Il quadro economico dell’Emilia Romagna che emerge dall’analisi dei dati Prometeia, fatta dal Centro Studi Sintesi per conto di Confartigianato Emilia Romagna, è quello di una regione che ha visto modificarsi in maniera sostanziale le previsioni di crescita stimate nei mesi scorsi. Nel 2011 il prodotto interno lordo dall’Emilia Romagna si dovrebbe attestare sopra quota 138 miliardi di euro, una cifra sicuramente importante ma in forte ridimensionamento. Per il 2011 la crescita stimata è invece inferiore al punto percentuale, a quota +0,9%, addirittura quasi dimezzata rispetto alle previsioni di maggio, e per il 2012 si prevede che l’economia regionale sarà ferma. emergere una situazione preoccupante che si profila nell’orizzonte a breve termine.

«I dati sono incontrovertibili e non ci permettono di spingere sull’ottimismo – commenta il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – i timidi segnali di ripresa registrati nei primi mesi di quest’anno saranno completamente assorbiti dalla battuta d’arresto del secondo semestre. Temo inoltre che andrà molto peggio nei prossimi mesi, quando vedremo un ulteriore compressione della domanda interna, schiacciata dai sacrifici contenuti nella manovra del Governo Monti. Capiamo le esigenze di rigore dettate dal momento contingente e dalle richieste dell’Europa ma ci saremmo aspettati qualche misura in più sul fronte della crescita, ci saremmo inoltre aspettati maggiori oneri per chi possiede grandi patrimoni e l’inizio di un’opera di revisione delle tante rendite di posizione che strozzano la nostra economia. In questo momento servono misure di stimolo, ci aspettiamo che nelle prossime settimane Governo centrale e amministrazioni periferiche mantengano un’attenzione costante sul fronte del credito in cui, anche in una regione virtuosa come l’Emilia Romagna, molto resta da fare; le banche stanno riducendo in modo preoccupante la concessione di denaro ad artigiani e piccole-medie imprese, con il rischio di problemi seri sul fronte della liquidità. Servono anche sostegni al reddito delle famiglie e dell’occupazione, per far ripartire una domanda interna ferma al palo da oltre due anni».

Nel 2011 i consumi interni delle famiglie emiliane hanno superato gli 84 miliardi di euro, l’anno si dovrebbe chiudere con un +1% rispetto al 2010, a fronte di un dato nazionale a +0,7%; pessime le previsioni per il 2012 con i consumi che dovrebbero rimanere sostanzialmente al palo. Più preoccupante l’analisi degli investimenti realizzate da famiglie ed imprese: dopo la buona crescita del 2010, il 2011 vede sostanzialmente dimezzarsi il potenziale di crescita degli investimenti, che nel 2012 dovrebbero tornare in territorio negativo come nel 2009. I settori portanti dell’economia regionale, servizi e manifatturiero, dovrebbero chiudere il 2011 con discrete performance: servizi a +1%, industria a +1,4%; quasi ferma è l’agricoltura (+0,5%) mentre prosegue il trend negativo per le costruzioni a -0,5%. Segno meno per tutti i settori nel 2012, in particolare per le costruzioni a-1,3%, soffrono un po’ meno l’agricoltura a -0,7% e la produzione a -0,4%.

Il saldo della bilancia commerciale (esportazioni meno importazioni) in Emilia Romagna nel 2011 è positivo per oltre 16 miliardi e 600 milioni di euro. Uno dei motori del recupero del sistema manifatturiero regionale nel 2010 è venuto dall’export, cha registrava una crescita del 10,7% rispetto al 2009. Nel 2011 l’incremento è la metà di quello dell’anno precedente, +5,5%, ma il trend di crescita si mantiene piuttosto consistente; forte invece il rallentamento atteso per il prossimo anno con l’export in crescita di un misero +2,5%, a cui andranno aggiunte le difficoltà dovute al ridimensionamento della domanda del mercato interno. Il tasso di occupazione in Emilia Romagna è al 44,7%, quasi 7 punti percentuali in più rispetto al valore medio nazionale, stabile nel 2011 dopo una contrazione di un punto percentuale nel 2010. La temuta stagnazione economica prevista per il 2012 non dovrebbe comportare particolari involuzioni nell’occupazione esistente. Il tasso di disoccupazione regionale è uno dei più bassi d’Italia, inferiore al 5%. Il tasso di attività regionale, al 47% nel 2011, potrebbe continuare il lento trend di flessione che già si registrava nel 2010.

Gli andamenti delle province

Una delle grandi forze del sistema economico regionale arriva dall’omogeneità degli andamenti registrati nelle nove province, una situazione che si conferma anche nel 2011, ferma restando la tendenza ad un maggiore dinamismo di alcune realtà. A sostenere la crescita dell’1% del Pil nel 2011 hanno dato un contributo importante Bologna e Reggio Emilia (+1,9%), a seguire Parma (+1,5%), Ferrara (+1,4%) e Modena (+1,1%). Sotto la media regionale si colloca Ravenna (+0,7%), mentre Piacenza (-0,3%), Forlì-Cesena (-0,5%) e soprattutto Rimini (-1%) mostrano già nel 2011 tendenze negative. Il triennio che verrà dovrebbe determinare una crescita media annuale per la regione molto modesta, pari allo 0,7%, ancora una volta spinta da Bologna e Reggio Emilia, mentre solo Rimini dovrebbe continuare a registrare trend medi non positivi. Coerentemente alle due economie provinciali più forti, il reddito disponibile delle famiglie più elevato si registra a Bologna, con 24.443 milioni di euro, e a Modena (15.356 milioni). L’aumento del reddito più consistente nel 2011 è però a Ravenna (+3,8%), che supera di poco Piacenza e Modena (+3,5%). Anche il prossimo triennio dovrebbe vedere queste tre province in crescita più sostenuta rispetto alle altre. Guardando poi alla spesa per consumi del famiglie, mentre Bologna mostra i valori assoluti più ampi (circa 20 milioni e 400 mila euro nel 2011), il valore più elevato per ogni consumatore si registra a Forlì-Cesena, con 22.709 euro a testa, quasi 3.500 euro in più della media regionale. La principale provincia esportatrice dell’Emilia Romagna è, come di consueto, Bologna, con oltre 11 miliardi di euro nel 2011, seguita da Modena (poco meno di 10 miliardi) e Reggio Emilia (8,1 miliardi). Considerando le dinamiche che caratterizzeranno il 2011 per quanto riguarda il valore dei beni venduti all’estero, sono tre delle minori province esportatrici a mostrare i risultati migliori, tutti a doppia cifra. Si tratta di Ferrara, Piacenza e Ravenna. Solamente Parma è in leggero territorio negativo. Le previsioni di crescita per il prossimo triennio si riflettono in quasi tutte le province. Solo Piacenza e Ravenna si dovrebbero scostare dai discreti trend regionali. Le previsioni del mercato del lavoro provinciale per il 2011 ed il prossimo triennio non sono particolarmente allarmanti. Solo nel piacentino la disoccupazione appare in crescita, ma comunque la provincia mantiene il tasso più basso della regione (3,7%). Il trend di flessione della disoccupazione potrebbe spingere il tasso a scendere al di sotto del 4% nel 2014 oltre che a Reggio Emilia anche a Bologna e Parma. Mentre il tasso di occupazione sembra essere abbastanza stabile sia nel 2011 rispetto all’anno precedente che in prospettiva nel 2014; meno positivo il fatto che il tasso di attività sia tendenzialmente in calo, ipotizzando una minore partecipazione della popolazione al lavoro, soprattutto nelle province di Forlì-Cesena, Reggio Emilia e Rimini.

CONFARTIGIANATO CHIEDE L’APPLICAZIONE DEL SISTEMA DI TASSAZIONE CONCESSO ALLE COOPERATIVE

“Il problema fiscale, anche in virtù dei recenti provvedimenti governativi – spiega Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna – sta diventando per il sistema delle piccole imprese assieme a quello del credito, un problema drammatico. In particolare è il mondo dell’artigianato, che storicamente rappresenta l’essenza della cultura e della tradizione del ceto medio produttivo italiano, a dover operare in condizioni tali da avere serie prospettive negative per il futuro. Confartigianato, che da sempre è l’organizzazione in Italia più rappresentativa di questo mondo, chiede che venga finalmente applicato l’articolo 45 della Costituzione che cito testualmente: ‘La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato’. Pertanto Confartigianato, sulla scorta di questo dettame della costituzione, chiede per l’artigianato lo stesso regime fiscale di favore attualmente concesso al mondo della cooperazione; una concessione figlia dell’articolo 45 sopracitato. Un provvedimento che si tradurrebbe in un risparmio effettivo sulla tassazione di oltre il 20%, che permetterebbe quindi la liberazione di risorse finanziarie da destinare ad investimenti e occupazione. Inoltre metterebbe fine ad una inconcepibile disparità di trattamento tra categorie egualmente tutelate dalla Costituzione”.