gasserraL’Emilia Romagna registra nel 2012 il minimo storico di emissioni di CO2 dall’entrata in vigore dei limiti dell’Unione Europea e si conferma una delle regioni d’Italia che ha ridotto le emissioni di CO2 tra il 2005 e il 2012 (-26% da 12.878 nel 2005 a 9.471 migliaia di tonnellate di CO2 nel 2012).

Gli impianti industriali della regione, se si escludono i “nuovi entranti” , registrano una diminuzione di emissioni di CO2 del 29,3% rispetto ai limiti imposti dall’Unione Europea, in linea con il dato nazionale che registra una flessione del 15%.

«La riduzione delle emissioni degli impianti localizzati nella regione, in linea con la dinamica in atto a livello nazionale nel 2012, non è, come può sembrare, una buona notizia. Nasce da una significativa diminuzione della produzione industriale – ha dichiarato Guido Busato, Presidente di EcoWay che prosegue – L’effetto generato è che le aziende, registrando un abbattimento significativo delle emissioni di gas serra rispetto ai limiti imposti dalla UE, non sono stimolate ad investire in progetti di miglioramento tecnologico che, nel medio-lungo termine, hanno l’obiettivo di rendere più efficienti i propri processi produttivi così come invece previsto dal sistema europeo delle emissioni ETS».

I settori industriali coinvolti

In Emilia Romagna, nel 2012, il settore industriale della combustione (aziende con impianti di calore > 20 MW, quali ad esempio impianti termoelettrici) rappresenta l’85,8% delle emissioni totali, seguito da cementifici (8,6%), vetro, (1,3%), carta (1,1%), laterizi e ceramiche (0,5%), metallurgia e raffinazione (0,3%).

I settori che contribuiscono al superamento dei limiti di CO2 sono il comparto della metallurgia (+48,1%), quello della carta (+42,4%) e la raffinazione (+32,3%). Si rileva che gli altri comparti industriali, a causa della crisi economica, producono emissioni inferiori al numero dei permessi. In particolare, il comparto “laterizi e ceramiche” ha registrato -66,9% di emissioni.

IL PANORAMA NAZIONALE

Aziende italiane virtuose, ma è solo l’effetto della crisi

In Italia le aziende toccano il minimo storico dei livelli di emissione e il record di surplus dei permessi. Complice la crisi economica, nel 2012 gli impianti industriali italiani maggiormente energivori – oltre 1.000 in Italia, che producono più del 40% delle emissioni di gas effetto serra totali nazionali – sottoposti alla normativa europea ETS che impone un tetto annuo alle emissioni di CO2, hanno prodotto meno gas serra, -27,5% dal 2005 e -15% rispetto ai limiti imposti per il 2012, se si escludono gli impianti nuovi entranti1, attestandosi a 164 milioni di tonnellate di CO2, dato mai così basso dal 2005 (anno di entrata in vigore dei limiti imposti da Bruxelles) quando le emissioni erano state pari a 225 milioni di tonnellate.

I settori industriali più colpiti

A causa della crisi economica si assiste al record della contrazione di emissioni dagli “impianti di combustione” (aziende con impianti di calore > 20 MW, quali ad esempio impianti termoelettrici).

I settori più colpiti sono: “cementifici”, “laterizi e ceramiche”, che incidono mediamente per il 10,5% delle emissioni nazionali e mostrano una riduzione delle emissioni pari al 40% dal 2005.

L’unico settore che ha continuato a produrre dal 2008 al 2012 più emissioni rispetto alle allocazioni gratuite imposte da Bruxelles è la raffinazione.

Geografia italiana delle emissioni:

La Puglia si conferma la regione d’Italia che registra il numero più alto di emissioni verificate di gas ad effetto serra, con il 21,3% delle emissioni totali del Paese.

Le regioni che registrano le riduzioni più sensibili di emissioni rispetto al 2005 (anno di entrata in vigore del sistema ETS) sono Veneto (-39%), Toscana (-34%) e Sicilia (-28%); le regioni che nel 2012 hanno emesso meno rispetto ai limiti consentiti sono Piemonte (-37%), Emilia Romagna (-29%) e Lombardia (-27%).

Sardegna e Sicilia si confermano anche quest’anno come le uniche due regioni che non hanno mai registrato situazioni di avanzo, ovvero hanno sempre emesso in misura maggiore rispetto ai limiti imposti dall’U.E., nel 2012 rispettivamente +22% e +6%.