Il Segretario Provinciale del S.A.P.Pe, di seguito agli ultimi eventi critici verificatisi presso la struttura psichiatrica giudiziaria di Reggio Emilia che, hanno determinato un numero consistente di agenti/assistenti feriti perché intervenuti per il ripristino di ordine, disciplina e sicurezza, dopo aver sentito il personale di Polizia Penitenziaria ivi operante, d’altronde, sfiduciato e preoccupato per la di loro incolumità fisica, ritiene, dover fare qualche considerazione.

L’obbiettivo formativo nazionale per il personale di Polizia Penitenziaria operante presso gli OPG (ospedali psichiatrici giudiziari), sembra essere rispondente alla necessità di una adeguata formazione in ambito clinico, in particolare finalizzata a una gestione degli internati basata sulla non contenzione e su criteri di cura anziché custodia.

Infatti, ispirandosi al principio di cui sopra, la struttura psichiatrica giudiziaria di Reggio Emilia è gestita da personale medico – paramedico e solo il reparto “Centauro” dalla Polizia Penitenziaria.

Risulta che nella struttura psichiatrica, sia stata istituita una unità di crisi che dovrebbe garantire un pronto intervento, questa O.S. chiede di conoscere:

• il numero delle unità di Polizia Penitenziaria individuate per la gestione dell’evento critico;

• le modalità d’intervento e i dispositivi di protezione individuali forniti all’unità di crisi, atti a prevenire ed impedire danni a persone (armi bianche “sfollagente”, scudi antisommossa, caschi ubot e super ubot);

• gli obblighi e responsabilità del personale di Polizia Penitenziaria;

E’ giunta notizia che ad un internato, noto per i disordini promossi in diverse strutture penitenziarie del paese , con provvedimento è stato applicato il regime di sorveglianza particolare di cui all’art 14 Bis O.P. per un periodo di sei (6) mesi, da eseguire all’interno del reparto “Centauro” non all’uopo destinato e proprio per questo motivo , difficilmente praticabile a garanzia delle prescrizioni dettate nel provvedimento.

Considerato che il D.A.P., pur sapendo delle difficoltà oggettive della struttura architettonica psichiatrica giudiziaria che incontra nel garantire l’esecuzione del provvedimento di cui sopra, ha riconfermato l’assegnazione dell’internato in questione e di altri soggetti spigolosi nella loro gestione interna all’OPG, si ritiene dover richiedere di valutare l’opportunità di mutare la destinazione d’uso del reparto “Orione” e quindi , adibirlo all’esecuzione delle sanzioni disciplinari del tipo esclusione dalle attività in comune e per l’esecuzione del regime di cui all’art 14 Bis, in maniera tale che, ai soggetti più irrequieti possa essere garantita una vigilanza ed un’osservazione più attenta anche per fornire un giusto e doveroso contributo alle restanti figure professionali deputate al trattamento penitenziario e sanitario diretto alla gestione dell’internato basato cu criteri di cura.

La soluzione di cui sopra, potrebbe essere praticabile, se e solo se, i soggetti ammessi alla semilibertà ubicati presso il reparto “Orione”, venissero ubicati presso il reparto di semilibertà della Casa Circondariale.

Qualora non dovesse essere condivisa la proposta di cui sopra, si ritiene dover credere che il principio a cui s’ispira l’Amministrazione Penitenziaria per la gestione della struttura psichiatrica giudiziaria è esattamente basata sulla non contenzione e su criteri di cura anziché custodia.

Per questo motivo, si chiede che a salvaguardia dell’incolumità personale e professionale della Polizia Penitenziaria, quest’ultima, venga sottratta anche dal reparto “Centauro” e che la popolazione detenuta/internata venga gestita solo ed esclusivamente da parte del personale medico e paramedico.