L’emergenza per i profughi e i richiedenti asilo arrivati in Italia dal nord Africa non è finita e il problema resta ancora tutto in carico ai Comuni. A pochi giorni dal termine dell’erogazione del contributo all’accoglienza per i profughi e i richiedenti asilo – scaduta il 28 febbraio – i sindaci dell’Unione Bassa Reggiana lanciano l’allarme su una situazione che ora ricade sulle spalle degli enti locali nonostante la disponibilità e la positiva collaborazione della prefettura e della questura di Reggio.
Con la circolare del 13 febbraio scorso il Ministero dell’Interno ha disposto una buonuscita di 500 euro per ciascuno dei profughi (dei quasi 40mila ne sono rimasti circa 13mila) che sono stati affidati ai vari Comuni quasi due anni fa, dopo che erano fuggiti dalla guerra in Libia. Con tale somma queste persone dovrebbero pagare le pratiche e il viaggio di rimpatrio, ma non tutti hanno attenzione di lasciare il nostro Paese, vista la difficile situazione che troverebbero in patria.
Il Viminale, accogliendo le richieste dell’Anci, ha reso noto di esser pronto a farsi carico della permanenza nelle strutture delle cosiddette categorie “vulnerabili’” ma in questo contesto i Comuni dovranno continuare ad occuparsi di una serie di persone che nella società attuale faranno fatica a trovare una collocazione.
Per questa ragione i Comuni dell’Unione Bassa Reggiana hanno pensato di mantenere comunque i profughi alle condizioni precedenti per un ulteriore mese durante il quale si impegneranno a non consegnarli alle strade e trovare loro una sistemazione degna. Ma in un contesto economico-sociale come quello attuale l’impresa non è delle più facili.
In provincia di Reggio arrivarono più di duecento profughi, con una parte che nel frattempo se ne è andata. Molti sono rimasti (sino alla fine di febbraio i Comuni hanno ricevuto per il loro vitto e alloggio 42 euro al giorno dallo Stato) ma non hanno prospettive, pur disponendo di un permesso di soggiorno temporaneo di un anno per emergenza umanitaria. “E’ un meccanismo distorto – affermano i sindaci – in quanto la nostra accoglienza ha consentito, grazie alla collaborazione di Caritas e cooperative sociali, di garantire ospitalità, corsi di italiano e inserimento lavorativo. Ma alla fine di questo percorso i profughi sono stati abbandonati a loro stessi. Nelle condizioni in cui versano i Comuni al momento, risulta impossibile fare di più”.

