‘Ci sanno fare’, sono lavoratori instancabili pronti a cogliere le opportunità offerte dal mercato, senza rinunciare mai alla formazione: ritenuta fondamentale e indispensabile. Godono di buona salute gli imprenditori under 40 in provincia di Modena; e questo nonostante la difficile congiuntura economica. Il loro numero è aumentato ogni anno (nell’ultimo decennio sono praticamente raddoppiati), tanto che, dal 2002 ad oggi le aziende gestite da imprenditori con meno di 41 anni sono passate da poco più di 9mila ad oltre 18mila. È quanto emerge dalla ricerca “Giovani imprenditori oggi, tra ambizione e realtà”, realizzata dal G.I.11 di Modena, il coordinamento dei giovani imprenditori che raccoglie i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali provinciali: Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Cna, Confapi pmi, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Lapam e Legacoop.

La ricerca ha interpellato tra agosto e settembre 150 imprenditori nati dopo il 1970, attivi sul territorio provinciale, e 74 funzionari delle 11 associazioni imprenditoriali componenti il G.I.11. «La spinta a commissionare l’indagine – spiega l’attuale portavoce del G.I.11 e presidente dei Giovani imprenditori di Confesercenti, Simone Testa – è venuta dalla necessità di conoscere la realtà imprenditoriale giovanile della provincia. L’obiettivo? Focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche delle imprese guidate da giovani, in tutti i settori produttivi. È molto importante, infatti, capire cosa significa essere giovani imprenditori oggi e L’indagine offre una nuova prospettiva: non solo sui percorsi formativi dei giovani imprenditori, ma anche sui loro punti di forza e di debolezza».

L’identikit del giovane imprenditore modenese

Chi sono, oggi, i giovani imprenditori modenesi? Secondo i dati elaborati, il 53% delle attività imprenditoriali prese in esame sono state create ex novo, mentre il 32% deriva, in qualche modo, da preesistenti aziende familiari. Buona parte delle aziende guidate da persone con meno di quarant’anni ha classi di fatturato relativamente modeste. Il 42,7% dei giovani intervistati, infatti, fattura in un anno non più di 100mila euro; il 25,8% fattura tra 100 e 300mila euro l’anno mentre solo il 9,7% ha un giro d’affari che oscilla tra i 500mila euro e il milione. Non sorprende, perciò, che il 39,3% del campione è una ditta individuale. A ruota, la forma giuridica più utilizzata, è quella della società di persone (34,7%). Resta basso il numero di società per capitali (18,7%).

Imprese under 30: un’emorragia da fermare

Alla vitalità del segmento under 40, corrisponde tuttavia un dato allarmante che riguarda i giovanissimi imprenditori, gli under 30: il loro numero, negli ultimi anni, ha subito una marcata contrazione. A Modena si registra un – 18,40% (il dato è fornito da Infocamere) e in Emilia Romagna si tocca addirittura un – 23%. Numeri che aggravano la già difficile situazione denunciata a maggio proprio dal G.I.11. Gli imprenditori under 30 nella nostra provincia, stando all’ultimo report disponibile, erano 6mila, pari al 4,6% del totale. Percentuale ben al di sotto del dato nazionale (7%), anch’esso comunque poco incoraggiante.

Il successo non si improvvisa

I giovani imprenditori under 40 affidano la buona riuscita della propria impresa prima di tutto ad una corretta e scrupolosa preparazione. Conoscere il settore in cui si lavora e dedicarsi alla formazione: sono questi i presupposti fondamentali per la maggioranza assoluta degli intervistati. Non si tratta, però, di formazione scolastica (il 51,3% dei giovani intervistati ha fermato il percorso di studi dopo il Diploma superiore), quanto piuttosto di un know-how specifico maturato attraverso l’esperienza sul campo, corsi di formazione o l’adozione di modelli familiari. Insomma, il successo non si improvvisa. A confermare la necessità di un’adeguata formazione imprenditoriale anche il dato fornito dai rappresentanti delle associazioni di categoria: la principale causa di insuccesso (per il 62% degli intervistati) è imputabile proprio a una preparazione insufficiente e a scelte improvvisate e/o superficiali. A ciò si aggiunge un altro 5,6% che individua nella scarsa preparazione di base il motivo del fallimento.

Imprenditori per scelta, non per ripiego

Alla base della scelta di diventare imprenditori, per gli under 40, c’è stata una iniziale fiducia nelle proprie capacità. Chi avvia una nuova impresa, infatti, lo fa in primis per ‘spirito imprenditoriale’ (il 37% del campione) e non per ambizioni di guadagno. Un altro motivo che spinge tanti giovani a confrontarsi col mondo imprenditoriale è la volontà di creare un’attività autonoma (per il 28,1%) e il desiderio di misurare le proprie capacità (per il 17,8%).

Attraverso la crisi, restando in equilibrio. Le ancore di salvezza? Export e sinergia

Due giovani imprenditori su tre hanno risentito poco dello sconquasso economico partito nel 2008 con la crisi finanziaria americana. Ben il 66,4% degli intervistati dichiara di aver avvertito la crisi solo marginalmente, e nello specifico il 25,3% sostiene di non aver registrato alcuna difficoltà. Da sottolineare, in ogni caso, che il 33,6% indica invece d’aver subito forti contraccolpi. Il settore maggiormente colpito è quello delle costruzioni, seguito da manifatturiero e commercio. Per attraversare la crisi, restando in equilibrio, un fattore decisivo pare essere l’export. Il 75% di chi esporta – 1/6 degli imprenditori intervistati – reagisce meglio alle difficoltà e ai rallentamenti del mercato interno, mentre un aiuto considerevole di fronte alle criticità è arrivato anche a quanti, il 55% hanno stretto rapporti con altre imprese.

«Questo studio – spiega Emmanuele Morandi, docente di Sociologia dell’Università di Verona – mira a fornire ai giovani imprenditori le conoscenze adeguate per affrontare una delle crisi più profonde che il mercato conosce dal dopoguerra. Ciò che sorprende positivamente è che i giovani, pur consapevoli della situazione di incertezza, non arretrano. L’imprenditore di oggi non punta più solo al guadagno individuale, ma sempre più spesso si sente protagonista della vita socio-economica. Anche per questo i giovani imprenditori chiedono alle istituzioni pubbliche (ma non solo) maggior attenzione e investimenti».

Resistenti a tutto, ma non alla burocrazia

Nel complesso cammino dei “baby entrepreneur”, pronti a lottare con le unghie e con i denti per riuscire a far crescere la propria impresa in un momento in cui i mercati paventano l’incubo recessione, c’è uno spauracchio che forse fa più paura della stessa crisi: la burocrazia. Il 60% degli intervistati, infatti, si dice poco o nulla soddisfatto dallo stato attuale della burocrazia. Troppi passaggi, e troppo complessi. Un segnale importante, per le istituzioni pubbliche, che fa capire quanta strada ci sia ancora da fare per semplificare l’ingresso dei giovani nel mondo dell’impresa.

La ‘ricetta’ del successo

I 74 funzionari delle 11 associazioni di categoria modenesi, testimoni diretti di tanti successi e insuccessi nel mondo imprenditoriale, hanno provato a scrivere la ‘ricetta’ della buona riuscita di una giovane impresa. Ecco qualche utile consiglio: per il 58,3% degli intervistati è importantissimo conoscere a fondo il mercato e non smettere di innovare, avendo un occhio di riguardo nell’aggiornamento delle competenze acquisite. Altri fattori di successo possono essere l’oculatezza della pianificazione finanziaria e le buone relazioni con dipendenti e clienti mentre l’errore da non commettere, secondo i rappresentanti delle associazioni di categoria, è di chiudersi in se stessi e nel proprio lavoro, dimenticando di osservare il mondo esterno.

«Giovani e impresa? Si può fare – assicura Lorenzo Notari, imprenditore 39enne carpigiano, titolare dell’agenzia Notari Ricerche che ha svolto l’indagine –, anzi si deve fare. Nonostante il momento difficile, dato che lo spirito imprenditoriale tra i giovani modenesi under 40 è vivo e ricco di energie positive. Il problema è che oggi i giovani imprenditori sono sospesi ‘tra ambizione e realtà’: da una parte c’è infatti la voglia di mettersi in gioco e riuscire ‘nell’impresa di fare impresa’, dall’altra c’è una situazione economica quanto meno non motivante. Ragione che ci ha indotto ad inserire nella ricerca anche il punto di vista delle associazioni imprenditoriali. Realtà importanti, che godono di un punto di osservazione privilegiato sul mondo dell’impresa. E grazie alla loro grande esperienza possono aiutare e sostenere i giovani».