Egregio Sindaco,

Le scriviamo la presente per rappresentare, per la verità per l’ennesima volta, la nostra viva preoccupazione ed insoddisfazione di fronte alle cifre del bilancio di previsione in via di definitiva approvazione e che vedono, a fronte della necessità di recuperare circa 36 milioni di euro, un grande sbilanciamento sul lato delle entrate anziché sui tagli di spesa.

Dopo il primo incontro, avvenuto a novembre del 2011, ci eravamo illusi che questo bilancio potesse almeno porre le basi per una revisione strutturale della spesa ed una conseguente ridefinizione del ruolo dell’Amministrazione nella società modenese: ci pare di poter dire che ciò invece purtroppo non avviene.

Ci ha lasciato molto perplessi la decisione di dare vita ad una Fondazione per la gestione di alcune scuole materne, perché tale scelta, per il valore anche simbolico che porta con sé, appare poco coraggiosa nell’ottica di compiere significativi passi nella esternalizzazione di alcuni servizi, tra cui anche quelli all’infanzia, con le conseguenti riduzione di costi a carico della collettività e di valorizzazione della partnership con il settore privato. L’operazione della Fondazione, per come si sta configurando, appare in effetti una mera allocazione, fuori dal recinto dei conti comunali e dunque dai vincoli del patto di stabilità, di costi che rimarrebbero comunque in grandissima parte a carico dell’Amministrazione, con l’aggravante della poco virtuosa moltiplicazione di centri decisionali.

Se, come abbiamo chiesto, si fosse invece deciso di ricorrere all’affidamento esterno – come peraltro hanno fatto tante amministrazioni comunali in lungo ed in largo per l’Italia – tale comunque da garantire il governo da parte dell’Amministrazione Comunale, si sarebbero prodotti quei risparmi, nell’ordine di 5-8 milioni, fondamentali ad evitare il salasso dell’IMU sul mondo delle imprese.

Su tale aspetto, è profonda la delusione rispetto alla scelta di incrementare l’aliquota sugli immobili strumentali all’attività di impresa quasi ai valori massimi consentiti dalle legge, perché gli aumenti nel prelievo potrebbero sfiorare il 150% rispetto all’ICI e metteranno a rischio la sopravvivenza di centinaia di attività imprenditoriali.

Inoltre nessun passo viene compiuto nella direzione di condividere, in un’ottica di area vasta, alcuni servizi comunali. È sotto gli occhi di tutti come i servizi tecnici siano esuberanti in ogni campo (dalla logistica, agli incarichi, alla dotazione, alla progettazione esterna, alla logistica ecc. ) e crediamo sarebbe stata una scelta lungimirante quella di avviare la costituzione di gruppi di progetto con altri comuni.

Rimaniamo poi dell’idea che nessuna scelta di fondo viene fatta su sport e cultura. In tali ambiti la copertura dei relativi servizi è molto bassa – i costi degli impianti sportivi hanno debordato da tempo ogni accettabile limite, le entrate dei musei, così scarsamente valorizzati, sono scarse – e non si intravvede una declinazione, in senso restrittivo, di politiche culturali e sportive, tali da discriminare con nettezza tra ciò che è necessario e ciò che non lo è.

Ci preme infine segnalarLe la scarsa utilità di un processo di concertazione, che ha assunto, anche nella discussione del bilancio dei previsione, le caratteristiche di uno stanco rito da dover svolgere, più di un confronto reale teso a trovare la sintesi più alta degli indirizzi in tema di politiche di bilancio.

Cordialmente

Antonio Altiero, Carlo Galassi, Silvia Manicardi, Guido Sirri