Quante volte abbiamo sentito persone affermare “non vorrei restare col cerino in mano” Nelle trincee della prima guerra mondiale i soldati, quando si accendevano una sigaretta al buio, esisteva il rischio di essere colpiti dal tiro dei cecchini posizionati nella trincea di fronte all’ultimo col cerino acceso in mano; un riferimento più calzante è quello che fa riferimento all’immagine di un cerino che passa di mano in mano: rimanere con il cerino in mano significa essere destinati a scottarsi, assumersi compiti o responsabilità sgradevoli, dopo che tutti gli altri, per una ragione o per l’altra, sono riusciti a tirarsi indietro.

Questo inizio di discorso serve per dare il via ad una serie di ragionamenti sulla situazione economica attuale, in particolare quella relativa al terzo fuoco, che bene si collega al cerino acceso. Ho sentito da diverse parti lamenti, imprecazioni e alte teorie economiche espresse per definire cosa?

Il mercato della ceramica si è drasticamente ridotto, la produzione ceramica è diminuita di un buon 30% (stima ottimistica) e pertanto tutto l’indotto e il terziario ha subito riduzioni importanti sia di lavoro che, ovviamente, di mano d’opera. In queste condizioni di mercato dove l’accesso al credito è praticamente impossibile, aziende di decoro un tempo floride e molto operative, si sono man mano depauperate per poter sopravvivere, coi propri mezzi economici, e drastiche politiche di ridimensionamento aziendale. Come abbiamo detto i motivi della crisi possono essere così elencate: in primis il mercato in caduta libera, al secondo posto il credito che è di impossibile accesso, allungamento dei pagamenti da parte delle aziende committenti, mancati pagamenti da parte di alcuni clienti (crediti inesigibili) e da ultimo i fallimenti e i concordati preventivi che portano le aziende anche a situazioni di pericolosi non ritorno con tutto quello che questo comporta a livello economico e sociale.

Il collegamento di questo passaggio al “rimanere col cerino in mano”, si coniuga nel senso che tutte le difficoltà accennate portano spesso a cessazioni più o meno drastiche delle attività con alti lai, a volte giustificati a volte n, nel senso che se la mia azienda chiude perché è incappata in un concordato oppure in clienti che non hanno pagato, chiudendo io passo il “cerino” ai miei fornitori quindi riverso su altri il problema: la mia srl risponde dei beni aziendali oppure faccio una ristrutturazione del debito dove io risorgo e altri….si bruciano le dita. Occorre una informazione capillare fra tutti gli operatori dl settore ceramico e non solo, dove vengono segnalati i cattivi pagatori (come per le banche) le richieste di allungamento dei pagamenti, i mancati pagamenti ed ogni cosa che potrebbe causare problemi alla buona conduzione aziendale in generale: occorre vedere il mercato come una cosa comune e insieme prevenirne le pericolose negatività piuttosto che combattere singolarmente contro la malasorte: uniti si può avanzare e sopravvivere… pensiamoci.