Esprime la solidarietà al ministro Cécile Kyenge e a Mara Carfagna e l’auspicio che nelle istituzioni di qualsiasi livello il confronto, e anche lo scontro, si basino sulle idee e non sulle offese e il disprezzo, l’ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale di Modena nella seduta di mercoledì 17 luglio. Il documento, presentato dal Pd, è stato approvato con il voto a favore di Pd, Pdl, Idv, gruppo Misto, Udc. Astenuti i consiglieri della Lega nord.

Nel presentare il documento, che ha ampliato l’ambito di discussione rispetto alle sole offese per dire “No al decadimento della politica, sì al confronto delle idee”, Grazia Baracchi (Pd) ha spiegato che l’obiettivo dell’ordine del giorno «è sottolineare che l’uso delle parole non è neutro: certi termini sono inqualificabili, soprattutto se usati da chi rappresenta un’istituzione. Per questo abbiamo voluto riportare l’ammonimento del presidente Napolitano sulla necessità di scontrarsi ma senza offendere».

Fabio Vicenzi (Udc), ricordando che quello accaduto non è il primo episodio di offesa personale, si è augurato che «chiunque rappresenti i cittadini, a ogni livello, si renda conto che il confronto deve essere a un livello più alto di quelle che potremmo definire chiacchiere da bar». «Quando scende così in basso la politica può solo suscitare indignazione e sdegno» ha osservato Mauro Sighinolfi (Pdl) e Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) ha definito «allucinante che siamo ridotti a chiedere il rispetto delle più elementari regole dell’educazione e cioè che non ci si può relazionare a una persona insultandola». Per Sergio Pederzini (Idv) «l’imbarbarimento della politica è vecchio di anni e spesso noi siamo stati impassibili. Alle offese non si deve ricorrere mai ma è anche giusto che chi ricopre ruoli istituzionali, come il ministro o il presidente della Camera, moderi quello che dice per rispetto all’istituzione che rappresenta». Secondo Stefano Corti (Lega nord), al vicepresidente del Senato «è scappata una boiata pazzesca. L’ordine del giorno per il Pd era doveroso e ringrazio Grazia Baracchi per averlo proposto senza cercare lo scontro. Per noi il caso è chiuso, ma siamo stanchi di prendere le difese dei nostri parlamentari per le parole che si lasciano scappare». Esempi di offese ce ne sono a volontà negli ultimi anni, ha ricordato Dante Mazzi (Pdl) e «purtroppo fanno sempre riferimento a condizioni personali. Sono questioni che non fanno onore ai politici che hanno molte responsabilità ma molte ne hanno anche i media che amplificano a dismisura le stupidaggini e le azioni violente. Siamo di fronte a un imbarbarimento della politica ma anche della comunicazione».

Fausto Cigni (Pd) ha affermato che «ogni volta che qualcuno del Pd ha detto cose di un certo tipo noi l’abbiamo cacciato. Se io fossi nella Lega caccerei Calderoli dal partito e anche dal Parlamento perché è indegno di farne parte». Marina Vignola (Pd) ha sottolineato la «pericolosità di offese come queste perché possono avere ripercussioni su certi tipi di persone e non a caso infatti la protezione intorno al ministro Kyenge è stata rafforzata. Non sono parole scappate, sono macigni». Per Elena Gazzotti (Pd) «preoccupa il fatto che gli attacchi siano ripetuti. Chi esercita un ruolo istituzionale deve averne la consapevolezza e essere cosciente delle responsabilità che comporta».