Un referendum non esprime pareri, non consiglia possibili ed eventuali indirizzi, un referendum va a modificare le leggi. Eppure, a distanza di otto mesi dalla straordinaria vittoria del 12 e 13 giugno 2011, il governo, gli amministratori locali e i gestori non hanno ancora avviato il processo di ripubblicizzazione, né eliminato la remunerazione del capitale investito (per la Provincia di Reggio nel 2012 pari all’11,96% di quello che si paga in bolletta), così come ha sancito, invece, la maggioranza degli italiani. Maggioranza degli italiani che bisogna sempre ricordare nella nostra provincia ha fatto registrare i dati percentuali di affluenza alle urne (68,49%) e di “SI” più alti in Regione e tra i più alti d’Italia, dove proprio col 2° quesito sull’eliminazione di quella rendita garantita si è espresso favorevolmente il 96,17% dei votanti, dato più alto nel Paese. Una risposta della cittadinanza che non dovrebbe lasciare alcun dubbio, eppure nessuno si è voluto fare carico di applicare e far applicare la legge, Sindaci dei Comuni di Reggio (tra cui annoveriamo il Presidente Nazionale dell’ANCI), Amministrazione Provinciale, Iren. Nessuno sta attualmente rispettando il voto dei cittadini ponendosi quindi nell’illegalità: già nei mesi scorsi avevamo chiesto una rideterminazione delle tariffe in adeguamento all’esito referendario, vergognosamente nessuno ha detto o fatto niente.

Per questo, con lo slogan “Il mio voto va rispettato”, verrà lanciata anche qui la Campagna di Obbedienza Civile del Forum dei Movimenti per l’Acqua. Sarà obbedienza civile, perché proponiamo a tutte le donne e gli uomini del Paese di obbedire al voto espresso nel giugno scorso dal popolo italiano, attivandosi in prima persona e collettivamente per contrastare l’illegittimità delle tariffe applicate da tutti i gestori e pretendere il giusto pagamento della tariffa sull’acqua. Dato che le istituzioni non rispettano la volontà popolare è il nostro momento di applicare la legge.

Spiegare di cosa si tratti è molto semplice. Lo scorso giugno, oltre 26 milioni di donne e uomini di questo Paese, attraverso un doppio SI al voto referendario, hanno aperto la strada alla ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico e, abolendo dalla tariffa la cosiddetta “adeguata remunerazione del capitale investito”, hanno stabilito che sull’acqua non possano essere fatti profitti. In particolare su questo punto, la Corte Costituzionale, nella sentenza n.26/2011 di ammissione del 2° quesito referendario, ha stabilito come l’esito positivo del pronunciamento popolare fosse immediatamente applicabile e successivamente al voto il Presidente della Repubblica per decreto ha sancito per tutti l’obbligo di osservare e far osservare il risultato del referendum. Tuttavia, utilizzando le motivazioni più stravaganti, ad otto mesi da quello storico voto referendario, nessuna istituzione locale e nessun ente gestore ha ancora applicato la riduzione della tariffa, come previsto dal voto della maggioranza assoluta del popolo italiano. Riduzione che sulle bollette dei reggiani pesa per quasi il 12%.

Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia che, al pari delle normative approvate dal precedente governo Berlusconi e dall’attuale governo Monti in tema di liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, vuole affossare nei fatti la volontà popolare, che da sempre afferma l’acqua come bene comune e diritto umano universale e reclama una gestione pubblica e partecipativa del Servizio Idrico Integrato. Dopo aver per decenni propagandato il mantra “privato è bello”, oggi i poteri forti dei grandi capitali finanziari, difronte alla perdita di consenso alle politiche liberiste, giocano la carta del “privato è ineluttabile”, facendosi scudo della crisi economico finanziaria e delle cosiddette esigenze dei mercati. Temono in realtà la fine di un business garantito, legato al fatto che l’acqua è un bene essenziale alla vita stessa delle persone e dunque con un consumo mai comprimibile, anche in tempi di drastico abbattimento dei redditi e delle condizioni di vita delle persone.

Di fronte ad istituzioni pubbliche a tutti i livelli succubi degli interessi delle multinazionali e del sistema finanziario, il popolo dell’acqua ha deciso di lanciare questa nuova mobilitazione per il rispetto del voto referendario e per la riappropriazione sociale dei beni comuni e della democrazia. La Campagna di Obbedienza Civile, già partita con successo in alcune città (Roma, Torino, Genova, Arezzo etc.), chiederà a tutti i cittadini, utenti singoli o condominiali, di restituire al mittente le bollette che non prevedano la decurtazione della quota relativa alla remunerazione del capitale investito (i profitti), dichiarando la propria volontà di ricalcolare la tariffa e di pagarne solo la parte legittima, nonchè chiedendo il rimborso di quanto sinora versato in eccesso.

In pratica due semplici passaggi: inviare un reclamo al gestore (e all’ATO) e iniziare a pagare solo la giusta tariffa. Senza nessuna conseguenza: infatti i cittadini non possono essere considerati morosi proprio perché pagano la bolletta legittima, cioè quella senza la quota relativa alla remunerazione del capitale investito. Ma ci stiamo attrezzando anche per eventuali azioni legali da intraprendere.

Per poter fare questo, verranno attivati in tutta la provincia sportelli di consulenza e di supporto legale da parte del Comitato Provinciale Acqua Bene Comune, mentre ogni informazione, aggiornamenti e materiali saranno facilmente consultabili sul sito http://acquapubblicare.wordpress.com/

SABATO 18 Febbario dalle ore 15 alle 17.30 primo banchetto informativo in Piazza Prampolini a Reggio Emilia

Ci sarà un risparmio economico: per il gestore quel 12% ammonterà complessivamente a quasi 8 milioni di euro in meno fino ad ora illegittimamente sottratti dalle tasche dei cittadini, ma il valore della campagna è soprattutto nel principio che l’acqua non è una merce ed il voto va rispettato. Sarà una nuova campagna dal basso, in cui tutti i cittadini potranno partecipare direttamente per ribadire ancora una volta a lor signori che il nostro voto va rispettato, che l’acqua e i beni comuni non sono un debito e che la democrazia è affare troppo serio per lasciarla in mano a un gruppo di professori con laurea in pensiero unico del mercato.

(Comitato Provinciale Acqua Bene Comune – Reggio Emilia)