Finalmente si è aperta la discussione sul documento di indirizzo del nuovo Piano Strutturale del Comune di Modena. Una discussione che, per ora, coinvolge più gli addetti ai lavori (associazioni, sindacati, imprese costruttrici) che i cittadini. Nei dibattiti che ho ascoltato fin d’ora mi è parso di cogliere un’attenzione legata più a interessi di parte che ai bisogni generali della città. La politica dell’affitto attuata negli ultimi anni dall’amministrazione pubblica avrebbe dato buoni esiti se non fosse sfociata, come troppo spesso è accaduto, in una vendita mascherata. Per esempio l’intento di destinare il 20 per cento di alloggi alla locazione temporanea a lungo termine o permanente, rischia di svuotarsi se poi ne viene consentito l’acquisto dopo soli tre anni di locazione. Queste, di fatto, sono politiche che incentivano comunque la proprietà. Legittime, però rispondenti ad altre condizioni di reddito delle famiglie e di disponibilità a concedere mutui da parte delle banche. Il modello di cooperazione a proprietà indivisa ha dimostrato la sua validità sia in termini di capacità edificatoria che gestionale, anche e soprattutto nei momenti di crisi.

Per la capacità edificatoria ciò è stato possibile prevalentemente grazie alla possibilità di avvalersi di contributi pubblici; contributi oggi assolutamente insufficienti, ma a cui si può ovviare attraverso nuove politiche di intervento che fanno leva su costi di convenzione maggiormente compatibili delle aree Peep, così come proponendo margini operativi ridotti da parte dei soggetti attuatori. Queste due proposte, insieme alla messa a disposizione da parte del Comune di aree gratuite e con costi “politici” degli oneri di urbanizzazione, potrebbero servire a cofinanziare davvero progetti di social housing (anche con il coinvolgimento delle “agenzia casa”, laddove presenti).

Per la gestione di questi interventi i fatti parlano da soli: in quarant’anni la cooperativa Unicapi ha realizzato e gestisce 906 alloggi in provincia di Modena, di cui 486 nel capoluogo, con canoni abbondantemente al di sotto del mercato (anche per le nuove realizzazioni) e buon livello delle manutenzioni. Fino a ora i soggetti attuatori che erano “costretti” a realizzare alloggi in locazione, soprattutto permanente, svolgevano questo ruolo in modo un po’ forzato rispetto al loro “core-businnes”.

La cooperazione a proprietà indivisa, invece, può svolgere la funzione di realizzatore/gestore di questo patrimonio, anche in collaborazione con le altre cooperative, perché questo è il suo unico scopo sociale. Il sisma del 20-29 maggio ha provocato alla cooperativa non pochi danni, impegnandola per il futuro in significativi piani di manutenzione straordinaria del proprio patrimonio. C’è, però, una disponibilità della cooperativa a impegnarsi in nuovi programmi edificatori e continuare ad avere un ruolo attivo sul problema casa. Unicapi vuole essere uno strumento a disposizione dell’amministrazione pubblica per dare una risposta ai cittadini che chiedono case in affitto a canoni contenuti e, nello stesso tempo, sentirsi responsabili e comproprietari di tutto il patrimonio cooperativo che, ricordo, se dovesse finire la funzione cooperativa, rimarrebbe nelle disponibilità dei Comuni.

(Loris Bertacchini, vicepresidente cooperativa Unicapi)