“La strada dell’autoregolamentazione è l’unico strumento che abbiamo per affrontare la questione delle aperture domenicali e festive dei centri commerciali, il Comune non dispone di altri poteri per cercare di evitare i conflitti sociali che questa situazione può generare”. Lo hanno ribadito il sindaco di Modena Giorgio Pighi e l’assessore allo Sviluppo economico Daniele Sitta incontrando giovedì 20 settembre i rappresentanti sindacali che avevano espresso dubbi e perplessità sulla proposta di accordo di autoregolamentazione presentata nei giorni scorsi, al termine di un percorso che ha coinvolto anche associazioni di categoria del settore, rappresentanti dei centri commerciali e associazioni dei consumatori.

“Con la normativa sulle cosiddette liberalizzazioni – hanno spiegato Pighi e Sitta – le attività economiche che operano nel settore del commercio possono organizzare il servizio al pubblico senza limiti di orario e giornate di apertura. E’ una situazione completamente diversa da quella in cui nel novembre dello scorso anno venne definito un accordo per garantire delle aperture festive e, quindi, un servizio al consumatore. Oggi, e li ringraziamo per la loro disponibilità, abbiamo la disponibilità di alcuni soggetti ad autolimitarsi, è un’occasione che non possiamo perdere”.

La proposta del Comune rappresenta così “un punto di equilibrio tra la facoltà concessa dalla legge di organizzare l’attività commerciale senza limiti di orario e giornate di apertura, il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a non rinunciare sempre al riposo festivo, il diritto dei consumatori a ottenere un servizio, il diritto di una collettività a veder riconosciuto il valore di alcune festività civili e religiose che sono parte della nostra tradizione e dei nostri valori. Ovviamente – hanno affermato Pighi e Sitta – siamo disponibili per il futuro a migliorare ulteriormente questo accordo, se ci sono le condizioni per poterlo fare. A questo scopo sono previste verifiche periodiche”.

In particolare, rispetto alle questioni poste dai sindacati, è stato precisato che non “c’è mai stata alcuna volontà di sostituirsi alla trattativa tra le parti sociali e, quindi, se i sindacati riusciranno a ottenere azienda per azienda condizioni migliori di quelle previste dall’accordo ne saremo soddisfatti; oggi, però, la situazione è diversa, come dimostrano le vicende di questi giorni”.

Il quarto punto della proposta, infatti, prevede l’impegno da parte dei datori di lavoro a garantire una turnazione di lavoratrici e lavoratori in modo il loro utilizzo, salvo volontarietà, non superi un terzo delle festività complessive di apertura, a esclusione dei mesi di novembre e dicembre; oppure, considerando l’intero anno, a fare non più di una giornata lavorativa festiva ogni due. Ciò in relazione – come è specificato – alle specifiche condizioni organizzative aziendali e sulla base delle risultanze contrattuali tra le parti sociali che interverranno nel merito, considerando anche l’ulteriore variabile della possibilità di limitare una parte delle aperture festive alla sola mattina.

Gli altri tre punti riguardano il rispetto di alcune festività religiose e civili con l’impegno a non effettuare aperture in quei giorni (1 gennaio, 25 aprile, 1 maggio, Pasqua e Lunedì di Pasqua, 15 agosto, 1 novembre, 25 e 26 dicembre), la definizione di un numero massimo di aperture per insegna (30 giornate all’anno, nelle quali una catena commerciale potrà decidere maggiori aperture per un negozio a fronte di più chiusure per un altro rispettando la media complessiva), la salvaguardia delle piccole imprese nelle gallerie commerciali con l’impegno delle società di gestione a non obbligare i negozi delle gallerie all’apertura per più di un terzo delle domenica e festività complessive, a esclusione dei mesi di novembre e dicembre.