Vita comune: immagini per la cittadinanza è il tema che ispira Fotografia Europea 2012, promossa dal Comune di Reggio Emilia con il supporto di numerosi partner e sponsor, le cui giornate inaugurali sono in programma a Reggio Emilia dall’11 al 13 maggio prossimi, mentre le mostre sono aperte fino al 24 giugno. Giunta alla settima edizione, la manifestazione viene inaugurata l’11 maggio alle 17,30 ai Chiostri di San Pietro ed è stata presentata oggi a Reggio Emilia. Nelle tre giornate inaugurali come di consueto si terranno conferenze, incontri, workshop, proiezioni, installazioni video e spettacoli, con relatori e interpreti di rilievo internazionale, che approfondiranno il tema conduttore, affiancando e introducendo all’offerta espositiva.

La Vita comune, quindi la cittadinanza, cruciale nel nostro tempo, esplorata – attraverso gli occhi di 400 fotografi, con opere esposte in 250 sedi di mostre istituzionali a cui si aggiungono 150 mostre del circuito Off cittadino, 70 mostre collegate e 100 portfolio online – e declinata in quattro percorsi: cambiamento, luoghi comuni, partecipazione e differenze (vedere i dettagli del programma negli allegati).

“La novità più bella e appassionante di Fotografia Europea 2012 – ha detto il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio – è proprio il tema della cittadinanza, della vita in comune, a cui teniamo moltissimo: significa, come è ancor più evidente nell’attuale crisi, che ognuno deve saper fare la sua parte, sentirsi in dovere di essere costruttore della comunità. Uno sforzo individuale che si unisce a tanti altri, divenendo collettivo, per cambiare: la crisi trova così un senso e una ragione di superamento nell’aprirsi, con una spinta che viene da basso, nell’incontrare gli sguardi delle altre persone e delle altre identità, nell’uscire dall’isolamento. Questo è fare cittadinanza”.

“Fotografia Europea 2012 – ha aggiunto Delrio – porta dunque un messaggio di appartenenza, di protagonismo e speranza, visibile nei gesti e luoghi della quotidianità, attraverso le immagini che vedremo ad esempio sulla partecipazione: uno stimolo per la rigenerazione delle coscienze, per riflettere”.

Il sindaco Delrio ha concluso sottolineando “la soddisfazione di poter riproporre anche quest’anno Fotografia Europea. Diamo con questo un segnale preciso: la cultura, che genera conoscenza e socialità, è un’infrastruttura non rimuovibile dalla vita della città, anche e soprattutto nella crisi che attraversiamo. La cultura ci aiuta a non disperdere valori fondamentali della comunità e a guardare al presente e al futuro con fiducia”.

Per l’assessore ai Progetti speciali Mimmo Spadoni, “Fotografia europea 2012 parte da basi consolidate per allargare il proprio coinvolgimento della città e del territorio a vari livelli, indagando le ragioni stimolanti e vicine al quotidiano della Vita comune, con un approccio democratico. Al lavoro dei curatori Elio Grazioli, Laura Serani, Walter Guadagnini, Sandro Parmiggiani, Andrea Rapini e vari altri, troviamo gli occhi dei fotografi che si confrontano con la realtà in modo mai scontato, restituendoci una visione non stereotipata: siano nomi importanti e affermati come Costas Ordolis, Igor Mukhin, Michi Suzuki, Henri Cartier-Bresson, Pierre Bourdieu per citarne alcuni, siano fotografi partecipanti a progetti come quello dedicato alla fascia 18-25 anni proposti per affinare lo sguardo sulla realtà, ai contributi del nutritissimo circuito Off. Tutti ci pongono domande e chiavi di lettura possibili”.

“Nel 2012 ricorre il ventennale della scomparsa di Luigi Ghirri – ha proseguito l’assessore Spadoni – Fotografia Europea, che dal 2005 si è ispirata alla sua figura e al suo insegnamento anche in tema di partecipazione, gli rende omaggio per l’impegno di curatore e promotore di iniziative culturali legate al mondo della fotografia, con iniziative alla Biblioteca Panizzi di Reggio, alla Corte Ospitale di Rubiera e a Gattatico”.

Spadoni ha poi sottolineato come, oltre alle immagini, sia anche quest’anno fondamentale l’altro aspetto di Fotografia Europea: i luoghi magari meno noti della città, ulteriore opportunità di coinvolgimento della città stessa: “Come le immagini, oggi sempre più smaterializzate e che vengono riproposte come oggetti ineludibili e con una loro forza nelle mostre, così i luoghi della città assumono una valorizzazione piena e nuova, vengono scoperti e divengono spazi di incontro. Sarà così per i Chiostri di San Pietro, per la piazza Martiri del 7 Luglio che torna ad essere luogo centrale delle manifestazioni ed altri luoghi diffusi in modo capillare nella città, anche grazie alle iniziative private del circuito Off. Nella sola Via Emilia, saranno aperti cinque palazzi che ospitano mostre. E sarà aperta Villa Zironi, pregevole ed integro edificio liberty degli anni Venti progettato integralmente da Guido Tirelli, per il quale furono disegnati con unità stilistica anche gli arredi, che ospiterà una mostra su abitanti e abitazioni atipici: case autocostruite con avanzi del processo industriale”.

Fra gli altri spazi che entrano nel circuito di Fotografia Europea, l’assessore ha ricordato il Chiostro grande della Ghiara, sede dell’Ostello; i musei Diocesano e dei Cappuccini, il palazzo di via Due Gobbi sede ormai consueta di mostre e atelier. Da non perdere fra le mostre collegate, dove si possono trovare foto di Michael Kenna, Stanislao Farri, Ferdinando Scianna, lo stesso Luigi Ghirri, Massimo Antonacci alla Collezione Maramotti, i lavori su L’Aquila e la città di Schwerin gemellata con Reggio, la mostra “Baustelle” sulla Stazione Mediopadana “Baustelle” al Km 129.

E per il circuito Off, in considerazione dell’adesione sempre più corposa, da questa edizione ci sono diverse novità per dare spazio a tutti: il circuito Off è stato aperto anche alla Rete, dando la possibilità ai fotografi di caricare la propria mostra online, un portfolio di 5 immagini, personale contributo alle riflessioni sul tema dell’edizione. Hanno aderito all’iniziativa 114 persone, sia singoli individui che gruppi, sia fotografi professionisti che semplici appassionati. Quindici di loro saranno votati, selezionati e premiati per la qualità il 13 maggio in piazza Martiri del 7 Luglio.

Sempre in tema di coinvolgimento della città, dei circa 700mila euro di investimento per Fotografia Europea, più del 50 per cento è sostenuto da sponsor privati. Inoltre sono 52 gli esercizi di ristorazione che propongono menù dedicati a Fotografia Europea.

Per l’assessore alla Pianificazione della Provincia di Reggio Emilia, Mirko Tutino, “il pregio di Fotografia Europea è investire su eventi di grande rilievo culturale e partecipativo, basandosi su un solido substrato istituzionale. In questo modo, la manifestazione, di indubbio rilievo internazionale, oltre a lasciare un segno tangibile nello spazio temporale in cui si svolge, lascia ogni anno un valore culturale che viene portato avanti dalle istituzioni, come le biblioteche e i musei”. La Provincia è primo socio fondatore della Fondazione palazzo Magnani, che partecipa a Fotografia Europea con la mostra di Don McCullin su “La pace impossibile. Dalle fotografie di guerra ai paesaggi 1958-2011”.

Massimo Mussini, consigliere della Fondazione Manodori, ha evidenziato i motivi del sostegno e della partecipazione della Fondazione a Fotografia Europea: “La cultura sia una delle principali attenzioni della Fondazione, nonostante la crisi e anzi proprio perché c’è crisi. La cultura è economia, porta risorse, crea sostentamento per centinaia di persone. La fotografia, in particolare, è il linguaggio della nostra epoca, è il nostro strumento di narrazione. Siamo dunque ben lieti di partecipare a questo evento”.

Il curatore Elio Grazioli ha illustrato le principali mostre istituzionali sottolineando che “vita comune significa ricondurre comunque tutto alla vita, con concretezza e con modalità precise, quella della partecipazione e quella dell’identità che è questione di confronto fra le persone, quindi di apertura e dialogo”.

La vita comune viene così raccontata: attraverso il suo incessante cambiamento (con un programma di mostre di Costas Ordolis, Igor Mukhin, Michi Suzuki oltre a Des Européens, la straordinaria raccolta di scatti di Henri Cartier-Bresson sull’Europa dal 1929 al 1991). Inoltre, tracciando la mappa dei luoghi comuni della convivenza (dalle immense e mutanti metropoli di Peter Bialobrzeski alle spiagge come centri di aggregazione di Massimo Vitali, dall’Italia del Dopoguerra immortalata da Federico Patellani, passando per le realtà lontane segnate dai conflitti e per quelle vicine caratterizzate dalla quiete con Don McCullin, per arrivare alla città simbolo Istanbul raccontata da Paola De Pietri); inseguendo il richiamo della partecipazione (individuale, come quella dello storico reportage sulla guerra franco-algerina di Pierre Bourdieu, e collettiva, come quella del gruppo Irwin; omaggiando poi Luigi Ghirri e il suo impegno come curatore e promotore di iniziative culturali legate al mondo della fotografia). Infine, sfidando le convenzioni e celebrando le differenze (dalle opere di artisti che hanno raccontato il lato proibito delle grandi città europee del Ventesimo secolo come Ed van der Elsken, Christer Strömholm, Anders Petersen, Lisetta Carmi, alla frizzante energia sprigionata nella “swinging London” degli anni Sessanta, protagonista delle fotografie di Philip Townsend, alle nuove traiettorie tracciate dalle giovani generazioni di artisti europei).

Agli incontri delle giornate inaugurali, i contributi di filosofi come Francois Jullien, Giacomo Marramao, Armando Massarenti, l’economista Pier Luigi Sacco, lo storico della scienza Gilberto Corbellino, il geografo Franco Farinelli.

Andrea Rapini, co-curatore della mostra sul reportage realizzato 50 anni fa da Pierre Bourdieu sulla guerra franco-algerina presentata per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione fra Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Istoreco e Comune di Reggio, ha spiegato che “l’esposizione ci pone con forza il tema della partecipazione e dell’identità in una chiave assai attuale in tempo di migrazioni, integrazione e nuove rivoluzioni nel Nord Africa. La mostra racconta i danni, anzi la vivisezione sociale e culturale portata da colonialismo europeo in Nord Africa, con effetti di lunga durata, tanto che la stessa immigrazione contemporanea si legge come contraccolpo al colonialismo. Questa mostra induce quindi ad occuparsi di immigrazione, anche sotto il profilo della cittadinanza e della partecipazione, riproponendo storia e memoria a noi e ai nostri nuovi concittadini”.