eolico_2I criteri di deroga per l’installazione di impianti eolici, così come definiti dalla delibera assembleare in materia (n.51 del 2011), sono “chiarissimi” e “non c’è nessuna possibilità di interpretazione differente”, mentre nel caso si volesse optare per una “revisione” della norma allora sarebbe l’Assemblea legislativa stessa a doversi nuovamente esprimere.

Ad assicurarlo è l’assessore all’Ambiente, Sabrina Freda, intervenendo durante la seduta della commissione Territorio, ambiente, mobilità presieduta da Damiano Zoffoli con una informativa richiesta da Gabriella Meo (Sel-Verdi) in merito alle “discrepanze tra linee guida e deroghe per l’installazione di impianti eolici”, argomento su cui la consigliera ha ricordato di aver anche già presentato una interrogazione in Aula. Freda ribadisce che sono a disposizione solo due deroghe, per gli impianti “ad alta efficienza” e per quelli “ad alta produttività specifica”.

“Il chiarimento è coerente con quanto già detto dall’assessore, non possiamo però negare che sul territorio per ogni impianto c’è sempre una discussione fortissima- sottolinea Meo-, i richiedenti spesso fanno calcoli arbitrari non rispettando le richieste e le autorizzazioni arrivano in base a delle autocertificazioni”. Secondo la consigliera, “sembra sempre che l’eolico non abbia problemi ma non è affatto così- avverte-, gli impianti ad alta quota, gli unici utili in questa regione, incidono in maniera pesante e definitiva su ambienti montani fino ad ora preservati, senza contare che non abbiamo garanzie sull’utilizzo a piena potenza richiesto per le deroghe, che comunque significa solo 70 giorni all’anno”.

Per Monica Donini (Fds) è fondamentale in primo luogo “capire lo stato dell’arte, con dei dati certi, in modo da arrivare ad una sintesi delle diverse posizioni, di sicuro il mercato è stato ‘drogato’ dagli incentivi verdi, anche perché il nostro territorio non garantisce vento”, mentre Giovanni Favia (Misto) è categorico nel sostenere che “il nostro Piano paesistico stabilisce che i crinali non sono utilizzabili per gli impianti, la Regione dovrebbe mandare una circolare esplicativa a tutte le Province, oltre a chiedere con cadenza semestrale i dati della produzione di energia delle strutture”. Secondo Sandro Mandini (Idv), “la legge è talmente chiara che è inspiegabile che ci siano richieste non a norma, fare il punto della situazione è necessario, possibilmente attraverso delle rendicontazioni, ma bisogna anche specificare cosa succede a chi non raggiunge gli obiettivi minimi per avere la deroga”. Per Marco Barbieri (Pd) “c’è un pregiudizio nei confronti dell’eolico, i certificati verdi sono una fortuna, bisogna stare attenti a non confondere la necessità di definire regole con la volontà di difendersi da certe tecnologie”. Manes Bernardini (Lega nord) chiede “disposizioni più restrittive, perché certi progetti sono stati davvero devastanti per il territorio, e un modo per costringere chi non le rispetta ad adeguarsi”. Al contrario, Mario Mazzotti (Pd) ritiene “le linee guida difficili da applicare, perché impedirebbero la realizzazione di qualsiasi impianto se rispettate letteralmente, dobbiamo quindi chiederci se sono ancora valide o da modificare, nel primo caso allora tanto vale togliere l’eolico dal Piano energetico regionale”. Gabriele Ferrari (Pd) tenta una mediazione ricordando che “si parla sempre di tecnologie in rapida e fortissima evoluzione, bisogna contemperare le esigenze delle imprese e del territorio, non dimentichiamoci che mantenere gli investimenti in montagna significa aiutare a mantenere vive quelle zone”.

A chiudere il dibattito è intervenuto il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Bertelli: “Le domande per nuovi impianti eolici sono in costante aumento, e faccio fatica a immaginare che in così tanti vogliano costruire dove non ci sono le condizioni. Le norme comunque non sono affatto interpretabili e noi siamo pronti a mettere a disposizione qualsiasi dato, non vorrei che venissimo additati come quelli che ostacolano le energie alternative alzando di volta in volta l’asta dei requisiti minimi in maniera irragionevole”.