La proposta del Comune di Reggio Emilia di costruire un Patto per il Welfare, avanzata con gli Stati generali del 12 ottobre, è stata valutata con grande attenzione da Legacoop, anche con un approfondimento con le cooperative e nel Comitato Consultivo (“la Giunta” di Legacoop). Spiega la presidente Simona Caselli: «L’intenzione di avviare una riflessione “che ci aiuti a reggere le sfide che la complessità sociale ed economica ci rimanda in termini così importanti”, come ha detto il sindaco Delrio la facciamo nostra. Così come riteniamo importante la presenza attiva della cooperazione nella costruzione di un Patto che vuole, come noi auspichiamo, determinare nuove politiche, nuove azioni, concrete scelte amministrative e alleanze più strette tra i soggetti disponibili e attivi nella comunità».
Già da tempo Legacoop sostiene la necessità di ridefinire un nuovo welfare e di ridisegnarne gli strumenti, con la valorizzazione del ruolo di un privato sociale qualificato, complementare e integrativo rispetto al servizio pubblico, capace di rispondere sul territorio e in forma integrata alle esigenze della persona nei molti e spesso nuovi bisogni. Non un intervento privato alternativo al ruolo del pubblico, ma collaborativo e specialmente, per quanto riguarda la cooperazione, non speculativo.
«Per la cooperazione – aggiunge il responsabile delle cooperative sociali di Legacoop Carlo Possa – è importante valorizzare ulteriormente il capitale sociale della nostra città, come ha affermato il sindaco Delrio. “Riapprezzare” il valore del capitale sociale reggiano non deve solo essere il derivato dalla crisi della finanza pubblica, ma una scelta politica e culturale in grado di ridare un ruolo da protagonista ai vari soggetti della società. E la cooperazione, a Reggio Emilia, è una delle principali “poste attive” di questo capitale sociale. Per questo ci saremo nella costruzione del Patto».
Legacoop ritiene utile iniziare da una comune valutazione sulla situazione che le politiche di welfare si trovano davanti, situazione esplicitata con crudezza dai dati presentati dal sindaco Delrio. Sono dati che dimostrano come la tenuta dei livelli di welfare raggiunti nel nostro territorio siano a rischio. Per questo è necessario definire nuove strategie e nuove azioni in tempi brevi, che siano in grado di affrontare la complessità dei problemi in tutti i settori. «Per questo – aggiunge Possa – è indispensabile nella definizione del Patto non tralasciare settori fondamentali come quello educativo, o come quello dell’assistenza agli anziani sia in struttura che domiciliare. Per non parlare dei problemi del’immigrazione e della casa. Tutti settori dove, peraltro, la presenza della cooperazione è spesso consolidata e qualificata».
Per Legacoop sarà necessario ricercare soluzioni innovative e praticabili nello stesso, esplorando nuove soluzioni anche negli assetti societari e nelle forme di partecipazione di società pubblico-private, aziende pubbliche e fondazioni.
Perchè questo patto abbia un senso, è però necessario per Legacoop superare una visione marginalistica della cooperazione nelle politiche di welfare, come spesso ancora oggi avviene. «Il ruolo che siamo sicuri ci chiede per il futuro il Comune di Reggio Emilia – prosegue il responsabile delle cooperative sociali – non è quello di occupare spazi marginali lasciati liberi dall’intervento pubblico, un ruolo tampone meramente sostitutivo, da utilizzare solo “alla bisogna”. Il nostro apporto, se così fosse, sarebbe poco utile alla costruzione del Patto. E’ necessario che la storia, la competenza, l’esperienza, la disponibilità, la progettualità e la propensione all’innovazione della cooperazione, per non dimenticare la capacità di creare occupazione vera, siano considerati elementi da riconoscere e da valorizzare».
«Rispetto al percorso indicato dal sindaco Delrio – conclude Possa – Legacoop ritiene che la complessità dei problemi del Welfare vada affrontata in maniera omogenea su tutto il territorio provinciale e regionale. In questa direzione la scelta e le prime indicazioni che partono dal Comune di Reggio Emilia sono importantissime. Ma è necessario che questi presupposti diventino un orientamento politico su tutto il territorio provinciale. Non si può non notare come sul territorio provinciale le politiche del Welfare vengano avanti a macchia di leopardo. Da una parte, come nel Comune di Reggio Emilia, si apre un confronto positivo con le organizzazioni del privato sociale e delle imprese, dall’altra si tende a ripubblicizzare tutti i servizi. Nel campo dei servizi alla persona non vorremmo che si rischiasse la balcanizzazione».

