L”intervento del sindaco di Bologna, Virginio Merola, tenuto questa mattina in apertura del lavori del Piano Strategico Metropolitano (PSM).

“Sta per chiudersi un periodo della nostra storia nazionale nel quale ci hanno detto in tutti i modi possibili di fare ognuno per sé. E così lo scarto tra ciò che volevamo essere e quello che siamo ci sembra a volte quasi non ricomponibile, per le nostre vite personali e nella nostra comunità.

Ma siamo qui oggi, perché siamo determinati a non permettere che tutto ciò che abbiamo caro della nostra storia collettiva e del meglio delle nostre vite personali, cioè la libertà e la solidarietà, la certezza diappartenere ad una città un po’ speciale, tutto ciò non potrà andareperduto, ma sarà preservato e migliorato. E lo sarà con certezza se metteremo al centro della nostra riflessione e delle nostre proposte concrete l’obiettivo di garantire innanzitutto ai giovani il diritto ad una prospettiva di vita, a cominciare dal diritto al lavoro.

Siamo in tempo. Malgrado questa crisi così dura e globale, noi siamo la città giusta per praticare questo obiettivo, di affidare ai giovani ilfuturo della nostra comunità. Utilizzeremo bene perciò questo percorso diconfronto partecipato, se già da oggi comprendiamo e mettiamo in pratica l’idea che questo è il tempo del dialogo, è il tempo di accomunare e non di dividere, è il tempo di fare leva su ciò che unisce e di combattere gliopportunismi e le consorterie corporative. Il documento unitario presentato dalle associazioni economiche della nostra città mi fa ben sperare in questo senso.

Dobbiamo promuovere una piattaforma condivisa per affrontare questa crisi, lavorare da subito per definire misure specifiche per il lavoro el’occupazione, e dobbiamo saperlo fare con la capacità di vedere non solo le prime risposte urgenti per noi, ma con lo sguardo rivolto alle generazioni future.

Per dialogare bisogna sapere ascoltare e avere le informazioni adeguate, bisogna riuscire a parlarci, tra chi da un po’ di tempo anche nella nostra città non si parla più così spesso o non si ascolta da tempo: tra ricci e poveri, tra imprenditori e lavoratori, tra religiosi e laici, tra destra e sinistra, tra adulti e giovani, tra uomini e donne, tra italiani e migranti.

Possiamo colmare lo scarto tra le nostre aspettative e la realtà, se riconsideriamo le nostre aspettative alla luce della lezione che ci ècaduta addosso con la crisi economico-finanziaria e con la conseguenteriscoperta, per ora amare, dei fondamentali dell’economia reale: l’impresa produttiva e il lavoro.

E così modificare le nostre aspettative per riuscire a cambiare in meglio la realtà, per realizzare uno sviluppo sostenibile e una crescita nel segno dei rispetto dell’ambiente, dell’equità e dell’occupazione.

Ritengo perciò che dobbiamo aggiornare la riflessione comune che da oggi avviamo assumendo due nuovi criteri guida a base della nostra crescita civile, economica e sociale: i diritti delle generazioni future, e la definizione del nostro territorio come una Comunità, di vita e di lavoro, una comunità nella quale il legame tra le perone come collettività organizzata e l’ambiente nel quale dispieghiamo la nostra vita, è un legamevalorizzato come condivisione di effettiva libertà, come un rapporto che rafforza una libertà autentica.

È importante che oggi noi si condivida il manifesto per il Piano Strategico Metropolitano (PSM) e il metodo di lavoro. E ancora più importante che si comprenda la scelta di cominciare da subito con due gruppi di lavoro: quello sulle misure urgenti contro la crisi e quello sulle Universiadi.

Il tavolo sulla crisi avrà il compito di definire proposte da portare al confronto con la Regione entro novembre (Patto regionale contro la crisi e per lo sviluppo), e in relazione anche all’iter di approvazione dei piani di sviluppo e dei bilanci dei Comuni, bilanci che mai come quest’anno andranno coordinati tra i Comuni e con la Regione.

Quello sulle Universiadi di verificare le condizioni per partecipare come città ad un evento importante e dalle possibili molteplici ricadute positive per la nostra comunità.

Non siamo qui dunque per avviare analisi e ricerche generiche, ma per scegliere una prospettiva per Bologna e praticarla con progetti ed iniziative concrete, da sostenere insieme con la chiarezza del compito che spetta a ognuno e la volontà di stare e di presentarsi uniti, con risorse pubbliche e private.

Il programma di mandato del Comune di Bologna è fondato sulla applicazione della strategia Europa 20-20-20. Una strategia che punta a rilanciare l’economia europea nel prossimo decennio qualificandola come crescitaintelligente, sostenibile e solidale. Sono tre priorità che si rafforzano a vicenda, e sono il modo per conseguire nuova occupazione, nuovi livelli di produttività e di qualità del lavoro, e rinnovata coesione sociale. In particolare, per le politiche di coesione, l’Unione europea individua nuove misure specifiche per lo sviluppo urbano sostenibile. Almeno il 5% del prossimo Fondo europeo per lo sviluppo regionale sarà dedicato allo sviluppo urbano integrato e sostenibile. Ogni Paese dovrà individuare una lista di città impegnate su questo obiettivo. Bologna potrà e dovrà essere in questa lista, insieme alla sua area metropolitana: è questa una primasfida da vincere.

L’Unione europea individuerà una piattaforma europea per lo sviluppo urbano che si attuerà in 300 città, selezionate sulla base dell’esistenza concreta di strategie per la qualità dello sviluppo economico, dell’ambiente e delle politiche di integrazione. Il prossimo Fondo europeo per lo svilupporegionale avrà anche risorse per azioni innovative per le aree urbane per finanziare studi e progetti pilota.

L’Europa quindi si muoverà nei prossimi anni, cosa che facciamo ancora fatica a fare nel nostro Paese, premiando un maggiore protagonismo delle aree urbane capaci di avere un rapporto diretto con l’Unione europea. E questo avverrà anche per il Fondo sociale europeo, e per altri fondi che sostengono la ricerca e l’innovazione, come il Programma Horizon 2020, che prenderà il posto dell’attuale settimo programma quadro per la ricerca.

E’ importante dunque comprendere che il nostro lavoro ha questo scenario di sbocco europeo, che ha date specifiche con cui misurarsi, e che anche per questo il rapporto dell’area metropolitana con la Regione, insieme alla nostre capacità di fare da capofila e porta di accesso per il sistema urbano regionale, è determinante.

Sarà sempre più su questo versante di rapporto con l’Europa che dimostreremo l’utilità di riconoscere a Bologna il rango di città metropolitana piuttosto che rivendicarlo, stando ad aspettare un’investitura in modo passivo.

Come a livello nazionale, anche la nostra comunità deve uscire dai generici appelli alla necessità della crescita, e definire in concreto quali scenari di crescita sono da condividere per il nostro futuro.

Il documento unitario delle associazioni economiche contiene indicazioni interessanti e promettenti e delinea misure utili per stimolare la ripresa economica, e mi auguro che ci sia da parte del Governo la volontà di un confronto di merito, così come le proposte avanzate dall’intero sistema delle autonomie locali, comuni, provincie, regioni. Ne riparleremo proprio oggi nell’incontro con i parlamentari del nostre territorio.

Gli stimoli e le misure per la crescita sono noti, già praticati anche prima di questa crisi finanziaria globale. L’Italia è in maggiore difficoltà anche perché non li ha applicati, o li ha applicati solo in parte, visto l’indubbio ritardo nell’attuare le riforme strutturali necessarie per un serio ordinamento federale, per una forte modernizzazione della pubblica amministrazione, per il fisco e la lotta all’evasione, per la semplificazione burocratica e dei livelli di governo, per l’introduzione di diritti e ammortizzatori sociali non discriminanti per i giovani, per la riforma del welfare e del nostro sistema di istruzione e di ricerca, e infine del nostro sistema previdenziale e pensionistico.

Tutti questi strumenti che sarebbe bellissimo riuscire ad attuare in fretta anche nel nostro Paese, tutti gli strumenti anticrisi e strutturali, le riforme di cui da tempo l’Italia ha bisogno e che in questa Regione abbiamo in parte realizzato garantendo coesione sociale e innovazione, con un ruoloanche di forte supplenza rispetto al deficit di politiche di riforma nazionali a cominciare dalle politiche industriali, tutti questi strumenti basteranno? Saranno sufficienti?

Ritengo che lo saranno se insieme scegliamo anche la strada di dare valore, e di fare emergere le vocazioni, le specificità e le dotazioni del nostro territorio regionale e metropolitano, e se oggi più di prima lavoriamo perché le caratteristiche del nostro territorio diventino il vantaggio competitivo più duraturo e di più lungo periodo, il cuore di una piattaforma di comunità in grado di reagire con consapevolezza al fatto che oggi tutti gli indicatori macroeconomici fanno prevedere che la crescita economica fuori dall’Europa viaggerà per i prossimi trent’anni ad una velocità doppia rispetto al nostro continente. Quindi quale e quanto benessere perciò potremo garantire per il futuro, per sostenere la nostra occupazione e una retribuzione accettabile per la gente che lavora?

Questa domanda potrà trovare una risposta rassicurante a mio avviso, se ci muoveremo per concentrare risorse e iniziative su cosa pensiamo di potere dare e di potere fare nel mondo più e meglio degli altri. Usando e modificando le nostre specificità, le nostre dotazioni e le nostre vocazioni di comunità, per delineare una politica industriale regionale e metropolitana orientata alla green economy e sostenuta da forti investimenti in riqualificazione urbana, nella valorizzazione del patrimonio storico-culturale e paesaggistico, aggredendo con decisione nel sistema urbano metropolitano e regionale la dispersione insediativa e il concetto stesso di periferia.

E vinceremo la sfida di mantenere il nostro benessere se a partire da un patto per il lavoro, riformeremo il nostro sistema di welfare e di istruzione in modo inclusivo per i giovani, le donne e gli immigrati, aggiornando modelli istituzionali, il concetto di funzione pubblica, la logica del libero mercato, attraverso una sussidiarietà intesa come uno strumento di democrazia e di costruzione di una economica sociale e civile.

Così Bologna e la sua area metropolitana potranno continuare a fare la differenza positiva per stare con successo nel mondo.

Ma per iniziare davvero voglio ripetere che la cosa più urgente è iniziare a lavorare tutti noi da subito in modo energico, costante e finalizzato, per investire nel futuro dei giovani, a cominciare dalle misure urgenti anticrisi. Dobbiamo offrire e condividere con i giovani un pensiero positivo e costruttivo: non possiamo limitarci a ripetere che il futuro per loro non si vede. Con questa crisi un mondo si avvia alla fine, e così l’egemonia di stili di vita consumistici e disastrosi per il nostro pianeta. C’è una tendenza in atto a rivalutare la sobrietà, l’eguaglianza e la partecipazione per il bene comune. Ma sappiamo che c’è un’altra tendenza, che va in direzione contraria, e che può fare di questo nostro tempo un tempo di inevitabili scontri, divisioni, localismi e individualismi. Il nostro lavoro deve essere a completo sostegno della prima tendenza.

Credo che la condivisione del Manifesto per il PSM ci permetterà, da domani, di cominciare a lavorare in concreto per definire scelte e misure conseguenti, avviando il più largo coinvolgimento della democrazia associata della nostra area metropolitana. Sarà di sostegno al nostro lavoro il comitato scientifico per articolare il lavoro istruttorio tecnico necessario a fornire le basi di una discussione ordinata ed efficace”.