Dopo imprese, distretti, mondo istituzionale, ieri pomeriggio, sabato 8 ottobre, al Festival Green economy di distretto si sono confrontati anche i rappresentanti di commercio, produttori e consumatori, sulle opportunità e i rischi dell’economia green. Hanno partecipato Alessandra Filippi, responsabile di Legambiente Modena, Roberto Bandieri del Wwf di Modena, Giacomo Pivetti di Lapam, Francesco Stagi di Cna, Federica Barozzi di Coldiretti del distretto. La buona notizia è che per tutti i relatori la consapevolezza “green” dei consumatori è ormai acquisita e radicata dopo anni di informazione: lo dimostrano, fra gli esempi citati, la nascita dei gruppi di acquisto solidale, il grande apprezzamento per i mercati contadini (che si stanno ampliando anche ad eventi di quartiere e punti vendita metropolitani), l’interesse crescente per le fattorie didattiche, l’attenzione non solo per i prodotti ma anche per i processi che li hanno portati fino a noi (dalla filiera corta alla produzione bio alle valutazioni sui consumi energetici). I rischi, sono invece connessi, da un lato alla moda e al marketing green, dall’altro alla situazione economica. Si teme infatti, per il primo aspetto, che nel settore green, attualmente molto apprezzato, si infilino processi e prodotti che green non sono ma che approfittano dell’onda emotiva: “Nel nostro futuro – ha spiegato Alessandra Filippi di Legambiente – c’è un continuo lavoro di verifica e controllo sulle modalità green dei prodotti in ogni loro passaggio”.

“Vendere informando – ha spiegato Pivetti di Lapam – è uno dei nostri motti ed è il sistema per superare questi rischi: il consumatore deve non solo apprezzare ma conoscere”.

“L’evoluzione delle iniziative di Campagna amica, dei mercati contadini – ha aggiunto Federica Barozzi – sta appunto nell’accrescere la consapevolezza del consumatore su tipi di prodotto, loro stagionalità e contraddizioni di una produzione agricola che spesso non si concilia con le situazioni economiche reali. Stiamo creando un consorzio specializzato nella logistica dei prodotti, che impedisca in futuro gli sprechi di sovrapproduzioni a cui assistiamo in certe regioni, creando un contatto e offrendo al coltivatore la possibilità di vendita altrove e in modo diverso, più diretto”.

L’altro rischio, quello di conciliare l’austerità richiesta dal momento economico generale, e le scelte green, lo ha spiegato Roberto Bandieri del Wwf: “Il punto sta nel fare degli acquisti green scelte effettivamente razionali. Questo tipo di filosofia non può e non dovrebbe essere adottata prevalentemente nel momento di benessere, ma contribuire a una vera ridefinizione degli stili di vita. Molto spesso la scelta green non sta in cosa consumiamo e acquistiamo, ma in quanto e come ne acquistiamo, nella riduzione di sprechi e incoerenze. Le mela rigorosamente bio che viene da produzioni lontane non soddisfa la volontà di un contatto diretto col produttore che emerge dall’apprezzamento per il mercato contadino, l’acqua iper-controllata di certe bottiglie che arrivano da centinaia di km non è coerente con scelte di vita sostenibile”.

“Il ruolo delle associazioni di categoria – ha aggiunto Francesco Stagi di Cna – è quello di informare e favorire la consapevolezza di queste scelte, magari partendo dai comportamenti dell’associazione stessa. La valutazione energetica degli edifici che stiamo facendo come Cna porterà allo sviluppo di incontri fra professionisti dell’edilizia e probabilmente a un corso di formazione. Così in altri ambiti che ci riguardano, contribuiamo a creare per i nostri associati, se non proprio un entusiasmo verso le filosofie green, certamente la consapevolezza che è un’innovazione culturale e anche un possibile volano positivo per l’economia aziendale”.