“E’ ora di cambiare la legge sull’immigrazione e quella per l’ottenimento della cittadinanza: è quanto ci insegna il pronunciamento del giudice sul caso di Andrea e Senad. Ecco la dichiarazione del capogruppo Pd in Consiglio provinciale Luca Gozzoli:
«Innanzitutto sgomberiamo subito il campo da ogni equivoco. E’ troppo facile gridare al buonismo di sinistra contrapposto al securitarismo di destra. Se Andrea e Senad sono “socialmente pericolosi” come qualcuno, a più riprese, li ha definiti allora avrebbero dovuto essere in carcere, non certamente al Cie, che è centro non di detenzione, ma di identificazione ed espulsione. Se li si mette al Cie, seguendo correttamente la legge vigente il giudice non può che stabilire che lì non devono stare. Non è stata la sinistra a varare questa normativa: la legge in questione si chiama “Bossi-Fini” e, nonostante gli strali degli esponenti locali di Pdl e Lega Nord, anche nel suo stesso nome porta impressa la primogenitura. La Bossi-Fini è una legge in parte iniqua e in parte lacunosa. Nelle pieghe dell’attuale normativa il giudice ha trovato la soluzione al caso di Andrea e Senad e ha stabilito un principio (non può stare al Cie chi è nato in Italia) che, crediamo, abbia un’importanza fondamentale. Perché quello di cui stiamo parlando non è un caso isolato. Viene a maturazione proprio in questi anni, infatti, un fenomeno che ha una portata molto più generalizzata di quanto comunemente si creda: le prime famiglie straniere che si stabilirono in Italia per lavorare e costruire per se stessi e per i loro cari un futuro diverso hanno ormai figli grandi. Molti di loro si trovano in questa situazione ibrida: sono nati in Italia, ma non sono italiani. L’acquisizione della cittadinanza non scatta automaticamente al compimento della maggiore età perché manca la “continuità” della permanenza. E, spesso, il “distacco” è semplicemente rappresentato dal fatto che, in coincidenza delle ferie dei genitori, sono andati a trovare i nonni nel paese d’origine. Stiamo parlando di ragazzi nati qui, che hanno studiato qui, che hanno la loro vita qui, che stanno frequentando le nostre Università. Ecco allora che il pronunciamento sul caso di Andrea e Senad può fare scuola, può, da una parte, fornire una base giuridica per risolvere situazioni analoghe (non è un caso che sia l’Unione Europea che l’Onu si siano interessati alla vicenda) e, dall’altra, può essere un incentivo affinché la legislazione nazionale venga, finalmente, cambiata. Non è più procrastinabile l’adozione di una nuova legge sull’immigrazione, una legge che, tra l’altro, come chiesto più volte dal presidente Napolitano, abbia davvero un orizzonte più vasto, europeo almeno. E poi è necessario cambiare la legge sulla cittadinanza: le migliaia di firme raccolte anche a Modena dal Comitato “L’Italia sono anch’io” stanno lì a dimostrare proprio questo, è ora di parlare di “ius soli”, non solo di “ius sanguinis”. Ultimo, ma non certo in ordine di importanza, vorrei ricordare a chi oggi va strepitando sui giornali che le sentenze si rispettano e noi, come Pd, lo facciamo sia che siano a nostro sfavore sia, come è accaduto in questo caso, quando danno ragione in pieno alla linea da noi da sempre sostenuta».

