A Reggio Emilia una nuova strada, via Nicholas Green, contribuirà a mantenere viva la memoria del giovane scomparso e il gesto di grande generosità compiuto a suo nome. La strada, realizzata dall’Amministrazione comunale per collegare la rotatoria tra le vie Morandi e Lincoln con via Gramsci, in località Mancasale, è stata intitolata ieri, venerdì 14 ottobre, a Nicholas Green nel corso di una breve cerimonia, alla quale hanno partecipato il sindaco, Graziano Delrio, e il presidente provinciale dell’Aido, Gianfranco Bonacini.
Perdere la vita all’età di sette anni è un evento tragico, e lo è ancor di più a causa di un inutile atto di violenza. Durante una mattina d’estate del 1994 Nicholas Green, ragazzo statunitense in vacanza con i genitori nel nostro Paese, in circostanze e per ragioni non chiare è stato raggiunto da un proiettile d’arma da fuoco che lo ha portato alla morte in breve tempo. I genitori, colpiti da un evento tanto doloroso quanto inspiegabile, hanno però trovato la forza di compiere un gesto encomiabile dal punto umano concedendo il permesso per l’espianto degli organi del loro figlio, la cui tragica fine si è trasformata in una nuova vita per altre persone. Da quel giorno la notizia ha fatto il giro del mondo creando un ‘effetto Nicholas’ – così è stato chiamato – che perdura ancora oggi e che anche in Italia ha sensibilizzato e turbato profondamente l’opinione pubblica. L’immagine del giovane Nicholas viene tuttora utilizzata nel materiale informativo dell’Aido-Associazione italiana donatori di organi. Il movimento spontaneo di solidarietà, di dimensione internazionale, che si è prodotto intorno alla storia del ragazzo e della sua famiglia, è testimoniato dalle stesse parole del padre Reginald: “Centinaia e centinaia di persone ci hanno scritto lettere in cui si mescolavano sgomento per la cause e giubilo per gli effetti. Sconosciuti ci hanno offerto generosamente il loro aiuto, i media hanno sviscerato la nostra storia trasformandola in un’utile lezione per l’umanità intera. Uomini e donne, ragazze e ragazzi hanno compiuto azioni meritorie che nulla avevano a che fare con la donazione di organi, ma che rispecchiavano il loro offrire al mondo qualcosa che sentivano vagamente di dovergli”.

