«No alla sovrattassa sui permessi di soggiorno, sì alla vera integrazione degli immigrati». Lo dichiara Pasquale Coscia, responsabile delle politiche dell’immigrazione per la segreteria provinciale Cisl, che interviene sulla sovrattassa da 80 a 200 euro per i permessi e la carta di soggiorno degli immigrati residenti in Italia, entrata in vigore dal 30 gennaio 2012. «Rappresenta un balzello odioso da eliminare al più presto. Chiediamo, perciò, al governo di ripensare la misura con l’obiettivo non di punire, ma di favorire la regolarità – dice Coscia – Inoltre i provvedimenti emanati con l’intento di semplificare, essendo tra loro divergenti, in realtà creano confusione e rischiano di alimentare conflitti sociali e illegalità. Bisogna tener conto che dietro la condizione di immigrato ci sono soprattutto lavoratori e famiglie che vogliono riscattarsi e intendono farlo alla luce del sole, come ogni altro cittadino». Il sindacalista Cisl ricorda che in provincia di Modena i cittadini stranieri residenti sono circa 90 mila e rappresentano il 20 per cento degli avviamenti al lavoro, altrettanto significativa la presenza di giovani, con 22 mila ragazzi nella fascia di età 0-18 anni (circa 10 mila hanno tra 15 e 19 anni). «Dei nuovi nati, oltre uno su quattro nasce da famiglie con almeno un genitore straniero – aggiunge Coscia – Il nostro Paese non può tardare oltre a dare risposte efficaci per una vera integrazione, che significa riconoscere un sistema in cui diritti, doveri e pari opportunità sono riconosciuti in egual misura a tutti, italiani e immigrati. Le proiezioni dell’Istat, che mostrano un Italia futura a sempre maggiore presenza di immigrati, devono farci riflettere sulla reale necessità di realizzare efficaci politiche di integrazione, lontane da strumentalizzazioni politiche». Per questo la Cisl e l’Anolf (Associazione stranieri della Cisl) continueranno a richiedere il riconoscimento dello “ius soli” ai figli delle famiglie immigrate residenti regolarmente, nati in Italia o giunti qui da bambini, affinché crescano e si sentano culturalmente italiani. «Riconoscere loro il diritto di cittadinanza – conclude Pasquale Coscia – significa rendere esplicito e concreto il principio di pari opportunità».