“Quel tatuaggio, ci ha tatuato l’anima”. Così parlano i sopravvissuti ad Auschwitz. Voci senza rabbia, piene di emozione e commozione al ricordo dei giorni nei campi di concentramento. Storie di vite passate a cercare di dimenticare gli orrori e gli errori di un’umanità macchiata per sempre dall’assurdità della Shoah.

Da cosa è nato quell’odio? Dove è stato seminato il seme dell’odio? Forse nella paura. Sicuramente nell’indifferenza.

Nella “Giornata della Memoria” veniamo catapultati in una storia dalla quale troppo spesso ci sentiamo distanti, una storia che ci sembra lontana. Impossibile.

Accettare che questo orrore è vicino, cronologicamente e geograficamente, non può che renderci vigili e attenti, affinché quei sentimenti non trovino più spazio. Alimentare e fomentare la paura del diverso, significa dimenticare quello che è successo nei campi di concentramento. Significa dimenticare che la nostra società è stata un tempo capace di accettare l’odio, sotterrare il sentimento della solidarietà, essere indifferente alla sofferenza, al dolore e a quelle urla dai treni che hanno attraversato mezza Europa senza essere fermati.

E’ nostro il compito di ricordare quelle morti immotivate.

E’ nostro il compito di non dimenticare.

 

(Giulia Pigoni, Presidente del Consiglio dell’Unione dei Comuni del Distretto ceramico)