“Sostiene questo Paese con idee, desideri, progetti, volontariato, azioni concrete, scopre nuovi mondi e inventa il futuro eppure è sempre disoccupata, in cerca di lavoro, precaria, senza stipendio. Studia per dare il meglio di sé e migliorare le vite di tutti e di tutte, ma una volta laureata è costretta ad andarsene”.

E’ l’incipit dell’appello della meglio gioventù italiana, che si è autoconvocata a Roma il 26 maggio per una grande manifestazione nazionale contro la precarietà. Sinistra Ecologia Libertà aderisce e contribuirà all’organizzazione insieme a numerose altre organizzazioni nazionali e locali: TILT, IDV, Giovani PD, Panenka, SADIR, TPO, Salotto Precario, Giovani CGIL, Giovani Comunisti, FIOM.

Per favorire la partecipazione alla manifestazione nazionale e approfondire il tema, SEL Bologna e TILT insieme agli altri soggetti aderenti bolognesi, organizzano per venerdì 18 alle 20.30 in vicolo Bolognetti una assemblea pubblica, con le reti di precari e le singole persone che rappresentano percorsi di lotta e mobilitazione in città.

Come dice l’appello nazionale: “il disegno di legge sul mercato del lavoro presentato dal governo non risponde ai problemi principali che affliggono la vita di una generazione intera: lascia intatta la giungla delle 46 forme contrattuali, comprese quelle che il Governo aveva annunciato di voler eliminare; non estende gli ammortizzatori sociali, visto che l’assicurazione per l’impiego lascerà fuori buona parte dei lavoratori precari; non prevede nessuna forma di reddito minimo; scarica l’aumento di costo dei contratti a progetto sulle buste paga dei collaboratori; rappresenta una beffa per le reali partite iva che dovranno pagare di tasca loro l’aumento dei contributi.

La precarietà non è un’emergenza del mercato del lavoro, è il più grande attacco alla democrazia italiana degli ultimi decenni. La precarietà significa essere costretti a sopravvivere e si manifesta nella fotografia del diritto allo studio negato, delle scuole che crollano, dell’aumento delle tasse all’università, dell’impossibilità di scioperare o dire no di fronte a un sopruso sul lavoro, di non poter amare la nostra compagna o il nostro compagno, di pagare un affitto o comprarsi una lavatrice ed essere indipendenti, così come lo sono i giovani nel resto d’Europa”.