assistenzaLa Giunta regionale dell’Emilia Romagna ha approvato la legge di revisione delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (ASP) senza tener conto delle modifiche suggerite dalla cooperazione sociale. Ora, però, si tratta di sostenere insieme i servizi. È questo il commento dei responsabili Gaetano De Vinco (Federsolidarietà/Confcooperative), Alberto Alberani (Legacoopsociali) e Emanuele Monaci (Agci Solidarietà), ai quali abbiamo rivolto alcune domande per capire la genesi di questo provvedimento ed i suoi possibili effetti.

Ora che la Regione ha approvato la legge quali scenari si aprono per le Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona? E quale sarà l’atteggiamento della cooperazione?

La cooperazione sociale dell’Emilia Romagna ribadisce la piena disponibilità a collaborare affinché sul territorio si adottino le soluzioni migliori per garantire l’integrazione dei diversi attori (pubblici, privati e cooperative), assicurando ad ognuno gli spazi necessari allo sviluppo proprio e del sistema di welfare e adempiendo, in particolare, agli impegni assunti all’interno dell’accreditamento.

Dalla cooperazione arriva quindi un’apertura di credito nei confronti della Regione nonostante la scarsa attenzione mostrata dall’ente pubblico alle proposte da voi suggerite?

La nostra disponibilità al dialogo ed alla collaborazione non nasconde la contrarietà per un disegno che, se realizzato senza le adeguate precauzioni, rischia di aggravare l’insostenibilità economica del welfare nella nostra regione. La cooperazione sociale non ha mai voluto eliminare la gestione pubblica dei servizi alla persona. Anzi, ha sempre sostenuto che un pubblico forte sia la migliore garanzia per lo sviluppo delle cooperative. Anche ora che, invece, si corre il rischio contrario di contrarre la presenza della cooperazione sociale.

E tutto questo nonostante i buoni risultati ottenuti dalle vostre imprese.

Esattamente: in questi anni la gestione cooperativa dei servizi alla persona ha evidenziato un vantaggio economico e organizzativo oltre alla tenuta della qualità ed alla soddisfazione dei cittadini.

E questo grazie alla grande professionalità dei 45.000 operatori privati (rappresentati appunto in gran parte da cooperative sociali) che assicurano servizi di alta qualità ed efficienza a più di 500.000 cittadini dell’Emilia Romagna.

Ma la nuova legge approvata dalla Regione sembra andare nella direzione opposta, togliendo spazio alla cooperazione?

Purtroppo è così, altrimenti come si giustificherebbe la norma che permette alle ASP di ricominciare ad assumere personale? Tutto ciò inoltre andando contro le disposizioni legislative nazionali che bloccano il turn over nei servizi delle Amministrazioni Pubbliche. Se così sarà, la cooperazione sociale rischia di vedere ridotti i propri spazi, guadagnati con un’alta professionalità, degli operatori e delle imprese, e con un’attenta gestione economica e organizzativa. Appare davvero inspiegabile la scelta di un’Amministrazione pubblica che, potendo contare su un attore in grado di svolgere una funzione pubblica in un settore così delicato, ne ridimensiona il ruolo.

La legge rivoluziona anche il sistema di governance delle ASP. Le soluzioni adottate vanno nella direzione giusta?

Molte perplessità derivano anche dall’introduzione della figura dell’Amministratore unico che sarà chiamato a gestire le ASP con un’ampia serie di deleghe. In questo modo si inserisce anche nell’ambito dei servizi alla persona del nostro sistema socio-sanitario il modello centralistico e monocratico proprio della sanità di questa regione che riduce la partecipazione delle comunità locali alle scelte ribaltando quella connotazione comunitaria che, da sempre, anima il sociale in Emilia Romagna, sia quello pubblico che quello privato non profit. Inoltre anche questa soluzione paventa un aumento dei costi.

Quindi un quadro generale che, a vostro parere, rischia di fare aumentare ulteriormente la spesa pubblica, anziché diminuirla come sarebbe logico in questa difficile congiuntura economica in cui le risorse disponibili mostrano una progressiva contrazione.

In effetti a questo punto spetta alle singole ASP e agli Enti locali, alle prese con difficoltà di bilancio, interpretare questa legge scritta, si dice, per assicurare la continuità dei servizi mentre già in alcuni distretti si dichiara l’intenzione di indirizzare le ASP verso l’internalizzazione piena e di bandire concorsi per centinaia

di Operatori Socio Sanitari. E questo senza, per ora, avviare concertazioni con i soggetti gestori presenti per individuare le migliori soluzioni gestionali da adottare per assicurare davvero tale continuità. Ci sembra quindi che si percorra la strada delle assunzioni tout court, con concorsi inopportuni che faranno lievitare la spesa, portando ad una contrazione dei servizi. Decisioni che non farebbero che confermare le nostre tesi e dare l’impressione di un pubblico poco preoccupato della sostenibilità del Welfare in Emilia Romagna e dell’ampliamento dei servizi per i tutti i cittadini e, soprattutto, per le persone in stato di necessità.