacciatori che si abilitano ogni anno, una cinquantina in media, è di età compresa tra i 18 e i 30 anni.

I CONTROLLI DELLA PROVINCIA, LE SANZIONI RISPETTARE LE DISTANZE DI SICUREZZA DA CASE E STRADE

A controllare il corretto svolgimento dell’attività venatoria ci sono in tutto 24 gli agenti del Corpo di Polizia provinciale della Provincia a cui si aggiungono, soprattutto in montagna, quello del Corpo Forestale dello Stato; collaboreranno anche alcuni nuclei di Gev, Gel, guardie volontarie delle associazioni ambientaliste e venatorie e le tre guardie venatorie degli Atc.

Il problema principale è il mancato rispetto delle distanze di sicurezza, causa spesso di lamentele che la Polizia provinciale riceve dai cittadini durante la stagione venatoria.

Nel caso di mancato rispetto delle distanze di sicurezza è prevista una sanzione amministrativa di 206 euro.

Gli agenti controllano, inoltre, il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari), in quelle parti di campagna che i Comuni hanno dedicato allo sviluppo dei piani regolatori, in cui è vietato cacciare, e nelle aree rurali vicino ai centri abitati dove i sindaci hanno vietato la caccia. Nelle zone di caccia al cinghiale (in montagna e collina) i cacciatori, inoltre, hanno l’obbligo di indossare almeno un indumento ad alta visibilità sia nella caccia al cinghiale che per la caccia alla selvaggina stanziale.

TUTTE LE CIFRE DEI TRE ATC MODENESI, I 160 MILA ETTARI DOVE È CONSENTITA LA CACCIA

Nel modenese gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono tre e hanno una dimensione complessiva di quasi 160 mila ettari. I confini degli Atc dividono il territorio orizzontalmente in tre parti: l’Atc Modena l (a nord, e riguarda la bassa pianura, da Carpi a Finale Emilia), l’Atc Modena 2 (quello centrale, copre la media pianura, tutta la collina e parte della montagna ovvero da Soliera a Pavullo) e l’Atc Modena 3 che è quello più a sud, in alta montagna. Ogni Atc è governato da un Comitato direttivo, l’organo di gestione, e da una assemblea dei soci.

Il calendario venatorio provinciale è disponibile nel sito www.provincia.modena.it nella sezione Politiche faunistiche.