Scadrà formalmente il 15 febbraio il termine entro il quale l’Assemblea legislativa dovrà deliberare in merito alla fusione dei 5 comuni della Valle del Samoggia, in provincia di Bologna, in un unico nuovo comune. Dopo l’esito del referendum consultivo della cittadinanza, tenutosi il 25 novembre scorso, il progetto di legge regionale sulla fusione (il cui esame si era interrotto in Aula in attesa dei risultati della consultazione) è tornato oggi nuovamente in commissione Affari generali e istituzionali, dove è stata riavviata l’istruttoria che riporterà il testo in consiglio regionale per l’approvazione definitiva.

Proprio l’esito referendario è stato il tema alla base delle diverse argomentazioni dei consiglieri, alcuni dei quali hanno continuato a manifestare perplessità sulla fusione, giudicando “ambigui” i dati emersi dalla consultazione. I numeri ufficiali, pubblicati sulla Bur della Regione, indicano complessivamente 5.726 sì contro 5.401 no; nel dettaglio, i sì hanno prevalso in tre comuni su cinque, e precisamente a Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio, mentre il no è risultato maggioritario nei comuni di Bazzano e Savigno.

Critico Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), per il quale è “contraddittorio l’esito del referendum, passato di stretta misura. Non è più un problema se il progetto è buono o no perchè se 2 comuni su 3 si oppongono alla fusione, sarebbe saggio fermarsi e riparlarne altrimenti si crea un precedente, con il rischio di non essere considerati credibili in altre circostanze in cui si tornerà a chiedere il parere dei cittadini”. Naldi ha quindi riferito che anche i sindaci dei comuni interessati hanno cominciato a dire che ci sono problemi, “ad esempio sul fatto che la legge non indica il capoluogo”, e che “non ci sono indicazioni per il nuovo statuto e la definizione del funzionamento della macchina amministrativa del nuovo comune”.

Marco Monari (Pd), pur dichiarando “solide” e in parte condivisibili le argomentazione di Naldi, ha comunque sottolineato il tema della responsabilità che i consiglieri regionali hanno nei confronti di decisioni assunti dai singoli Consigli comunali. “Purtroppo – ha sottolineato – l’esito del referendum non ci ha consentito di sgombrare il tavolo da una discussione tra quelli a favore e quelli contro, ma in ogni caso ha vinto il sì”. Va poi ricordato che le riforme amministrative e istituzionali sono contenute nel programma di mandato del presidente Errani, sottoscritto da tutte le forze della maggioranza molto prima dei provvedimenti sulla spending rewiew e sul taglio ai costi della politica. “Ad oltre metà della legislatura – ha detto il capogruppo del Pd – non vogliamo mettere in discussione quello che abbiamo sottoscritto e che vogliamo attuare sul territorio”.

Antonio Mumolo (Pd) , relatore del progetto di legge sulla fusione, ha messo in guardia del replicare un dibattito tra favorevoli e contrari che ha già avuto luogo in commissione. Il referendum che si è tenuto “non era obbligatorio”, ha ricordato, “e la maggioranza dei cittadini ha dato una risposta favorevole. Una volta approvata la fusione allora sarà il momento di discutere su ulteriori aspetti e problemi sollevati dai cittadini sull’organizzazione del nuovo comune, che, ha sottolineato, “nasce da un percorso sollecitato dai rispettivi Consigli comunali e che riserva alla nuova istituzione indiscutibili vantaggi sotto il profilo degli investimenti di fondi statali e regionali nei prossimi 15 anni”.

Anche per Monica Donini (Fds) il percorso di fusione “deve andare avanti. Non mi sento di assumere la responsabilità di bloccare un percorso che ha avuto anni per svilupparsi e che ha avuto una sua legittimazione democratica, visto che l’esito del referendum, pur con margini scarsi, è favorevole”. E sui rilevi mossi da Naldi, come ad esempio lo statuto del nuovo comune, la consigliera ha precisato che “non possiamo sostituirci a scelte che riguardano quei territori e a chi ha il dovere e il diritto di non far mancare il proprio contributo”.

Galeazzo Bignami (Pdl) ha invece criticato la fusione: “Non compare nei programmi di mandato di chi governa i rispettivi comuni interessati. Ad un anno dalle elezioni amministrative – ha detto – credo che anziché andare avanti sarebbe ragionevole ridare la parola ai cittadini, che potrebbero esprimersi votando. Chi vuole la fusione voterà le forze politiche che presenteranno tale proposta”.

Silvia Noè (Udc) ha rimarcato la necessità di fornire un’interpretazione dei dati emersi dal referendum che, a suo giudizio, “impone una valutazione comune per comune”. Da sottolineare poi “il dato dell’astensionismo: bisogna fare i conti con il fatto che la maggioranza dei cittadini non è andata a votare e l’esito referendario è stato fortemente contraddittorio. Sta a noi – ha detto – assumerci la responsabilità di interpretare i risultati. Di fatto, si dovesse andare avanti, mi sembra di capire che si tratterebbe non più di una fusione, ma di una annessione”.

“Considerando che in questo Paese i tentativi di fusione sono sempre andati male,e che anche le unioni di comuni sono partite con contrarietà”, secondo Stefano Bonaccini (Pd) il voto al referendum “se letto bene è per certi aspetti sorprendente in positivo. La maggioranza – ha affermato – ha detto sì ad un processo inedito in Italia. E se anche il risultato non è pieno, c’è bisogno di coraggio politico per provare ad andare dietro ad una strada che le istituzioni democraticamente elette hanno indicato”.

Se per Mauro Manfredini (Lega nord) c’è stato un scarto minimo nel voto e i risultati vanno valutati attentamente, per il collega di gruppo Stefano Cavalli, pur “partendo dal presupposto che i campanili sono fondamentali”, il risultato del referendum “c’è stato ed è legittimo: ha vinto il sì”. A questo punto bisogna tutelare tutti i cittadini e far capire, soprattutto a quelli che non sono andati a votare, i vantaggi legati alla fusione.

La vicepresidente della Giunta, Simonetta Saliera, intervenuta in commissione, ha preannunciato alcuni emendamenti tecnici per inserire nel testo di legge in esame il nome del nuovo comune, così come deciso dall’esito del referendum, che sarà “Valsamoggia”.