Il consigliere comunale – imprenditore Stefano Aldrovandi si è tolto lo sfizio, per una volta, di fare sciopero. L’ha fatto per un motivo meritorio e condivisibile: sollevare l’attenzione sulla crisi occupazionale che ha investito anche Bologna. Perché l’obiettivo della sua azione sia l’amministrazione comunale sembra invece assai meno chiaro, tranne a voler derubricare il suo gesto a una normale scaramuccia fra opposizione e maggioranza.

Aldrovandi è deluso del fatto che non si sia dato riscontro ad un suo ordine del giorno di fine novembre in cui si chiede alla Giunta di relazionare sulle strategie per rilanciare l’occupazione in città.

Quell’incontro, già calendarizzato per febbraio, sarà l’occasione per confrontarci sulle azioni dell’amministrazione ma, al di là di quel rendiconto, azioni sono già in campo e altre in cantiere, nell’attesa che l’approvazione del Bilancio 2013, nonostante il taglio annunciato di 45 milioni, e la definizione del Piano Strategico Metropolitano fissino gli impegni economici e le linee strategiche.

Nei mesi scorsi il Comune ha investito 9 milioni di euro nella manutenzione di scuole, edifici comunali ed impianti sportivi. È stato un atto concreto finalizzato al consolidamento dei servizi culturali, sportivi e scolastici e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

L’amministrazione ha delineato le sue linee di intervento: agire su settori in crescita, come turismo, cultura e nuove tecnologie della comunicazione; dare priorità ai servizi sociali e scolastico- educativi per salvaguardare un’occupazione qualificata; investire sullo start up di impresa e sulla creazione di occupazione in sinergia, anche finanziaria, con le principali realtà economiche e sociali della città; definire il piano delle opere di manutenzione urbana realizzabili tramite un allentamento del patto di stabilità.

Di carne al fuoco ce n’è. Più che di scioperare, è l’ora di rimboccarsi le maniche.