Sette morti, 5000 sfollati, centinaia di edifici storici parzialmente crollati o pericolanti, diversi capannoni lesionati: questa la prima stima dei danni causati dal sisma che quattro giorni fa ha colpito l’Emilia. Una stima che è destinata a crescere con il censimento del patrimonio artistico danneggiato e delle imprese colpite e impossibilitate a riprendere l’attività a causa di crolli di capannoni. Fortunatamente molti edifici crollati, sia produttivi che di culto, erano ancora deserti vista l’ora della scossa più forte.

A pochi giorni dall’evento l’associazione sente la necessità di richiamare l’attenzione sulla vera grande opera necessaria al territorio nazionale e regionale: la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente con criteri anti-sismici. E’ del 2008 la normativa regionale che definisce in modo estremamente stringente i criteri anti sismici sulle nuove edificazioni e sulle ristrutturazioni: troviamo questa norma un buon punto di partenza, ma sottolineiamo la necessità di investire le risorse sulla sua applicazione urgente al patrimonio pubblico ed ai beni artistici e culturali della Regione.

Molti sono infatti gli edifici storici abbandonati al degrado ed all’incuria, che sono stati danneggiati dal sisma e che forse avrebbero potuto resistere o subire danni limitati se correttamente messi in sicurezza. Non dimentichiamo inoltre le decine di capannoni industriali danneggiati, se non crollati: capannoni anche di recente costruzione, che non hanno resistito alla scossa di terremoto; un problema venuto alla luce con questo tragico evento, ma che dovrà trovare una soluzione vista l’enorme diffusione di queste strutture in tutta la pianura Padana.

L’associazione chiede quindi che, finite le prime fasi dell’emergenza ed aiutata la popolazione colpita dal sisma a rientrare nelle proprie case, si costituisca un tavolo permanente che dirotti tutti i finanziamenti per inutili grandi infrastrutture (diverse anche quelle previste in Regione), sulla messa in sicurezza del patrimonio pubblico della nostra regione, senza tralasciare gli edifici industriali, che sono stati i principali responsabili delle vittime in questo sisma. Senza peraltro dimenticare che anche la messa in sicurezza del territorio dagli eventi naturali come alluvioni e frane deve essere argomento centrale per i piani di investimento.

Una ragionevole destinazione di risorse in questo senso non solo ridurrebbe il rischio di perdite di vite umane, ma sarebbe in grado di prevenire ulteriori spese per il ripristino dei danni e creerebbe occupazione.

Legambiente infine ringrazia e si complimenta con tutti i volontari della protezione civile che hanno lavorato egregiamente fin dalle prime ore dell’emergenza.